mercoledì 31 luglio 2013

L'AMORE AI TEMPI DI EXCALIBUR






                                   L'AMORE AL TEMPO DI EXCALIBUR
Tempo di Remake, perchè non ci sono più idee e perchè non ci sono più grandi star.
Le giovani esordienti studiano tutte da Grace Kelly (Gwyneth Paltrow) da Sofia Loren (Monica Bellucci) e da Audrey Hepburn (Julia Ormond e da ultimo Keira Knghtley)
Stranamente le due ultime impegnate entrambe in un remake sulla saga dei cavalieri della tavola rotonda, rispettivamente con il film Il Primo Cavaliere e King Arthur.
Se King Arthur ha stupito con la rivelazione di una Keira Knightley in versione guerriera,
Il Primo Cavaliere di genere pomposo e Hollywoodiano  nonostante i nomi altisonanti e di alto profilo quali Richard Gere, Julia Ormond e Sean Connery), non è riuscito ad eguagliare l'originale


della serie, ovvero il film Excalibur girato con attori quasi sconosciuti al grande pubblico che rimane sempre il più magico e fascinoso.
Se la storia è sempre quella dipanata nel triangolo amoroso del Re Artù con Ginevra e Lancillotto, i film si differenziano parecchio.
Il Primo Cavaliere insiste con toni fin troppo esasperati, con il bacio continuo e ossessivo che Lancillotto cerca  di strappare a Ginevra incentrando la storia sul corteggiamento di lui un po' pirata un po' artista senza arte nè parte e la ritrosia di lei.
La quale la porta avanti per tutto il film fino a non poterne più nel trattenere il bacio, che alla fine imprime sulle labbra di Lancillotto con tutta la forza della sua passione repressa.
Ahinoi non abbastanza e al punto giusto, perchè proprio in quel momento arriva il Re che si defila signorilmente lasciando i due a bocca aperta e col sapore amaro del tradimento in bocca.

Ben diverso è lo spirito che anima invece il film Excalibur, che tratta ampiamente la saga celtica dando spazio ai personaggi di contorno come il Mago Merlino, la Fata Morgana Uther e Igrane, la fata del Lago, Mondred e Parsifaal.



















L'atmosfera che si respira è decisamente più intrigante e misteriosa, con  ambientazioni suggestive come il bosco notturno in cui vaga Merlino fra Gufi e civette al suono della colonna sonora, la maggior parte tratta dal Carmina Burana, che sembra squarciare le tenebre accompagnando trionfalmente le gesta dei cavalieri.


Le scene sono piene di battaglie e duelli all'ultimo sangue che scatenano gli istinti primordiali da soddisfare a tutti i costi senza guardare in faccia a nessuno, tanto meno a quel marito che, da buon padrone di casa, faceva esibire la moglie (Katrine Boorman in realtà figlia del regista) in un ballo sensuale per deliziare gli ospiti.
     
"Balla Igrayne" le ordinava lui mentre lei si alzava iniziando ad ancheggiare accompagnata da un vestito a rete che faceva girare ossessivamente davanti a un tavolo di cavalieri in piena tempesta ormonale i quali ritmavano come ossessi ululando senza ritegno sbattendo i pugni sul tavolo, come una sorta di uno stupro di gruppo.
Consumato realmente solo dal loro Capo Uther che preso da libidine lussuriosa una notte violentava Igrayne spogliandola nuda e facendola sua con indosso ancora l'armatura, rubata al marito, sullo sfondo di un camino ardente.
Scene come questa non sono certo all'altezza di girare Richard Gere e Julia Ormond che, in confronto sembrano due dilettanti.

Ma non è certo il sesso, nè gli artifizi della fata Morgana per avere un figlio che assomigli a un Dio, nè tanto meno l'amore del re e la regina con il suo cavaliere a creare la magia e il grande appeal perchè il film ruota intorno allo spirito della spada Excalibur e al Calice del Sacro Graal.

Il maschile e femminile sacro che si uniscono per formare un nucleo pieno di energia capace di dare origine a una epopea basata sui principi dell'amor cortese e cavalleresco descritti nel Vangelo, che ha raggiunto il culmine nel romanticismo del secolo ottocentesco fino quasi a svanire ai giorni nostri.
Svanire non è il termine giusto perchè si è trasformato sotto forma di sette occulte e non,sparpagliate per il mondo le quali si sono arrogate il diritto di perpetrarne la specie, senza mantenere lo spirito puro originale.
Sette che prendono tanti nomi da Scientology a MASSONI le quali hanno mantenuto l’ideale puro, sì ma lucrativo. Perfino il movimento Lega iniziato con la Spada in Pugno contro Roma Ladrona si è poi mescolata ai ladri al grido del boss  “Tengo Family”.
Tutta un'altra musica.

LA FIAT NON VENDE IN ITALIA.



Oggi ci si chiede come mai la Fiat non venda in Italia.

