domenica 30 giugno 2013

NERO BOLLENTE


 Dopo l’elezione di Obama Presidente, il nero imperversa soprattutto in pubblicità con cioccolatini e caffe.
Nero è bollente, è sensualità, è amore, è dotazione.
Ad affermarlo esplicitamente, con molta naturalezza è stata la modella tedesca, biondissima e bellissima Heidi Klum la quale dichiarava di essersi innamorata del marito (dopo aver molato sui due piedi Flavio Briatore) perché superdotato.
Certo, lui in viso è piuttosto brutto ma evidentemente con il resto colma (e parecchio) la lacuna.
Che i neri siano superdotati lo sappiamo da tempo tutte noi donne perché...perchè…perché…sì, insomma perché…narrava la leggenda…
Ora non più. Grazie a Heidi Klum ne abbiamo avuto la certezza, e con noi anche il marito il quale si sentiva felicemente amato da questa bellissima modella che se ne infischiava di far coppia La Bella e La Bestia.
Non tutti sono omologati. Per esempio vien da chiedersi come mai un Otello fosse tanto geloso di Desdemona da non sentirsi sicuro del suo amore, visto che “il pacco” è sempre una garanzia di successo. Questo va detto senza ipocrisie.
Dotato lo era sicuramente perché lei gli è stata fedele fino in fondo.
Evidentemente lui era un complessato per il colore della  pelle perché non si spiega altrimenti la sua vulnerabilità.
E ora, dopo la dotazione parliamo di equipaggiamento…


Ci sono in commercio alcuni slip che sono un filo imbottiti per far volume, così come lo fa il push up per la donna.


Ormai viviamo in un’epoca in cui solo il gonfio è bello e attraente.
Con due grosse tette si aprono le porte dello spettacolo e della carriera, spesso.
Per par condicio è una regola che noi donne dovremmo applicare anche agli uomini, giudicandoli soprattutto quando si mettono in competizione fra loro.
Chi ce l’ha più grosso è più bravo di tutti. Guardare per credere…



venerdì 28 giugno 2013

QUANDO MARTINA BALLAVA CON LAPO

 Molti anni fa (quindici o giù di lì), nello scenario di mediocrità in cui era immerso il cinema italiano, si era accesa una luce che aveva fatto sperare nella rinascita del nostro cinema, con la pellicola opera prima di Gabriele Muccino L’ultimo Bacio.
La storia moderna, il ritmo incalzante scandito al suono dei telefonini che stavano invadendo anche le nostre vite, gli attori coralmente affiatati, fra i quali spiccavano Giovanna Mezzogiorno e Stefano Accorsi, la coppia più bella del cinema italiano, avevano fatto gridare al miracolo.
Soprattutto grazie all’apparizione di una teen ager fiorentina, biondissima, di slancio appassionato che aveva incantato con un sorriso dolcissimo che si schiudeva fra le labbra polpose con gli angoli all’insù facendo boccuccia a cuore che invitava al bacio.
Quel bacio che faceva da sfondo a tutto il film e di irresistibile richiamo a cui Stefano Accorsi rispondeva con impeto con  una lingua in bocca voluttuoso e carnale: una limonata lunga una canzone poi una scopata senza nemmeno sapere il nome, un risveglio nella stanza di lei pieno di rimorso da parte di lui, sentendosi estraneo nel lettone di quella ragazzina con la quale aveva goduto con la naturalezza e spontaneità di un suo coetaneo.
Infine la corsa verso casa, dalla moglie incinta e fuori di testa, mentre a tutti è rimasto impresso nell’immaginario la scena in cui lei gli correva dietro portandosi i suoi 16 anni di disperazione.
Una bambina che si era data come una donna e che nella sua prima cocente delusione faceva una tenerezza indicibile. Era nata una stella. Stella Martina. Ma per fiction.
Infatti più che al cinema ha trovato spazio nelle fiction Tv brillando sempre nel ruolo di ragazzina da quella bene alla ruspante sempre e comunque di tipo solare bionda e accattivante.
Il passo da stella a miss lo ha fatto su su Rai Uno nella Miss ed il Campione con Luca Argentero.
Entrambi erano alla prova decisiva perché devono risolvere due domande:
- Se miss Italia è un punto di arrivo certo e di partenza incerta come una sorta di miss tappa.
- Se l’aura da Gieffino accompagnerà sempre le performances di quelli della Casa come se fossero sempre in nomination.
La risposta è sì per tutti e due.
Intanto Martina era comunque assurta a simbolo delle nuove leve del nostro cinema, segnando un tipo a cui tante poi si sono ispirate: da Cristiana Capotondi, Laura Chiatti, Carolina Crescentini, Violante Placido e tante altre.
Sulla scia del successo clamoroso del film L’Ultimo Bacio ne seguirono altri ma il cinema italiano non è riuscito a decollare a livello internazionale se non tramite performances artistiche dietro le quinte, a livello artigianale come costumi (Oscar a Milena Cannonero per Antoinette) o fotografia (Vittorio Storaro) o scenografia (Dante Ferretti).
Tra vari films e fictions Tv, Martina Stella è cresciuta con un percorso sentimentale insieme a Valentino Rossi, Lapo Elkan, quest’ultimo lasciato dopo lo scandalo che lo vedeva coinvolto per frequentazioni trans.
La storia d’amore tra l’attrice e il rampollo Agnelli finiva clamorosamente perché Martina voltava le spalle e alzato i tacchi per prendere le distanze dalla prima famiglia d’Italia perché non la riteneva per bene quanto la sua.
 Dopo un’apparizione flash in Ocean’s Eleven (il secondo) è volata a Hollywood per far parte del cast stellare di “Nine”, in uscita proprio oggi nelle sale cinematografiche, con Nicole Kidman, Penelope Cruz, Kate Hudson e Sofia Loren.
E infine lei, Martina Stella che aveva una piccola particina ma tanto è bastata per lanciarla fra le fiction Tv come protagonista di Le Ragazze di S.Frediano, Le Stagioni del Cuore, Piper e La Miss ed il Campione di cui sopra.
La Famiglia Agnelli si era già dimenticata di Martina ancor prima che diventasse una Stella perché non era stata invitata  al matrimonio di John e Lavinia non ritenendola, a ragione, sufficiente per una liaison credibile con Lapo Elkan. Il quale aveva tutt’altre aspirazioni.
Infatti lui si è attivato per una piccola Impresa da avviare sul mercato globale con la quale è sbarcato in Borsa proprio in questi giorni.
La Famiglia Agnelli invece ha continuato il suo percorso con le auto aprendo aziende fuori dall’Italia e facendo fusioni con l’americana Crysler per lanciare la 500 sul mercato, sperando in un nuovo miracolo economico.
Il quale è arrivato per gli Agnelli che si sono trovati sempre più ricchi tanto da pensare ad una scalata alla RCS del Corriere.
Invece di investire negli stabilimenti, Pomigliano in primis, hanno pensato di salvare quel gruppo di giornalisti che stanno imprimendo una svolta snob al Paese per un’Italia migliore, l’Italia dei Carini.
Ma non è tutto oro quel che luccica perché i carini sono disoccupati per cui non resta che sperare in quel miliardo e mezzo che la UE ha versato a Letta per puntare sui giovani.
I quali si dovranno dimenticare il posto sicuro, o come operai o come manager, nelle fabbriche o grandi aziende perché il futuro che li aspetta è quello delle piccole imprese da inventarsi per svolgere un lavoro in conto terzi o per conto proprio.
Come ha fatto Lapo Elkann il quale si è tosato i capelli diventando anche lui un Agnelli molto carino come una sorta di lupo che ha perso il pelo…
Quanto al Corriere ora spera nel miracolo economico con una squadra di giornalisti. Con il pelo?
No con il vizio di star sempre dalla parte dei
Lingotti. Fiat voluntas tua.


 




ROAD UNA RIVOLUZIONE APOCALITTICA



Ogni stagione cinematografica ha il suo filone d’oro che si distingue in due correnti: quella che fa incassare e piacevolmente intrattenere e quella che fa riflettere.
Tra questi ultimi si sono messi in luce, rigorosamente in bianco e nero, i film apocalittici genere The Day After, ovvero il giorno dopo la fine del mondo, come Codice Genesi e Road, in programmazione in questi stasera su RAI 4.
Se il primo dipana l’argomento sul filo religioso dove la fine del mondo è vista sotto la luce sinistra di un castigo di Dio la cui salvezza resta racchiusa fra le pagine dell’Antico Testamento, il secondo lo affronta sempre con la stessa luce sinistra indicando la salvezza racchiusa nel cuore della famiglia, perché basta salvare un nucleo per ridare speranza a tutta l’umanità.
In Road, l’apocalisse è infatti focalizzata su un primo nucleo familiare  che, di fronte alla catastrofe, invece di unirsi compatto, si sgretola.
Charlize Theron interpreta la madre bellissima con velleità artistiche ed amante del dolce vivere, mentre il padre è interpretato da un vigoroso Viggo Mortensen il quale, pur di perpetrare la specie, vuole assolutamente un figlio nonostante l’ambiente non abbia più nulla da offrire perché la natura si è rivoltata rendendo la terra arida e spettrale.
In questo contesto il nucleo oltre a combattere per la sopravvivenza, deve difendersi dai pochi sopravvissuti diventati cannibali con una caccia spietata ai bambini.


La Theron disegna un personaggio negativo  perché si arrende preferendo il suicidio alla lotta per la sopravvivenza, non tanto di sé, quanto di quella della sua creatura, delegando il padre a svolgere in toto questo compito che per natura è sempre stato di esclusiva pertinenza della madre. Abbandonati a sé stessi, padre e figlio stabiliscono un rapporto dolcissimo, in una sorta di simbiosi da utero materno dove lui, accogliente e protettivo, pensa a crescerlo difendendolo da tutti con le unghie e con i denti trasformandosi da uomo dolce e remissivo in caparbio combattivo fino alla fine dei suoi giorni, proprio quando all’orizzonte appare il primo uccello in volo (che il bambino non aveva mai visto)a portare il messaggio di speranza e di nuova vita.
Quella nuova vita che il bambino, sopravvissuto al padre, troverà in una nuova famiglia composta da genitori e due bambini i quali, anche se privati di ogni cosa, lo accolgono con tutto il loro amore.
Il messaggio è dunque chiaro: il significato dell’apocalisse è la fine della famiglia tradizionale per dare spazio a quella allargata.

E’ questa la vera rivoluzione che l’umanità è chiamata a gestire nel prossimo futuro, segnando la fine dell’amore esclusivo ed assoluto in cui per millenni l’umanità ha sempre creduto, rivelandosi solo per quello che è: una bellissima favola esaltata e cantata da poeti ed artisti e supportata dalla fede del Cristianesimo.
Il quale rivela tutta la sua fragilità per aver predicato sempre la fratellanza universale e poi razzolato nell’esclusività più assoluta negando l’esistenza dell’anima della donna, il rifiuto degli omosessuali e i sacramenti alle persone divorziate.
Insomma una Chiesa tutta da rivedere. La famiglia dal canto suo ha già cominciato pensarci dando spazio alle proprie esigenze produttive e non, al di là dei canoni classici. Là dove non arriva il Messaggero di Dio, c’è la natura che risponde magari rivoltandosi brutalmente sotto forma di apocalisse per riassestare gli equilibri di una nuova era.
Molto inquietante come teoria, che mette in discussione l’infallibilità del Papa. Ma è molto realista.

                     


mercoledì 26 giugno 2013

MICHELE E L'ARCURI, TANGO CON SCHIAFFO

Manuela Arcuri alias Pupetta è andata in onda in contemporanea con Servizio Pubblico di Michele Santoro su La 7 il quale nell’ultima puntata quando è finito anche il serial di Pupetta su Canale 5 aveva intitolato il suo talk show La Vera Bufala. Latina.


Mentre Pupetta si sposava e ammazzava i boss della camorra, il Michele mandava in onda servizi dettagliati sulla camorra nella zona Latina dove pascolano le bufale per fare le mozzarelle mangiando erba di campi irrigati con acque anche solforose formatesi con la macerazione del letame e rifiuti delle discariche abusive a cielo aperto.
Uno scandalo, già messo a tacere anni fa da spot pubblicitari che vedevano viaggiare in tandem Silvio Berlusconi e Sofia Loren a caldeggiare il prodotto italiano d’eccellenza come la mozzarella di latte conosciuta in tutto il mondo.
Quella di bufala è ancora più pregiata usata anche per fare la burrata ma con questa inchiesta sulla camorra sul racket della mozzarella di bufala ne vien fuori una gamba.
Sì perché il messaggio trasversale sembra proprio rivolto a quelle mozzarelle che fanno tanto appeal della Manuela alias Pupetta la quale nella fiction di Canale 5, le fa ballar spuntando fuori dall’acqua come fosse una miss maglietta bagnata senza tener conto per l’età che avanza anche per una figottona imperiale come lei.
La quale oltre ad esser di Latina non è più fresca di primo pelo ma un filo scaduta per cui da Pupetta a mafiosetta pentita il passo è breve è a gamba aperta, giusto per inscenar l’ultimo tango col Michele. Con Burrata.

“Ah, Michè che hai capito: se la Manuela è di Latina, la “Pupetta” le palle le tiene tra le gambe, perché imbufalita” Caskè per il Michele.
E allora “Hai voglia di intimo?” Tango! Il tribuno è servito.
Inizia così un tango assassino fra Michele e la Manuela per segnare chi abbia vinto la serata nella quale la “Pupetta” ha la meglio tenendo in pugno il Michele che vorrebbe invece metterla a tacere finendo la puntata con un’impennata fra le mozzarelle di bufala da spumeggiata galattica.

 Tanta voglia di intimo non può che sfociar in una battaglia a colpi di tango e schiaffi per un affondo reciproco.
Un Do ut des che fa vergognar il Tribuno il quale invece avrebbe fortemente voluto nel Servizio Pubblico e dal vivo una pentita di mafia di temperamento come la Pupetta, perché il Michele calza a pennello la Bufala Latina, impegnati entrambi a batter la camorra.
La Manuela invece il Michele lo ha steso, umiliato superando l’audience, sbattuto a terra come uno zerbino sul quale pulirsi le scarpe che lui ha infangato con l’inchiesta della bufala latina, dove la mozzarella morbida da mordere e imburrata da spalmare sono diventati, da prodotti d’eccellenza da esportare, un’esclusiva del Servizio Pubblico. Schiaffo!
“Hai voglia di intimo?” Ecco pronto il servizio doppio.
Infatti Manuela, a seguito di Pupetta, si era impegnata per lo spot di quella Lingerie che aveva resa famosa col tormentone Hai Voglia di Intimo, sussurrato al partner che questa volta ha sostituito con tante belle ragazze da contorno in una sorta di danza virtuale lesbo-chic in lingerie sexy escludendo così definitivamente il Michele dalla sua messa in scena con le scostumate.
Micheleeeee! Hai ancora voglia di intimo?” 