Perché gli Agnelli sono in fase di impopolarità sarebbe la risposta più banale.
Invece è molto più semplice perché va ricercata nella Pubblicità la quale, si sa, è l’anima del commercio.
La pubblicità della Fiat è sbagliata perché ha puntato troppo sui bambini, coi disegnini, i cartoncini, i pennarelli, le canzoncine in coro oh oh oh “Mi è semblato di vedere un gatto”
Invece è la macchina 500 Fiat sulla quale ci salgono in gruppo, tra l’altro.
Non è mica un Suv che carica i bambini quando si va a prenderli a scuola. La Fiat.
 I bambini vanno bene per pubblicizzare i loro prodotti per crescere puliti e curati come  pannolini, merendine e giocattolini.
Ecco, la Fiat con i bambini ha dato l’impressione di essere un bel giocattolino, per cui non dà garanzia di robustezza e affidabilità. Non è bastato nemmeno l’offerta benzina a un Euro per invogliare l’acquisto per cui è sicuramente da imputare agli spot naif.
L’abuso dei bambini ormai sta dilagando anche fra le merendine con accenni hard fra coppie di bambini con un tronchetto di cioccolato in mano che succhiano golosi.
“Buono eh?” le chiede il bambinetto, mentre lei pronta risponde: “Non lo mangio perché è buono ma perché ti amo”. Una citazione che tronca ogni desiderio di acquisto del prodotto da parte di una mamma!
Anche la Giulietta non ha spopolato perché la testimonial Uma Thurman era alle prese con bambinette caricate sul sedile posteriore ad immagine familiare e casareccia.
La Thurman è stata sostituita con una modella simil Angelina Jolie anche lei “realmente” a capo di una tribù di bambinetti colorati. Ma non è il Mulino Bianco. La Fiat.
Diego Della Valle  ha puntato il dito sulla scarsa qualità del prodotto Fiat definito brutto e sorpassato.
Ma non è la Ferrari. La Fiat.
Infatti la prima continua a raccogliere successi di vendite. Perché?
Perché le Ferrari non sono associate ai bambini. Infatti la Fiat è corsa ai ripari prendendo come testimonial Jennifer Lopez la quale è più nota per il lato B che per le sue canzoni che in Italia non sono mai nella top ten nè tanto meno lei fra le più acclamate vista l'ultima apparizione a S.Remo nella quale J.Lo si confrontava con Lorella Cuccarini nuda con la chitarrina nascosta dietro la chitarra con la quale sbaragliava la Lopez facendo un boom di ascolti.
Insomma Marchionne più che cambiare gli stabilimenti Fiat dovrebbe rivedere l'immagine sia come azienda che come famiglia. Poco popolare diciamolo. E con questo ho chiuso tanto nessuno mi ascolta.
Queste cose le avevo scritte tre anni fa con il risultato di vedere bambini in ogni dove nella pubblicità e quant'altro c'è spettacolo convinti che i bambini tirano.
E' un po' come quello che per far dispetto alla moglie che lo ossessionava con le dritte se lo tagliava. Bel colpo.Adesso  sì che tiranò.

   

martedì 30 luglio 2013

L’INVASIONE DEI ROBOTS E IL SALT DI ANGELINA JOLIE

 Da pochi anni è morto il re del Pop, Michael Jackson detto Jacko. Più di un cantante, un ballerino. Grande.
Sì, perché se non avesse ballato inventando uno stile tutto nuovo, non sarebbe considerato così fenomenale. Ora tutti lo piangono. L’AmeriKa assassina è ai suoi piedi. Sono gli amerikani ad averlo assassinato accanendosi su Michael Jackson come cannibali per cibarsi di ogni suo pezzo di carne fatto a brandelli. Come animali, come delle jene.
E nonostante il Tribunale lo avesse assolto (perché ha pagato profumatamente le vittine dicono e detrattori. Perché è stato preso in trappola da genitori avidi, capaci di spillare soldi servendosi dei figli, dicono i pochi difensori rimasti), è stato abbandonato a sé stesso, dai parenti in primis, e da tutte le sue amiche pop. Tranne Liz Taylor che, purtroppo molto anziana, aveva preso le distanze oltre che da Jacko anche da se stessa, per cui non fa testo.
Alla sua morte si sono rifatti tutti vivi per le onoranze funebri e per esternare il dolore alla stampa, approfittando di questo momento di pubblicità.



A renderlo celebre è stato un passo da lui inventato, e non si fa per dire, di sana pianta: quello mimato meccanicamente all’indietro come se fosse un robot. Un passo mai visto prima perché danzato in sincrono con l’era tecno-meccanica che la musica aveva già scoperto suonando con il ritmo a percussione martellante, arricchita da effetti speciali, diffusa nelle disco.
Era al passo coi tempi, col ritmo dell’era industriale e la sua catena di montaggio dove le braccia e le gambe degli operai sono un tu7tt’uno con la macchina. Era anche  il periodo della prima apparizione al cinema di Terminator, e il Cybor, l’uomo meccanico, faceva capolino col maschione dalla forza bruta  Arnold Swarzenegger che Michael Jackson riproponeva mimando rivisitato come un robot agile, scattante e fantasioso simile a un gioco da bambini.
A tutt’oggi, in piena era tecnologica i robots della fantascienza cinematografica si sono evoluti assumendo forme scheletrico-meccaniche paurosamente invadenti come uno sbarco di marines arrabbiati, per colonizzare un territorio chiamato Terra.
“Succhiami il cazzo!” Alla macchina non si può. Per fortuna. Basta spegnere l’interruttore per chiudere con loro. Per sempre, perché non hanno anima, per cui non si capisce tutta questa paura per degli alieni generati da micro-chips (la cui matrice nel film Transformer, risulta nascosta e sepolta fra le piramidi d’Egitto), che viaggiano a onde lunghe o corte.
Infatti proprio con Transsformer  la Vendetta del Caduto, il tema paura dei robots è diluito e stemperato in due. A una parte delle macchine-robot, infatti,  è stata inserita una buona dose di umorismo facendoli sembrare più dei giocattoli amici dei bambini. Come Michael Jackson appunto, un ballerino-robot innocuo amico dei bambini, che l’America aveva identificato come un terrificante mostro. Era solo un bambino che si comportava come tale, senza malizia. Come si è visto in una intervista in cui  si confidava candidamente a dimostrare la sua psicologia rimasta infantile ai limiti della follia. Senza per questo  trovare nessuno che accorresse in suo aiuto, perchè l’America  recepiva solo come confessione di denuncia shockante, puntando implacabile il dito verso di lui deridendolo ad ogni sua apparizione pubblica. America ignorante. E assassina.
Ogni incubo, anche quello alieno, ha comunque  il suo angolo di paradiso che Transformer lo presenta con una immagine a mini-shorts a cavallo di una moto e culetto in bellavista. Che c’entra con il film? Nulla, ma tutto fa, e non si fa per dire, perché a far di tutto è Megan Fox. La numero Uno, dicevano, l’erede di Angelina Jolie per sostituirla nel film della serie Laura Croft, robot dalle curve mozzafiato.
Se si dà una mossa, Megan Fox può avere qualche speranza perché al momento sembra missione quasi impossibile. Se la Jolie è stata bravissima a dare l’anima  a un robot come Laura Croft, la Fox non riesce a tirar fuori l’anima dalla sua immagine di bambola, restando perennemente  imbambolata, nei primi piani, con la bocca semiaperta non andando oltre l’espressione “guardami quanto sono bella” senza che della fica ci sia nemmeno l’ombra. Eccitante come una bambola gonfiabile, sembra costruita con lo stampino delle star californiane, gonfiate ad arte per piacere solo ai ragazzini,  rimasti ancora alla fase petting.
Ben lungi dalla grinta che sfodera Angelina Jolie che è tutta, e non si fa per dire, un’altra cosa. Con la quale ci dà che ci dà.
Fra le due superbombe sexy, è da segnalare l’apparizione di una biondina niente male che poi si rivelerà essere lei la vera Transformer, come una sorta di replicante in cui sotto il vestito c’è la macchina . E’ Alice ed ha il volto della bella e bionda Isabel Lucas. Un nome, un destino perché è una ragazzina che avanza come uno schiacciassassi per stendere i compagni del Campus, cavalcandoli senza preavviso, folgorandoli con lo sguardo verde smeraldo a bagliori saettanti, come due raggi laser. Da tenere d’occhio perché se con le bombe non c’è scelta nel massacro, il laser è fonte di morte o di vita. A piacere.
                   