Idem con patate. Schiaffo e Caské.



lunedì 24 giugno 2013

KATE WINSLET DA OSCAR



 Noi tutti la ricordiamo nel ruolo di Rose, la ribelle in crinoline e poi completamente nuda in forma tondeggiante e burrosa mollemente adagiata, in posa casta, su una ottomana coperta solo di un grosso diamante blu.
La sua storia d’amore con il vagabondo giocatore Jack impersonato da un impetuoso Leonardo Di Caprio aveva strappato molte lacrime, versate senza ritegno. Kate Winslet è rimasta prigioniera di quel ruolo perché nonostante abbia girato tanti altri films non è mai riuscita ad eguagliare il successo raggiunto con Titanic.




A seguire il film Revolutionary Road in cui si ripropone in accoppiata vincente sempre con Di Caprio in una storia d’amore ambientata negli anni 50.
Un film che ricorda  la Guerra dei Roses (con Catherine Turner e Michael Douglas), iniziata con sentimento e passione per poi finire con tanto rancore.
Ma se quest’ultimo aveva i toni della commedia rosa shocking, il film Revolution Road affronta la crisi coniugale con più intensità emozionale perché la coppia affronta la crisi drammatica analizzando con sofferenza il percorso per cercare una via d’uscita. Senza quella raffica di reciproci dispetti della Guerra dei Roses a rendere un filo comica la situazione. Poi sfociata in tragedia.
L’interpretazione della Winslet è particolarmente intensa  (da notare quanto somigli a Ktherine Turner) tanto che veniva indicata candidata all’Oscar come protagonista del 2009.






Un riconoscimento a coronare una carriera di una grande professionista perché il suo curriculum è davvero ricco e variegato dimostrando di saper interpretare ruoli diversi, dai brillanti  fra i quali Giù per il Tubo che dà voce alla topolina Rita,  ai trasgressivi (Romances e Sigarettes).
E’ l’unica attrice candidata a cinque Oscar. Prima con il film Iris, poi Ragione e sentimento, Titanic, Se mi Lasci ti cancello (ovvero l’eterna Leitizia della Mente candida) e Little Childen (v.video). Alcuni di questi ultimi non sono nemmeno entrati in circuito Italiano ma a confermare la veste Hard che li caratterizza ho scoperto un servizio fotografico  (sul Vanity Fair tedesco)in cui Kate si concede in una sorta di imitazione di Catherine Deneuve nel film Belle de Jour di Louis Bunuel.
La foto la ritrae in posa sul lato B a vista panoramica reso ancor più sensuale e accentratore perché spunta con le rotondità della carne, da una vestaglia nera in voile.

L’immagine riflessa allo specchio è l’espressione esatta di Catherine, persa nella torbida spirale in cui sta affondando nel film di Bunuel.
Questo lato nascosto di Kate, finalmente portato alla luce, le aveva portato fortuna. Ce n’èra infatti abbastanza di che scommetterci, per cui ai suoi fans non restava che alzare le dita incrociandole a modo. Il dito no, per favore. A modo…
Infatti ha  poi vinto l’Oscar.

GIU’ LE MANI DAL GRILLO


Il Grillo piace alla maggioranza dei suoi seguaci: guai a chi lo tocca.
Adele Gambaro ci ha provato? Giù le mani dal Grillo.
Il Grillo non si discute nemmeno con la bocca. Parole sante o del diavolo quelle della Gambaro? Vade retro con quella linguaccia. E con questo si è capito tutto.
Il Grillo davanti e dietro tutti quanti. E guai a strombazzar cercando di allestire un coro perché il Grillo di rimando fa eco mettendosi in difesa.
Ma la miglior difesa è l’attacco. Povero Grillo ad attaccar il Parlamento non gli riesce proprio perché il suo regno è sul web dove divide ed impera.
Così pensa il Grillo anche se i sondaggi lo mettono a sedere, per cui si scatena tuonando con le sue sentenze di espulsione dei grillini pensanti che si stanno ammucchiando come una montagna sempre più difficile da espugnare.
Se la montagna di espulsi non va a Grillo, Grillo perde sempre più sostegno rischiando il flop,
E se il fisico ancora tiene, il movimento del grillo non è più tanto sexy avendo perso in appeal e consensi. Eppure il Grillo continua a piacere alle masse che lo seguono sempre numerose nelle piazze o piazzole dove ha parcheggiato il Camper per poterlo vederlo dal vivo e magari toccare con una pacca sulla spalla per dirgli “Sei uno di Noi”.
Sì ma giù le mani. Il Grillo non si tocca mettevelo bene in testa senza aprire bocca se non per aiutarlo nel suo movimento.
Bravo bene sette più? No da cinque stelle e nessun baratto con altri partiti, per un do ut des politycall scorrect “io do il Grillo a te e tu fai sedere me”. In Parlamento. No no e no.
Via tutti a casa. Ci riuscirà il Grillo a farli fuori tutti? Prima le donne, poi tutti i bambini: Grillini Alfano e Letta. Dure dure etre bebè. Ma quando il gioco si farà duro i duri cominceranno a giocare. Col Grillo.
Mentre Berlusconi starà a guardare: del Grillo non ne vuole più sapere già da tempo avendo altri problemi per le mani. Su le mani! E via dal Parlamento in primis.
Qualcuno il grillo glielo han messo dietro apposta: da secondo a secondino il passo è breve. Evvai con bocassini oh, pardon! i mocassini a piedi.
Col Grillo dietro e il PD in testa che cosa si credeva il Berlusconi, di continuare a far sempre il bello e cattivo tempo del Paese?
Ormai ha già fatto il suo tempo segnando anche la storia. Sì, a Porta a Porta.
Meno male che domani è un altro giorno. Evvai col vento. Prrrr...!

sabato 22 giugno 2013

ICI JOSEFA

Josefa non ha pagato l'ICI per cui è stata insultata come una ladra e una puttana invitata a dimettersi.
Quando Pavarotti era stato trovato inadempiente verso il fisco aveva fatto un concordato e nessuno si è mai sognato di farlo smettere di cantare.
Così pure Berlusconi per esempio che nonostante sia sempre in Tribunale (si fa per dire) per giustificare le sue evasioni fiscali non si è mai sognato di dimettersi.
Perchè dovrebbe farlo la Josefa? Basta che i Legali chiariscano la sua posizione che la faccenda si risolverebbe senza tante polemiche. Che cosa è un ICI sulla casa? Non saranno miliardi e nemmeno milioni ma qualche centinaia di euri che Josefa ha evaso grazie a qualche cavillo che le ha trovato il commercialista perchè quello è il mestiere dei commercialisti: fare risparmiare il più possibile al cliente, così come ci sono legali che difendono mafiosi o farabutti  istituzionali per farli assolvere anche se sono colpevoli.
Perchè fanno il loro mestiere attaccandosi a vizi di procedure per far slittare processi in attesa della prescrizione o per farli annullare.
Se c'era da risparmiare Josefa non ha esitato anche perchè dopo una certa età non è che una possa aspirare a restare campionessa superpagata non immaginando di conquistare una poltrona in Parlamento.
Adesso che si è seduta pensa di restare al suo posto a compiere un lavoro che Letta ha ritenuto facesse con competenza e passione.Giustamente.
I conti si possono sempre sistemare. L'importante è fare un buon lavoro per il Paese.
Certo è facile pensare per puntare il dito che se uno non paga l'ICI è perchè sia una disonesta invece di pensare che ha semplicemente ascoltato il commercialista per far quadrare i conti.
Chissà quanti pensionati o poveri cristi pieni di case case farebbero lo stesso!
Una volta seduta in Parlamento giustamente la Josefa dovrà assumere un comportamento al di sopra di ogni sospetto. Per il bene del paese. Il quale se richiedesse qualche escamotage per fregare, tecnicamente e legalmente parlando ovviamente, la UE o la Merkel non esisterebbe ad evadere le tasse.
Per far quadrare i conti dell'Italia questo e altro specie in tempo di crisi, per non finire come la Grecia. Coglioni.
Che diamine, si consenta!

venerdì 21 giugno 2013

VIA COL VENTO. UNO DEI DUE PORTAVA LA DENTIERA.

PERDINDIRINDINA!

A quel tempo fne anni 30, quando è stato girato il film Via col Vento, perdirindina era il massimo dell’esternazione audace concesso a una donna.

Poi è arrivato anche mi consenta o perdinci, per prendere la parola, e questa è stata adottata da Silvio Berlusconi come cavallo di battaglia nei suoi discorsi, mentre di perdindirindina si è persa la traccia, così come tanti altri modi di dire come Nientepopòdimenoche…molto in voga negli anni 50.
Meno male che si è perso anche il cioè ad intervallare un discorso ogni due parole cioè cioè…
Via Col Vento è uno dei più bei film della storia del Cinema: per anni è stato in Pole Position ma ultimamente era stato sorpassato da Titanic.

Queste mega produzioni che abbiamo visto e rivisto varie volte vengono comunque riesumate per parare format di Canali concorrenti, come S.Remo o partite importanti o eventi mondiali perché il successo  sempre assicurato.
Red che rincorre Rossella la quale insidia Ashley innamorato di Melania sullo sfondo della Guerra Civile Americana che alla fine toglie la schiavitù dei neri emoziona ancora a distanza di tanti anni anche perché ci sono scene indimenticate come Atlanta che brucia insieme all’amore di Rossella per un uomo romantico e gentile che solo alla fine si accorgerà di quanto fosse inetto. Sì perché lei Rossella è una donna forte e pragmatica, vivace e senza scrupoli indipendente e schiava delle sue passioni e dei suoi vizi che solo un vizioso giocatore e donnaiolo come Red Butler sarà in grado di soddisfare facendo con lei una coppia molto mondana in un tripudio di crinoline, cappelli a larghe falde e pizzi e merletti ad ogni fià sospinto ad ornare bustier con lacci stretti fino a far mancare il fiato per ottenere quel giro vita da vespa che non doveva superare i 55 cm.
Impresa ardua che Rossella riusciva ad ottenere grazie alle robuste braccia della Mamy che l’attorcigliava nel bustier borbottando con lo slang dei neri tradotto in linguaggio Yankee sulle righe  del Si Buana:  “Voi mangiare gome un uggellino miss Rossella”

Nessuna protagonista è mai stata tanto impetuosa come Rossella anche perchè contrapposta alla caramellosa Melania e a tutte le donnine della piantagione di Tara sorelle comprese alle quali Rossella rubava anche i fidanzati.
Rossella  era interpretata da Vivien Leigh, la quale pur  avendo 39 anni
si era dovuta calare nei panni di una ragazzina che fece con molta credibilità grazie al suo fisico minuto ed ai tratti fini e regolari del suo viso illuminato da due occhi verdi che danzavano frenetici al ritmo della vita di un’adolescente smaniosa di morderla prendendo ciò che le piaceva accompagnadolo con un sorriso malizioso e impertinente. Perdindirindina!
Ci sono tanti aneddoti ad accompagnare la lavorazione, che Vivien Leigth ha raccontato parlando della sua storia con Sir Laurence Olivier vissuta in parallelo in maniera spasmodica perché lei era molto innamorata per cui non esitava a lasciare il set per raggiungere Olivier e far l’amore.

Con Clark Gable non aveva feeling anche se dallo schermo non traspare perché entrambi erano bravi attori e questo Vivien lo imputava anche al fatto che lui avesse la dentiera con l’alito pesante perché robusto bevitore per cui non sopportava doverlo baciare.
Lui era anche molto americano mentre lei di cultura inglese se la tirava un filo perché Olivier disprezzava questo Kolossal ritenendolo pacchiano e Kitsh e Vivien dipendeva molto dal suo giudizio e approvazione sempre molto severo anche se poi pure loro in coppia si erano lasciati sedurre dal fascino dei filmoni in costume come Lady Hamilton.





NEL CINEMA ITALIANO TROPPI LUCCHETTI E CINTURE DI CASTITA'

. Ormai è Cannes il punto di riferimento per l’Europa per i festival cinematografici, dopo segue Berlino perché Venezia è troppo interessata alle produzioni Tv  ed il Festival di Roma non riesce a decollare perché disertato dagli attori internazionali.

In Italia per festeggiare il Cinema Italiano con un Premio ai protagonisti abbiamo appena assistito al Premio David Donatello su Rai Uno,  triste come tutti gli ultimi anni a questa parte. Viene alla memoria uno di questi nel quale Stefania Sandrelli aveva letto una lettera di protesta perché lo Stato non sgancia più soldi per il cinema. I bei tempi con Walter Veltroni che aveva iniziato il suo mandato con la citazione “Che la forza sia con noi”, tratta da Guerre Stellari, sono finiti. Ma non la forza lavoro, perché a lavorar nel cinema piace a tanti.Troppi, ma tirano poco.
Perché il cinema italiano è spocchioso ancorato nel piccolo mondo di intellettualoidi che se la tirano compiacendosi nel raccontare storie condominiali, di cortile e di provincia difficili da esportare.
 E’ pur vero che bisognerebbe difendere il proprio prodotto ma è anche vero che bisogna riconoscerne i difetti.
Il cinema italiano è afflitto da provincialismo: noi produciamo storie dice la Sandrelli. Sì ma sono troppe e quasi tutte uguali o di scarso interesse. Noi non ci fermeremo perché vogliamo continuare a raccontare le nostre storie: con i soldi di tasca propria, e col rischio di rimetterci, perché no? L’importante che tutta la serie di flop non abbia il marchio “E io pago” dello Stato.
Il cinema italiano bisogna prendere atto che non è più quello di una volta. Hanno successo, facendo il tutto esaurito, i cinepanettoni perché sotto le feste le famiglie vanno al cinema in massa, ma non sono certo film di qualità. Di film italiani d’autore e di qualità ce ne sono diversi questo va detto, ma ci sono anche tante commediole sul genere delle fiction Tv cosicché sommate tutte insieme hanno saturato il mercato di storielle improvvisate e superficiali che crescono come funghi, perché girate in poche settimane e senza grandi sforzi. Se le fiction si guardano anche volentieri, sprofondati nelle poltrone di casa propria tra uno zapping e l’altro, difficilmente uno si scomoda per andarle a rIvedere riproposte al cinema con gli stessi attori che in Tv fanno gags spassose ed esilaranti, non risultando credibili come protagonisti e funzionando solo come macchiette negli spot. I numeri al botteghino comunque parlano da sé.
Tornando a Cannes, per attirare il mercato internazionale si è cominciato ad aprire il Festival con produzioni Kolossal Hollywoodiane. Una di questi è stato il Robin Hood di Ridley Scott, molto atteso perché già ampiamente pubblicizzato per la presenza di Russel Crowe di cui riecheggiava una citazione: “Resistere resistere…finchè gli agnelli non diventeranno leoni”.
Ecco, questo sì che è cinema: uno spettacolo che non bisognerebbe farsi assolutamente mancare, per il quale valga la pena spendere un biglietto. Produzioni in cui, se uno ha investito un euro se lo ritrova moltiplicato all’infinito, nell’eternità.
Detto questo, sembra giusto rivolgere l’attenzione alla protagonista femminile, Cate Blanchett in un ruolo come al solito molto rude e tosto: “Stanotte dormiremo insieme: io col mio pugnale. Se proverete a toccarmi vi taglierò…la virilità” zac! Così parla Lady Marion, asciutta e vigorosa mentre lui, Robin Hood, controbatte gentilmente con voce calda e avvolgente: “Vi ringrazio di avermi avvisato”. Una coppia destinata a far scintille annunciate. E così è stato.
Cate Blanchet è un’attrice di classe che si è messa in luce con film in costume, della serie Elizabeth (molto più bello il primo del secondo) dove con la sua bellezza austera e algida ha saputo dare corpo a un personaggio autorevole come quello della Regina Elisabetta I. Prima di questi ha interpretato anche la fata dei ghiacci ne il Signore degli Anelli e ora è la volta di Robin Hood.
In realtà le miglior interpretazioni le ha date con i film in abiti moderni, come Il Curioso Caso di Benjamin Button o meglio ancora con Diario di uno Scandalo. In quest’ultimo film ha messo in risalto una femminilità molto dolce e sensuale dando una svolta sorprendente alla sua carriera, che sembrava destinata a ruoli sempre molto ruvidi e mascolini. Nel Diario di uno Scandalo colpisce per la particolare eleganza che traspare da un’informe cappotto scozzese che mette in luce quando indossa una camicetta di seta fluttuante e sexy. La stessa che sfila per sedurre un ragazzino con il quale si accoppia di nascosto mentre un’amica la spia morbosamente perché innamorata di lei. La scena di seduzione fra lei e il ragazzino è molto esplicita e molto credibile per la capacità dell’insegnante Cate di entrare in sintonia con il mondo e il linguaggio del ragazzino, tanto da sembrare tutto normale e naturale l’attrazione che scatta fra di loro. Attrazione fatale perché scombussolerà la vita di tutti.
Il film, di produzione inglese, è semplice e introspettivo della vita di una scuola con i problemi del quotidiano e relativi scandali. Un film che poteva benissimo essere girato anche da un autore italiano. Ora la domanda è: perché questo film ha fatto il giro del mondo?
Perché gli attori sanno recitare, provengono dal teatro e tutti, donne e ragazzini compresi, sono dotati di “due palle così”. Questa è la verità. Quello che manca al nostro cinema sono le palle. Se uno osa appena tirarle fuori… Zac! A regime! Cinepanettone e accoppiate col lucchetto.