                                 IL  SALT DI  ANGELINA JOLIE
Dopo le ultime fatiche cinematografiche che l’hanno portata alla candidatura dell’Oscar per la commovente interpretazione di Changeling, Angelina Jolie  è tornata sugli schermi con un film d’azione.
Non era una novità per lei, che si è fatta conoscere proprio per questo genere di film, l’ultimo dei quali, l’acrobatico e scoppiettante Wanted in cui appariva nel ruolo di guerriera meccanica.
La novità consisteva nel fatto curioso che il ruolo l’avesse soffiato letteralmente a Tom Cruise, perché il film era stato ideato su misura per lui. Infatti dopo il fiasco di Operazione Valchiria i produttori avevano pensato che  per Cruisei i ruoli da mission impossibile fossero arrivati al capolinea, stante anche l’accenno di pancetta esibita quando portava la t-shirt. La Jolie invece era ancora in forma, nonostante la gravidanza dei due gemellini, da essere perfetta per sostenere il ruolo dinamico di agente della CIA nel quale si deve cimentare nella doppia personalità.
Un’occasione per cambiare look e presentarsi nella versione duplice di bionda e mora. Questo, anche perché il dualismo, che da sempre ha affascinato ma guardato con diffidenza, sta prontamente facendosi largo nel panorama cinematografico così come abbiamo visto nel film di Julia Roberts e Clive Oewen, Duplicity.
Il film della Jolie è intitolato Salt ed ha come interpreti Liev Schreibere e il nero Chiwetel Ejiofor (American Gansters).
La Jolie è un agente della CIA che viene accusata di controspionaggio con i russi per eseguire un piano di omicidio del Presidente degli Stati Uniti. . Un’accusa dalla quale si difenderà ricorrendo a una nuova identità per muoversi più liberamente.
Lasciando alla fine lo spettatore nel dubbio se le prove raccolte siano frutto della sua innocenza o semplicemente della sua abilità nel nascondere il suo doppio gioco. Un thriller raffinato, all’insegna dell’ambiguità, che comunque ha caratterizzato anche il corso della sua vita sentimentale, percorsa in maniera bisessuale, avendo amato maschi e femmine senza distinzione di sesso o di approccio.
 Lo spiega molto dettagliatamente una sua biografia impietosa nella quale la descrive come amante del genere sado-maso non disdegnando pratiche giocose con oggetti porno. Non si sa se sia una leggenda  Hollywoodiana ma non è importante perché fa "parte di un passato cancellato dopo aver conosciuto Brad Pitt e una nidiata di figli di ogni colore a testimoniare un reale impegno umanitario che li nobilita nel sociale. Sì perché il privato è segnato anche per loro da piccole miserie di comuni mortali come quella di trovare da parte di Angelina una delle tate mentre teneva sul suo grembo…non un marmocchio, ma il capo di Brad Pitt. Una sorpresa che l’aveva mandata in paranoia ricorrendo immediatamente a separare le camere da letto per protesta  (e questo per diversi mesi).
Vabbè poi hanno fatto pace tanto da decidersi di fare il grande SALT entrambi: quello di convolare a giuste nozze. Una decisione che comunque hanno sempre rimandato perchè a tutt'oggi non vi hanno provveduto.
Forse perchè Angelina è la più pagata fra le dive Hollywoodiane per cui Brad Pitt è al di sotto del suo cachet trovandosi in un rapporto di sudditanza in quanto è lei a portare i pantaloni.
Così per far funzionare il menage Angelina applica la formula vincente: letti uniti ma conti separati.





CURIOSO MIX FRA REPORTAGE E PUBBLICITA’

Stella Pende negli anni 80 era un’inviata della RAI.
 Dopo aver pronunciato una bestemmia in diretta in un programma da lei diretto è stata bandita dagli schermi televisivi.
Recentemente era approdata sugli schermi di Italia Uno come inviata speciale a parlare di religioni. Non quella cattolica comunque perché si era già pronunciata in tal senso con una bestemmia di in diretta.
Così nel programma Reporter il tema trattato era Le Spiagge di Allah. Allahhhh Acbar!!!!
Ma la Stella Pende c’è o ci fa?
Nel senso che fa la reporter o pende?
Infatti non stava in piedi. Di notte  puntando la pila sulla faccia di un nero in Somalia tutto coperto tranne le sole fessure degli occhi, lo intervistava come una sorta di La Strega di Blair e fare atmosfera di terrore perché  quando spegneva la pila le immagini diventavano più nitide.
Poi ripercorreva la via di alcuni guerriglieri che avevano rapito una donna francese in carrozzella uccidendola poco dopo. Lei impavida si trovava lì sul posto pericoloso per raccontarci la storia  tanto incredibile da sembrare falsa, colpendo inevitabilmente la fantasia.
Sembrava, ma questa era l’impressione, quasi che volesse occultamente colpire Marion Cotillard “in carrozzella nell’ultimo film Sapore di Ruggine e Ossa,  in favore della Penelope Cruz pirata oltre i confini. KO per Marion.
Qualche giretto in barca, qualche sequenza per le vie della capitale e poi di corsa in studio a raccontare la Somalia, le spiagge di Allah attraverso il racconto di uno scrittore che parlava dell’Islam della Sharia (e infibulazione correlata)..
OK Salute!
E poi la domanda fatidica Chi c’è dietro ai Pirati delle spiagge di Allah? Penelope Cruz o Keira Knightley? Lo scopriremo grazie a Paola Cortelesi di rossa o blu mi piaci tu… rocchetta o con la ragazza che lecca di nascosto il gelato vortice dove il gelataio si fa complice? Salamelecco.Leccosalem.
Sì perché la pubblicità incalzava a corredare un servizio tanto importante facendo del Reportage un mix curioso perché più che riflettere faceva galoppare la fantasia oltre i confini delle spiagge di Allah, per arrivare alle isole caraibiche. Aruba!

lunedì 29 luglio 2013

BIANCANEVE E IL NANO - STILE FIGLI DEI FIORI.

Fra le tante puntate del Kilimangiaro  mi ha colpito l’accoppiata più improbabile che si possa immaginare che comunque ha funzionato alla grande.