QUANDO LA NOTTE, APPLAUSI A NON FINIRE

               

 I film strappalacrime. Parliamone.
Ce ne sono alcuni che nel tempo non hanno perso la magia emotiva di rubarti il cuore mentre per altri il tempo non è stato galantuomo.
Per esempio Love Story che aveva commosso un’intera generazione negli anni ’70, rivedendolo oggi si riscontra tanta ingenuità a livello fiction. Alla quale ormai la Tv ci ha
assuefatti. La realtà in questi casi è molto più drammatica.
Il connubio malattia e storia d’amore è un filone al quale Hollywood ha attinto a piene mani confezionando anche lodevoli films come Voglia di Tenerezza, coinvolgente grazie alla sensibile interpretazione di Debra Winger che  aveva dato prova di eccezionali doti drammatiche anche con il Tè nel deserto.


A parte Giulietta e Romeo di Franco Zeffirelli come tragedia più commovente della storia del cinema, sono da segnalare anche Ghost e il Gladiatore i quali, pur essendo sovra esposti perché ripetutamente trasmessi in Tv, si guardano sempre col fazzolettino bagnato.
Un particolare questo che ha accompagnato il film Incompreso di Luigi Comencini di fronte al quale io personalmente quando lo vedo verso sempre fiumi di lacrime perché nessuno come Comencini ha mai saputo trasmettere tanta commozione con una storia moderna italiana.
La scuola di pensiero è stata seguita dalle figlie Francesca e Cristina soprattutto, che sono riuscite a ritagliarsi uno spazio nel cinema italiano, nobilitandolo con storie intime di “tutti noi”. Alla portata del grande pubblico dunque.

Cristina è quella più attualmente in auge e si distingue nel panorama di tanti film all’insegna della linea Zelig, dove l’assurdo e il surreale la fanno da padroni. Fosse solo questo andrebbe benissimo. Purtroppo a rovinare è proprio il contorno dei protagonisti che incarnano l’italiano/a caciarone, urlato pieno di battute che fanno “riflettere”perché si arriva a capirle qualche minuto dopo, anche perché la musica assordante ritmata a tambur battente che accompagna questi films  toglie la concentrazione.
Un bombardamento di questo genere di “cinema italiano” lo abbiamo subito domenica scorsa con la proiezione di un’infinità di promo dei prossimi film di autori italiani, tutti talmente uguali da poter essere assemblati in un solo film perchè senza capo né coda, dove far sfilare la comparsata a tutti i protagonisti per snocciolare le proprie gags o battute.
Dopo tanto frastuono per fortuna è arrivata la proiezione di Quando La Notte firmata da Cristina Comencini.
Quando si dice un bel film! Gustato da cima a fondo per le scelte della location (non a caso a ricordare Cogne)   e del tema sempre più ricorrente della mamma”cattiva” (interpretata in questo caso da una intensa e sensibile Claudia Pandolfi) quella che “voglio la mia vita più di quanto volessi te” perché il bambino al centro è perennemente disperato e in lacrime da far perdere la pazienza anche a un santo.
Ma non al coinquilino (Filippo Timi)   del piano di sotto perché le lacrime del pupo anche se non lo fan dormire, gli rubano il cuore facendolo star dalla sua parte per difenderlo contro le donne, madri in primis.
Ovviamente questo è il suo segreto, essendo stato da bambino abbandonato dalla mamma.
“Mamma – mormora la piccina – tu non mi compri mai balocchi. Mamma tu compri soltanto profumi per te”. Storia vecchia.
Eppure al Festival di Venezia con tanta ma tanta ipocrisia e un filo di cattiveria, diciamolo, Cristina Comencini è stata fischiata. Per questo bellissimo film.
Certo, molto meglio i comici di Zelig, quelle delle belle giornate per esempio che sono ospitati in tutti i talk show della Tv per caldeggiare con operazioni commerciali delle opere che fanno ridere per non far piangere.
























Tornando a Quando la Notte, dopo essersi scontrati, la mamma e il coinquilino si confrontano mettendo in luce le loro verità nascoste fatte di antichi rancori verso le donne per lui, di amore e odio per la creaturina per lei che cova in seno.
Fra tante asperità di caratteri i due trovano un punto di incontro intrecciandosi in un abbraccio casto e appassionato nel lettino di un ospedale   dove lui è ricoverato a seguito di incidente sulla montagna.
La passione si accende e si alimenta in seguito nel tempo trascorso separati per poi esplodere in tutta la sua forza, dopo quindici anni, con una fiamma ardente e appassionata.
Che i due consumano in una notte d’amore nella quale si donano reciprocamente con generosità. Infatti le loro nudità   sono esposte in maniera cruda. Giustamente, per dare più realismo ad una storia di per sé di grande pathos. La quale culmina con la frase che accende la libido quella che tocca le corde più intime e segretissime della sfera emotiva di una femmina : “Sei la mia donna”. Nulla a che fare con il matrimonio, con la casa e con i figli. Bellissimo film, ripeto. anche perché la coppia Claudia Pandolfi e Filippo Timi dimostra grande affiatamento.
























Questo merito lo si deve proprio a lui, perché nessuno come Timi sa calarsi nel ruolo del partner giusto ad affiancare la protagonista di turno.

E’ l’attore più interessante del momento del cinema italiano, perché la sua intensità interpretativa è sublime sia nell’amore (la doppia Ora, per citare l’ultimo, e questo Quando la Notte) che nell’odio (Vincere).
Insomma un grande attore che ricorda moltissimo il compianto Gian Maria Volonté del quale è sicuramente l’erede: la voce roca e calda, il filo di barba incolta, l’occhio che dal languido passa alle scintille di odio, Timi sullo schermo impersona il maschio di passata memoria, quello rude e virile al quale donarsi per farne un campione da poter gestire.
A torto proprio perché integro e virile.
Ma questo è il suo fascino di amante latino, concentrato sulla sua donna, tenebroso, istintivo e solitario come un lupo. L’alter ego del patinato brillante e “allegre ce n’è per tutte”, Latin Lover…

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METEORINA, EVVAI COL VENTO







Il primo a dar voce alle meteorine in video è stato Emilio Fede che aveva il vezzo di circondarsi di ragazzine che pescava fra le miss per dar loro visibilità e successo nel leggere le previsioni del tempo.
Quello che poteva sembrare una buffa iniziativa di un anziano conduttore che alla sua età poteva concedersi qualche colpo senile con lancio di meteorina in coda al suo TG, ha attecchito in altre reti come Rai Uno e Canale 5 che alternano anche a giovinotti speranzosi di farsi una carriera in Tv.

Le previsioni del tempo sono importanti soprattutto per i naviganti o per chi si mette in viaggio anche se sono da prendere con le dovute riserve perché non sempre c’azzeccano in quanto c’è sempre una perturbazione improvvisa a sorpresa a guastar l’autorevole responso.
In questo periodo non ce ne sarebbe bisogno per sapere che il caldo resisterà per diverso tempo perché non c’è una nube in cielo e non tira un alito di vento.
E vai col vento. Infatti una volta ogni piccola città aveva il suo personaggio assurto a genius loci che dava lumi sulle previsioni girando per il paese con l’ombrello chiuso ad annunciar il tempo bello, mentre lo apriva in previsione di maltempo, pioggia o l’andar col vento.
A lui bastava inumidire un dito e alzarlo al cielo per sentire da dove arrivava la brezza intesa come vento caldo di sirocco se si asciugava all’istante, o vento di montana se restava umido.




giovedì 20 giugno 2013

ELISABETTA CANALIS? Prrrrr

Elisabetta Canalis? Parliamone.
Elisabetta Canalis si è messa a dare lezioni di boxe. Mi scappa da ridere direbbe Michelle Hunziker.
Infatti è da scompisciarsi dalle risate. Dopodichè ci si pone una riflessione Ma chi la manda la Canalis?
Chi l’ha mandata da George Clooney per esempio per fare la sua ragazza immagine?
Quello è stato il suo exploit. Infatti non è stata con le mani in mano perché nel frattempo si è data una gran daffare per raccogliere pubblicità e fare trasmissioni televisive che avevano un filo messo sul chi vive il suo fidanzato.
Il quale l’ha liquidata giustamente perché non era molto elegante che lei se ne approfittasse del buon nome di George.
Se fosse stata un filo più tranquilla forse l’avremmo vista ancora insieme a Clooney ma è evidente che a lei interessava fino a un  certo punto ed a lui pure.
Insomma un grande amore finito in un mare di chiacchiere che l’hanno inseguita fidanzato dopo fidanzato tanto che abbiamo perso il conto. Lei no i conti li ha sempre fatti in termini pubblicitari, facendo spot nuda per una giusta causa in difesa degli animali perchè sono meno pericolosi degli uomini.
Non si sa che uomini abbia conosciuto ma di animali che siano da stimare più di un umano è sicuramente una tendenza che sta prendendo piede. Nei condomini per esempio se una famiglia alza il volume della Tv, o  si alza la voce per litigare i vicini chiamano i Carabinieri, se invece abbaia un cane devono tutti stare zitti.
E’ lui il padrone. Cioè lui è la voce del padrone perché i cani crescono a immagine e somiglianza di chi li custodisce.
Così Elisabetta Canalis si è messa a dare lezioni di autodifesa per insegnare alle donne a difendersi dagli umani. I cani sono amici dell’uomo ma l’uomo non è amico delle donne.
Peccato che la Canalis sottovaluti il fatto che per fare a pugni confrontandosi con un maschio, bisogna aver la stazza di una corazzata, non certo il fisico di una modella in fase quasi anoressica.
A questo punto sorge spontanea una domanda: ma chi si crede di essere Elisabetta Canalis?
Gina Carano ? Tempo fa aveva fatto l’imitazione di Michelle Hunziker ma non le era riuscita molto bene. A fare la presentatrice di S.Remo non ne parliamo, l’attrice in La Fidanzata di Papà è tutta da dimenticare, la fidanzata di George è stato un flop,  Bobo Vieri e  tutti i fidanzatini che ha passato in questi anni sono stati solo meteore.
Vuoi vedere che punta  al meteorite che cadrà sulla terra più veloce della luce insieme a Superman interpretato da Henry Cavill per mettersi in competizione con l'eroe dei fumetti?
A tal proposito, quando la Canalis era a S.Remo George Clooney è stato immortalato con Evan Rachel Wood per girare le Idi di Marzo. Evan Rachel è stata anche la partner di Henry Cavill in Basta Che Funzioni mentre ora Cavill ha come prtner Amy Adams reduce da The Fighter nel quale faceva la compagna di un boxeur. Nella vita Cavill è stato fidanzato (alla prima di Man Of Steel però non c'era) con Gina Carano nota boxeure degli USA ed Elisabetta Canalis ce la sta mettendo tutta per entrare sulla scia di questo successo galattico approfittandone per mettersi ancora una volta in mostra. Come una boxeur? No come una meteora. Più che una Carona una vera cagona…Prrrr










NATALIE WOOD LA GIULIETTA DEGLI ANNI 50


In questi giorni ha fatto scalpore la notizia della morte di Natalie Wood che sarebbe stata invischiata in un triangolo amoroso che la vedeva divisa fra il marito Robert Wagner  e l’interprete de Il Cacciatore Christophen Walker.   Un  nuovo testimone avrebbe fatto rivelazioni facendo cadere i sospetti sul marito perchè dopo la morte della diva aveva trovato finalmente il successo anche lui con il serial Tv Cuore e Batticuore.


Se il giallo è tutto da dimostrare, la certezza è che Natalie Wood ha rappresentato la tipologia della Gioventù Bruciata  che stava mordendo il freno nei primi anni 50 a ritmo di Rock and Roll. Ed è con questo ritmo che l’America ha cominciato ad imperversare esportando films con Elvis Presley e un musical rimasto memorabile: West Side Story con Natalie Wood come protagonista la cui storia si ispirava a quella di Giulietta e Romeo.
La Wood era l’interprete ideale per incarnare i conflitti generazionali delle adolescenti alle prese con la scuola e la famiglia facendo sognare con le sue performances molto intense e drammatiche di ragazzina piena di ardore.
Che esternava negli approcci con i i suoi coetanei senza remore ed alcun pudore tanto da venire sempre tacciata come una poco di buono sia in famiglia che nella società. Insomma un’incompresa perchè troppo scalpitante rispetto alle sue coetanee e dunque facile vittima delle sue passioni per i giovani stalloni come in Splendore nell’Erba con Warren Beatty.