No non sto parlando di Federica e i suoi spasimanti ma di Licia Colò   e Gian Piero Mughini.
Al Kilimangiaro Mughini   era ospite di Licia la quale si era agghingata come al solito con i suoi abiti “fatti in casa” semplici e modesti come lei dal viso angelico, che ha sempre amato condurre portando in scena le varie etnie di tutto il mondo ivi compresi emarginati e disabili per dare loro visibilità perché non sei nessuno se almeno una volta non vai in Tv.
Tutta in lungo in abito Patchworth anni ’70 da post figlia dei fiori reduce dall’isola di Wight
 (reduce perché da colà sono sopravissuti in pochi a mente lucida), la Licia non si sa se c’era o se ci faceva perché accarezzando l’ospite con le sue mielosità lo inchiodava con un gridolino soffocato educatamente in gola: “Culo!”
Infatti come regalo gli presentava la statua di un nano da giardino, Brontolo per la precisione, non si è capito se pensando di fargli cosa gradita o se prenderlo proprio per il…”Culo!”.
Al che Muggini è rimasto impietrito rispondendo che era peggio di quanto si aspettava non riuscendo a controbattere a tono alla sorpresa che gli aveva fatto Licia come una sorta di Biancaneve un poco birba.
Talmente dolce ed avvolgente da neutralizzare la verbosità ampollosa del Mughini.
Impresa ardua che nemmeno Elisabetta Canalis era riuscita a portare a termine inscenando con Gianpiero Mughini un battibecco (non si sa se da copione) rimasto comunque nella storia di Controcampo come unica performance televisiva della Canalis degna di nota.
Tutto questo per dire che l’accoppiata Licia e Gianpiero ha funzionato perché la torta in fondo non è dispiaciuta al Mughini. In fondo, ma molto in fondo…visto il buon viso impassibile che è riuscito a mantenere fino alla fine.
                                                           
                                LO STILE FIGLI DEI FIORI
Il Medio oriente è in fiamme e fra tante missioni di pace le guerre dilagano più che mai.
E’ doveroso e d’obbligo che vengano inviati messaggi di pace, così come fanno gli stilisti dalle loro passerelle dove fanno sfilare modelle di tutte le razze e colori: una volta era impensabile ma attualmente il mondo della moda lo ha adottato proprio per caldeggiare un discorso di globalità.
Giusto o sbagliato che sia la fratellanza universale è in sintonia con la nuova era subentrata a quella dei Pesci (del Cristianesimo) per entrare in quella dell’acquario che ha cominciato le celebrazioni negli anni 70  con tanti musical sul tema dando origine a quel movimento Hippy  i cui seguaci venivano chiamati figli dei fiori. Un movimento libero e libertario che lasciava spazio ad ogni forma di società, purchè sviluppata all’insegna del pacifismo e dell’amore.

“Mettete dei fuori nei vostri cannoni” recitava lo slogan insieme a “Fate l’Amore e non la Guerra” entrambi presi alla lettera dai giovani che si erano messi a praticare l’amore libero e promiscuo legalizzato dal movimento studentesco e femminista allargatosi a sinistra per nobilitare l’intento. I figli dei fiori non facevano alcun male, ma nemmeno bene, trasformandosi negli anni come simbolo di una generazione lassista senza regole né desideri, con l’unico scopo di divertirsi in santa pace.
Pace: pace eterna o green peace, la pace nel mondo si è rivelata solo un’utopia della quale dobbiamo prendere atto sobbarcandoci oneri e responsabilità senza per questo tralasciare di alimentare la speranza con messaggi distensivi. Perché siamo uomini di buona volontà.
L’ultimo combattente su tal fronte è un samurai, lo stilista Kenzo che ha creato una linea per bambini in stile figli dei fiori da hippy chic.
Negli anni 70 si era fatto largo nel mondo della moda trasformando i kimono in bellissime casacche con le maniche a farfalla in audaci accostamenti di colori (impensabili in quel periodo di scenografia nei toni beige a rappresentare il massimo della raffinatezza) che rappresentavano una vera rivoluzione: il rosso con il rosa, il verde con il bleu e il marrone con il nero miscelati nelle forme astratte o floreali.
Dopo tanti anni fra alti e bassi, Kenzo era tornato in auge con il profumo Kenzo Amour  avvalendosi della testimonial Olka Kurylenko, la protagonista di Quantum Of Solace   della serie 007 con Daniel Craig: un film che aveva per primo lanciato l’allarme privatizzazione dell’acqua.
A questo fece seguito la fragranza Vintage per poi aprirsi al mondo dell’infanzia firmando una linea di abiti in stile figli dei fiori in quella miriade di colori che hanno caratterizzato i suoi inconfondibili modelli negli anni passati, ai quali si sono ispirati Ken Scott   e Roberta Di Camerino.
Fortunati sono quelli che negli armadi hanno conservati tali capi perché se rimodellati nelle forme moderne  potrebbero riproporre quel tocco di unicità al proprio stile, in linea vintage.
Le “creature” invece  si possono benissimo vestire all’insegna di un messaggio di speranza di pace per tutti  con il nuovo originale Kenzo, nel colorato stile Figli dei Fiori in stile hippy chic per un distinguo dai “quiei figli di” che fan sempre di ogni erba un fascio. Littorio!