Il quale, stallone era anche nella realtà perché delle sue cavalcate a tempo perso hanno usufruito tutte le star dai tempi di Natalie fino agli anni novanta quando da vecchio e attempato è stato impalmato da Anne Boening che ne ha fatto un pantofolaio. La meritata fine di tutti i tombeaur des femmes.
Se Natalie Wood era nella parte in West Side Story come adolescente piena di ardore e determinazione da coinvolgere il suo Romeo fino all’eternità, così come riportato nella tragedia di Verona di William Shakespeare, in Splendore nell’Erba  la Giulietta dell’America Anni Cinquanta doveva confrontarsi con un Romeo bulletto anziché no, che si lasciava trascinare dagli amici e dalla società nell’allontanarsi da lei perché troppo diversa dalle altre, facendola così impazzire.
Ma non abbastanza per ritornare in sé dopo un percorso artistico fra corsi di ceramiche deqoupage o torte al cioccolato come si converrebbe ancora oggi ad una brava ragazza prossima casalinga disperata.
Non è questo il punto perché resta sempre da risolvere il giallo della morte di Natalie Wood la quale fa invece sorgere un altro sospetto, e cioè che la sua riesumazione voglia servire come battage pubblicitario di qualche remake di West Side Story. Non c’è niente che tiri di più di un episodio di cronaca nera per promuovere un evento.

CON LA FICTION WALETR CHIARI LA RAI HA PERSO UN’OCCASIONE.


Nonostante le belle serate di caldo si continua a seguire la TV che galvanizza l’attenzione scoraggiando ogni uscita notturna anche nel Week end, sempre molto ricco di offerte di fiction dalle principesse alle padrine, dai Santi ai Peccatori e fitcion cronaca dedicate a personaggi importanti della Tv caduti in disgrazia.
La più accattivante era sicuramente la fiction di Walter Chiari su Rai Uno, fino All’Ultima Risata andata in scena l'anno scorso.
Ad interpretare il grande uomo di spettacolo, più che comico, era Alessio Boni  attore bravissimo ad emular il personaggio Chiari solo per un flash di uno scketch, giusto il tempo di raccontare una barzelletta che il Boni deve aver studiato nei minimi particolari portandolo come cavallo di battaglia nei promo pubblicitari delle ospitate Tv, S.Remo in primis per far risaltare la sua opera di emulazione in copia conforme. Perfettamente riuscita.
La fiction però durava due serate ed era tutta dedicata al privato di Walter ed alle sue liaison in un tira e molla fra soubrette star e starlette per approdare infine alla giovane moglie Alida Chelli con la quale ha fatto famiglia felice con la nascita di Simone che vediamo crescere nelle varie reti televisive le quali se lo contendono per la grande simpatia ereditata dai genitori.

La fiction  non rende giustizia all’attore anche se lo giustizia per consumo di droga in quanto personaggio Rai che fa servizio pubblico. Walter Chiari ne esce come uno sconfitto, un uomo usato dalle donne e vittima del sistema. Quale sistema: teatro, tv,  cinema o spettacolo in genere? Era proprio necessario? Comunque vada è successo che a distanza di tempo risulta poco interessante perché l’uso di cocaina è diventato effetto speciale di uso comune tanto che si era parlato perfino di fare un test ai parlamentari come ordine del giorno.
Prima del governo tecnico è ovvio perché è impensabile che Monti e le Tre Ministre si dedichino in privato a pratiche illecite. Ammucchiate diceva Pannella quando parlava dei partiti dell’era jurassica.
Peccato, perché Walter Chiari è rimasto impresso nella memoria come un grande attore capace di affiancare attrici importanti soprattutto sulla scena del panorama cinematografico

Ed è proprio questo che manca nella fiction Rai, Walter Chiari fino all’ultima Risata, la quale ha perso l’occasione di fare un prodotto da esportare. Chi vuoi che comperi una fiction con Bianca Guaccero (Valeria Fabrizi, moglie di Tata Giacobetti del Quartetto Cetra) a fare da filo conduttore? Carina finchè si vuole ma non abbastanza per uscire dal clichè della miss-moglie della porta accanto, rimasta tale vita natural durante.
Per fare una fiction fuori dai confini ci vuole una location di largo respiro che solo la Roma del tempo dei paparazzi poteva offrire.
Infatti è stata battuta in ogni angolo e immortalata in opere di grandi autori da Fellini a Pasolini da Blasetti a Rossellini passando da De Sica e scelta come set naturale per tanti film americani innamorati di queta città sia per la storia che per la grande sensualità così ben descritta nella Dolce Vita che ha dato il via, dopo il giubileo dell’anno santo, alle celebrazioni di Roma Caput Mundi.
Un’occasione persa per la Rai perché bastava inserire qualche spezzone di docu originale, non pescati nella sua teca per non rifare un D-Da-Da (e invece c’è cascata), ma nei cinegiornali d’epoca che accompagnavano le proiezioni dei film.
Seguitissimi dal pubblico mentre sgranocchiava luppini e semi di zucca (non c’erano ancora i pop-corn), in attesa del filmone, perché sapevano raccontare la realtà  italiana dalla politica allo spettacolo in tono sollenne ma con grande ironia: molto diretta e poco sotto metafora come si usa oggi.
Piacevano tantissimo perché maltrattavano le star, quelle straniere soprattutto, oppure tutte le starlette in fila una per una, permettendosi solo qualche battuta per le grandi attrici italiane come Sophia Loren, Rosanna Schiaffino, Silva Koscina o Silvana Mangano, tutte sposatissime a produttori importanti che davano lavoro alle maestranze per cui erano annoverate fra gli intoccabili. Invece attrici come Gina Lollobrigica erano prese sotto tiro e tartassate dai cinegiornali (Lello Bersani in primis). Non si capisce perché visto che la Lollo era molto apprezzata in Italia ma in specie anche in America e in Francia.
Oggi basta apparire in Tv per avere giornalisti che fanno a gara per un servizio in esclusiva dove si sperticano in lodi assurde con interviste improbabili e domande impossibili al limite dell’assurdo.


Così la storia di Walter Chiari si dipana nel solito modo delle fiction Rai fra un sorrisino e una liaison tutte all’acqua di rose dove i letti sfatti vengono subito ricomposti con l’apparizione della giovane fanciulla tutta protesa al bene e ai buoni sentimenti che esprime presentandosi scosciata e balconcino al vento. Tutto e di più purchè sia senza volgarità.
L’approfondimento  è stato focalizzato, anzichè sul sodalizio con Anna Magnani nel film di Luchino Visconti Bellissima nel ruolo per Chiari di un cinico faccendiere da sottobosco-cine, su Ava Gardner   la fiamma internazionale di Chiari, la quale ne esce molto male, “ahi ahi ahi che dolor!”, perché sempre ubriaca e stravaccata.
Effettivamente ha distrutto la sua bellezza affogando nell’alcol e nei letti dei toreri così come Lucia Bosè  (altro grande amore di Walter) che invece di toreri ne aveva scelto uno perché tutti gli altri eran nessuno, diventando ben presto casalinga disperata  invecchiata in modo eccentrico con i capelli blu e aria da intellettuale in un’immagine stravolgente molto lontana da quella degli esordi.