LE NONNE FATALI: CASALINGHE INNAMORATE, PENSIONATE SINGLE E VEDOVE ALLEGRE

Pimpanti, dinamiche, informate e totalmente disimpegnate, sono le caratteristiche della nuova classe emergente del pianeta donna: casalinghe, pensionate e vedove allegre over anni 60.

Fasciate da calze contenitive a compressione graduale denari 70, inguainate in mutandine elastiche effetto ventre piatto, sostenute da bustini con impalcature ristrutturanti effetto “balconcino in fiore”, tirate a lucido da creme esfollianti e glicolitiche, consce del loro privilegio rispetto alle classi lavoratrici, si dedicano a sé con un entusiasmo e un amore mai conosciuto, dandosi alla pazza gioia.
Finalmente realizzate, sicure di sé, libere da gioghi familiari, impiegano le loro giornate a fare shopping al supermermarket, discount, mercatini rionali e boutique taglie forti, con puntatine alle varie pasticcerie per gli incontri con le amiche.
Frequentano palestre, corsi di yoga, training autogeno, terapie di gruppo, tombole sagre di torta fritta e ballo liscio, canaste e bridge, ma soprattutto…viaggiano.


Dalle gite in pullman con relative vendite di pentole, 3 gg. A Madrid a 60 euro, alle vacanze nei Paesi esotici15 gg. Djerba 690 euro, 7 giorni e 5 notti a Cuba 1400 euro, hanno sempre la valigia pronta all’occorrenza con misuratore di pressione dentro al beauty.
Ormai nessun posto al mondo a loro è sconosciuto.



Niente, nemmeno Maya Bay
Leonardo Di Caprio  vi ha girato un film, The Beach, pensando di aver trovato il paradiso, loro già vi avevano soggiornato lasciando tracce del loro passaggio: scatole vuote di Kukident, Tena Lady, bigodini usa e getta.
Protette dai Comitati anziani, vezzeggiate dalle AUSL e corteggiate dai centri termali, convinte sostenitrici del “prevenire è meglio che curare” godono di ottima salute e grande vitalità.
I pochi uomini rimasti faticano a stare al loro fianco e le seguono rassegnati.

Le altre, le “single per forza” avendo i compagni trapassati a miglior vita, non le ferma più nessuno: a 80 anni sono ancora autosufficienti, lucide e incazzate, decise a fare esperienze.
Insomma stiamo assistendo ad uno strano fenomeno.
Sì perché le giovani e le donne sono subissate da doppi impegni studio e lavoro, o lavoro e famiglia, mentre le anziane, esonerate dal ruolo di nonne, si ritrovano indipendenti e liberate.
E così finalmente non si lasciano sfuggire l’occasione in barba agli acciacchi e ai nipotini da accudire.
Perchè per questo ci sono le baby sitter mentre le nonne più che fate dei giochi sono fatal!



domenica 28 luglio 2013

IRRAGGIUNGIBILE DIANA



Tutte pazze per il vestito di Kate azzurro a pois bianchi come l'abito verde di Diana che si distingue per l'orlo perfettamente in linea in uno stile sempre impeccabile.


Dispiace fare una critica in un giorno così bello ma Kate poteva scegliere un abitino invece di uscire in camicia da notte come se si fosse appena alzata dal letto che quantomeno poteva scegliere su misura.
Non tanto per coprire le gambe che sono perfette quanto per pareggiare l’orlo che stante il pancino ancora in evidenza chiaramente onduleggia facendolo sembrare una confezione di serie. Un particolare, quello dell'orlo ondulato, che ha accompagnato quasi tutti gli abiti di Kate del periodo di gravidanza.
Se il nome del piccolo lo hanno già trovato, Kate per raggiungere Diana deve ancora lavorarci sopra ma se vuole invece imporsi con il suo stile personale sarebbe meglio non copiasse Diana  nemmeno nei piccoli particolari (in questo caso  i pois) perchè son sempre quelli a far la differenza.
A tal proposito avevo anche annotato appunti con il post La Dolce Educhessina che qui riporto.



KATE LA DOLCE EDUCHESSINA.


 Piace lo stile Kate premaman?





Sembra appena uscita dal laboratorio di una sartina con le cuciture in evidenza l'orlo del vestito ondulato l'arricciatura sotto al seno troppo esagerata.
E di questo soprabitino  in azzurrino melange coi bottoni dorati che non si usano più dagli anni 80, il collettino baby il taglio a carré sopra il seno che dire? Che sembra un capo Burda con i modelli-veline preconfezionati per imparare l'arte del cucito fatto in casa? E il cappellino da cerimonia ad immagine sciuretta era proprio necessario per far visita agli scouts?

 Il clou lo ha raggiunto con questo vestitino tra il provenzale e l'etnico che sembra acquistato in una bancarella di un mercato perchè non è certamente fatto su misura in quanto troppo corto che col pancino in evidenza e il tacco alto fa l'effetto di uno straccetto. Insomma Kate è molto carina ma è ancora molto lontana dall'immagine a tutto fashion della Principessa Diana. Non è una ragazzina per cui dovrebbe avere già una personalità più marcata che non traspare dal look troppo infantile incerto quasi da commessa.
Decisamente no, piccola Kate.




QUANDO TROISI ANDAVA AL MASSIMO

 
 Il Postino è un film tratto dal romanzo di Pablo Neruda dove Massimo Troisi   recita con Philipe Noiret nel ruolo dell'autore, il poeta esiliato in cui ha una piccola parte anche Maria Grazia Cucinotta. La quale, con questa interpretazione è stata lanciata  nel firmamento Hollywoodiano.
Infatti il film ha partecipato all’Oscar dove la Cucinotta ha presenziato alla serata insieme alla compagna di Massimo, Natalie Caldonazzo con la quale è diventata molto amica.
Dopo l’improvvisa morte dell’attore per infarto, la Cucinotta ha preso parte a produzioni indipendenti del cinema americano con una parte in James Bond ben presto dimenticata.
In Italia dopo alcune pellicole si è reinventata come produttrice di film di successo.
Natalie invece, dopo tante pellicole nelle quali faceva sempre la parte della ragazzina-bene resta memorabile protagonista di un film del filone “sapore di mare” nel ruolo di una ragazzina viziata divisa fra Cristian De Sica imbucato nel suo yacth sotto le mentite spoglie di un rampollo, e Poldino rampollo DOC con la evve moscia.
Un triangolo che De Sica ha retto fino al momento in cui la ragazzina sceglieva un prezioso anello come cadeau, perché da quel momento lui si è reso conto di quanto avesse perso lasciandosi alle spalle le amiche buzzicone coatte con le quali si riuniva per andarsela a spassare mandando a fan’culo il mondo vip.
Natalie si è poi data al Teatro  facendo una puntata al Bagaglino per una stagione televisiva in cui si esibiva come ballerina. Niente male perché oltre al fisico statuario sapeva anche ballare con eleganza e una innegabile classe.
Che al Bagaglino appariva eccessiva se rapportata a soubrette del calibro Valeria Marini, Aida Jespica o Pamela Prati.
A Teatro la Caldonazzo  riscuote comunque sempre molto successo perché con la sua fisicità si impone nella scena.

Nell’Anitra All’Arancia (tratto dall’omonimo film con Ugo Tognazzi, Monica Vitti e Barbara Bouchet)con la sua interpretazione nel ruolo della svampitella segretaria ha dato il tocco brillante allo spettacolo anche grazie alle mise luccicanti ad effetto sexy.
Insomma un colpo di grazia che nel Teatro ha trovato felice sbocco.
Perchè stranamente la Tv non le ha reso giustizia. Proprio come alla Cucinotta.
Il motivo è semplice: sono entrambe più interessanti dal vivo.
Infatti la sfilata di Maria Grazia Cucinotta   al Festival di Taormina è stato il colpo di teatro meglio assestato di tutta la sua carriera.
Due figottone da cardiopalma, diciamolo. Per Troisi infatti hanno rappresentato il massimo.


                                     LE LENZUOLA RACCONTANO…
Sotto le lenzuola, si sa, se ne fanno di ogni.
Se il letto potesse raccontare…
A volte succede.
E’ successo a Parma. Sulle lenzuolate stese in Piazza tutti hanno letto la contestazione che rivelava gli scandali del Comune di Questa città.
La pasionaria a capo si chiamava Cristina Quintavalla e lo scalpore suscitato fu enorme anche se in pratica non servì molto a cambiare le cose.
Alla Quintvalla comunque andò bne perché le venne offerto un posto in Comune che lei accettò sui due piedi, finalmente contenta di non tenerli più in una sola scarpa: quella col sassolino peraltro!
Così neutralizzata non si sentì più parlare di lei ma di Mara Colla, prima donna eletta sindaco di Parma sulla quale ci sarebbe da dire e ridire (“una testa di legno” secondo vox populis) ma meglio stendere un velo.
La curiosità consiste nel constatare che anche San Suu Kyi è stata eletta deputata in Parlamento che ora divide insieme ai Generali che ha contestato. Con i quali finalmente anche lei ha fatto Pace. Premio Nobel!
Tra Parma e Birmania c’è una sorta di gemellaggio pattuito ai tempi del mandato del Sindaco Vignali (“testa di casco” secondo vox populi…Infatti è cascato) e suggellato sotto i Portici del Grano con enormi cartelloni simil lenzuolate.
Tutto questo per ribadire quanto sopra: cioè cioè che sotto le lenzuola se ne fanno di ogni...Cioè. Sì, insomma…Cioè…