La curiosità riguarda invece Alida Chelli perché non è stato raccontato l’episodio del dopo Walter, quando era compagna di Pippo Baudo. Il quale l’aveva lasciata dopo aver scoperto sui giornali (Novella 2000 vado a memoria) a Cortina ad amoreggiare con Teo Teocoli che a quel tempo era conosciuto come beato fra le donne. Degli altri. Poi vabbè ha messo su famiglia passando le serate in Tv sul divano felice come un Caccamo mentre su Walter la Rai ha preferito chiudere il sipario sulla sua solitudine e malinconia lasciandosi alle spalle un’epoca che solo i grandi autori hanno saputo descrivere. La Rai non è stata all’altezza. Continui pure con Da da da o Techetechete...

lunedì 17 giugno 2013

CLOONEY INVENTA LA SEDIA PORNO IN BURN AFTER READING SU IRIS

George Clooney è sposato con una maestra :"…brava donna che non merita di soffrire".
Però la tradisce con Tilda Swuinton - "…una donna in gamba" - moglie di un suo amico, John Malcovich. Le due donne si stimano palleggiandosi trasversalmente i rispettivi complimenti, uguali e valido per entrambe: "E' una stronza fredda e spocchiosa".
E' ovvio che in mezzo a queste dame, lui George faccia la figura del salame. Le due stronze sono invece patentate e presentano ai rispettivi mariti una domanda di divorzio. A sorpresa, colpendoli alle spalle.


George riesce a parare il colpo intessendo una fitta rete di relazioni Via Internet che lo fa cadere fra le braccia di una svampita ma risoluta proprietaria di un centro Fitness, Francis Mc Dormand, la quale per ridurre un fondoschiena ingombrante, è ben decisa a rinnovare la sua immagine con l'aiuto della chirurgia plastica. Con il suo amico e collega Brad Pitt, un personal trading con tutina strizzata, IPod all'orecchio, Gatorade in mano e chewingoom in bocca, e il manager che gestisce la palestra formano un trio di sbruffoni scatenati e pasticcioni che si esaltano di fronte al ritrovamento di un cd con informazioni riservate CIA (perso in palestra da John Malkovich) pensando a un possibile ricatto.

Fra colpi di scena incalzanti, battute non-sense, ironia all'acido glicolico, e un tiro al bersaglio
incrociato senza esclusioni di colpi, si eliminano a vicenda fino all'ultimo respiro. A farne le spese sono i maschi, mentre le donne se la cavano alla grande:
- la mogliettina di George, trovandosi un bel manzo;
- la sua amante, e moglie di Malcovich, buttandosi incazzata nera nel suo lavoro di professionista-medico torturatrice di bambini;
- la bionda Francis Mc Dormand (in realtà la più sveglia) incassando un bel gruzzolo dalla CIA che paga il suo "silenzio" con una battuta demenziale:"Che cosa abbiamo fatto non lo sappiamo, ma quel che è certo è che non lo dobbiamo più fare".
George Clooney dà il meglio di sè, più che come idiota, come maniaco sessuale raggiungendo il clou con il montaggio brico di una poltrona a dondolo corredata di un gioiellino porno


                          https://www.youtube.com/watch?v=IUm2Im3SvtU


sul quale si siede godendo, tutto felice di andare a nozze con i fratelli Cohen (registi) e in compagnia del suo miglior amico Brad Pitt con il quale gigioneggia in perfetta sintonia.
Il film è una satira sociale: l'apologia del fallimento pagato a caro prezzo con un suo perchè. E la chiave di lettura è racchiusa in un messaggio: quando la democrazia (la barca) inizia a fare acqua, le"topoline" cominciano a scappare. Su per le scale che portano al potere.

LE PRINCIPESSE IN SCENA

Che cosa differenzia la Vecchia Europa dall’America? Il sangue Blue.
In Europa le teste coronate sono tornate clamorosamente in auge tra matrimoni ed incoronazioni che hanno portato in scena tanta voglia di principessa.
C’è molta attesa per le due principesse d’eccellenza nei biopic con Naomi Watts per Diana e Nicole Kidman per Grace le quali si sono incontrate realmente una sola volta a Montecarlo, fra sorrisi ed imbarazzi perché Grace aveva fatto un pensiero sulla figlia Caroline per andare sposa a Carlo d’Inghilterra. Ma Carlo, consigliato da Camilla, aveva preferito Diana Spencer giovanissima e la cui verginità era stata anche certificata.





Di principesse l’Europa abbonda e stupisce come i settimanali delle cronache rosa italiani non se ne occupino preferendo dedicare servizi, chissà perché, a personaggi dello spettacolo non sempre noti a tutti.
Forse perché da noi le uniche Principesse di Casa Savoia hanno fatto il loro tempo restando da inseguire Clotilde Coureau conrsorte del Principe Emanuele Filiberto i quali si son dati all’arte con spot sexy e performance di tipo Burlesque con tanto di travestimenti per lui e strip-tease per lei declassandosi un filo in regalità.
Le monarchie Europee si sono comunque adeguate alle scelte di partner non propriamente di origine nobile, accettando di accasare i rampolli a loro esclusiva scelta e piacere purchè, una volta messa la Corona, si dimostrino all’altezza dei loro ruoli a dimostrar quel detto che Principesse si nasce, perché tutte le ragazze giovani e belle si sentono delle principesse.
Con la Corona in testa è facile diventare realmente tali più difficile è mantener lo status.
Letizia Ortiz e Felipe di Spagna per esempio sono stati ultimamente molto contestati mettendo in forse il futuro di quella Monarchia sempre in scena con degli scandali piuttosto che come esempio di condotte regali ed esemplari. La coppia è bellissima ma non ha mai raggiunto la popolarità di William e Kate perché quest’ultimi più sinceramente innamorati.
La Coroncina di diamanti in testa è tornata ad essere il sogno di tante ragazze, specie tra le fila delle miss, non tanto numerose comunque, che si sono sempre accontentate di cerchietti impreziositi da Swarovsky. Molto luccicanti in scena ma miseramente spenti quando si abbassano le luci dei riflettori.
Onde evitare questo tipo di cerchietto che fa molto reginetta della festa, le star hanno adottato il cerchietto decorato con pietre, nastri e fiori che sta facendo tendenza fra le adolescenti per seguir la moda del Grande Gatsby a sostituire la mitica cuffietta di perline lanciata da Mia Farrow che tuttora  spopola a Sharm El Sheick e negli Emirati Arabi sempre molto appassionati di acconciature a cuffia o a cerchietto decorato. Visto anche su Rania di Giordania anni fa. Visto e piaciuto perché la Regina di Giordania si è un filo defilata dalla vita pubblica per non urtare la popolazione per il suo look e tenore di vita lussuosamente troppo occidentale tanto da non festeggiare il suo ventesimo anniversario di matrimonio, così passato in sordina fra i sudditi anche se celebrato dai tabloid d’Europa. Sono tempi duri per tutti, anche per i regnanti i quali mettono la corona in testa una volta o due l’anno giusto per sfilare a qualche matrimonio per farci sgolosare. Ai sogni le ragazze per la maggior parte non credono più. L’unico rimasto è quello di trovar uno straccio di lavoro. Così se Principesse “si nasce”,  Cenerentole si diventa.
                         
                        NUOVE OPPORTUNITA' DI LAVORO
Fra le nuove opportunità di lavoro per i giovani c'è quella del/la Dog Sitter.
Non ci vuole un titolo di studio particolare o un corso formativo ma solo un'attitudine naturale verso gli animali, cani in primis.
Infatti sono loro che richiedono più attenzioni perchè non possono restare chiusi in casa quando i padroni sono al lavoro avendo necessità di correre nel parco per giocare e fare i bisogni.
 Armati di paletta e sacchettino i dog sitter sono pronti a pulire dove i cani sporcano, portandoli anche a far toeletta o a intrecciar rapporti con i cani vicini senza rischio di accoppiamenti selvaggi con sconosciuti con pericolo di generar bastardi.
Insomma un vero e proprio lavoro compensato con paga settimanale che non è comunque paragonabile alla soddisfazione di stare tutto il giorno in compagnia di cani per farli divertire al parco.
L'amore per gli animali e la natura  può dare anche un contributo per la difesa dell'ambiente dando l'esempio a quei maleducati  che ne hanno tanto di bisogno.