venerdì 26 luglio 2013

COMPLOTTI E STRATEGIE MEDIATICHE

Esiste una strategia della comunicazione?
  Forse. Maurizio Bel Pietro per esempio è stato vittima di un attentato sul quale sono stati formulati dubbi, come se fosse stata una messa in scena.
Pertanto, l’attentato a Gianfranco Fini, sventato sempre da Bel Pietro a livello mediatico non sembra avere credibilità risultando valido solo a livello di messaggio trasversale e di avvertimento.  Questa è una mia opinione che vorrei esternare anche per altri due fatti di cronaca sempre molto discussi nei Talk Show Tv.
Dopo l'evento mediatico di Sara Scazzi e i misteri di casa Misseri.( che a Porta a Porta  è stato definito evento dell'anno, l'attenzione si è puntata su Yara  la quale è sparita senza un perché.
L’unico motivo valido (sempre a livello mediatico) è stato quello di aver rubato la scena alla povera Sara.   La quale aveva messo in movimento la macchina dell’informazione con un dispendio di forze, di maestranze, di canali e reti TV, di talk show e di notizie che non aveva eguali.
Chissà, forse la scomparsa di Yara potrebbe essere stata architettata proprio per perpetrare lo spettacolo mediatico che tiene tutti con il fiato sospeso davanti alla Tv.
Con il fiorir di sponsor in onda e in lista di attesa.
Insomma un business.
 Non a caso, o forse sì, Yara fa rima con Sara: la seconda è del sud (smaniosa di crescere giocando a far la fatale) mentre la prima è del nord, tutta casa, scuola, palestra e chiesa (il parroco è amico di famiglia).
La prima, Sara, fragile e delicata, si contrappone alla sua assassina Sabrina forte e rozza, mentre la seconda, Yara, fa parte di un gruppo sportivo che tifa per lei.
La prima è finita nel peggiore dei modi mentre la seconda ha fatto alungo sperare che tornasse a casa libera perché i rapitori "l’hanno scambiata per un’altra”!
Questa è stata una delle motivazioni che veniva data al sequestro.
Qualunque sia l’esito, il sospetto di una strategia mediatica in questa vicenda non svanirà mai.
A questo punto mancherebbe solo la firma del regista.


giovedì 25 luglio 2013

GELOSIA TRA PASSIONE SENTIMENTO E TRASGRESSIONE

TANGO DELLA GELOSIA
Il tango è un ballo di passione perché mette in ballo i sentimenti più profondi e reconditi come la gelosia.


Il tanto della gelosia più bello e divertente lo abbiamo visto sugli schermi ed è quello interpretato da Barbara D’Urso nel film Mollo Tutto fra le pareti di casa sua dopo aver cenato con un amico, mentre l’ex marito Renato Pozzetto sotto le mentite spoglie di un cameriere tunisino, la spiava dalle persiane consumandosi dalla gelosia.Barbara faceva apposta ad inscenare questo tango per raggiungere lo scopo di riconquistare l’ex marito che andava poi ad incontrare intimamente nel garage dove alloggiava facendogli poi versare calde lacrime con l’esilarante  battuta: “Mi ha tradito con l’Africano”. Tango!
La colonna sonora del film di questo tango della gelosia ha accompagnato anche lo spot della Lancia Musa che seguiva Elisabetta Canalis nelle evoluzioni a colpi di tacco per rubare il mantello rosso della sconosciuta che saliva le scale, facendosi gioco  nel pestarlo come una sorta di Red Carpet per salire sulla lancia.

In ogni parallelismo quel che conta è il risultato.
La D’Urso con il tango della gelosia, ma a lieto fine, riesumato si è aggiudicata un format con gara di ballo che si contrappone a quello storico di Milly Carlucci la quale si è inalberata passando alla querela e non si capisce perché: arrabbiarsi è lecito, ma le vie legali sono decisamente eccessive.
Suvvia sono solo dei balletti. “…e siamo qui, in Tv, per divertirci insieme” diceva la Carlucci ai tempi della protesta di Antonio Crespi.
Elisabetta Canalis invece è andata in vacanza da trascorrer come single perché la  sua liaison con Clooney è finita. Galeotto fu quel tango della gelosia dello spot… finito col Kaské!





    YSL AL PROFUMO DI GELOSIA
Natalie Portman nel film Black Swan flirtava con due uomini, anzi due coreografi:
-Vincent Cassel con il quale faceva scena (anche molto hot con tanto di bacio al morso
 e amplessi animaleschi fra il reale e l’immaginario, ma intanto li faceva…)
-Benjamin Millepied con il quale faceva allenamento fuori dal set per danzare sul palco e dentro al film sulle note del Lago dei Cigni.
Il pas de deux era però danzato anche a letto, visto che alla fine del film si sono ritrovati, Natalie e Benjamin,  fidanzati con un bebè in arrivo.
Pertanto il Benjamin deve aver bruciato parecchio nel vedere la sua Natalie fra le braccia del fascinoso Vincent Le Cass, marito della Monica Bellucci, per entrare in scena mentre lui quasi nessuno lo filava.
In seguito lui si è preso la rivincita perché ingaggiato per girare lo spot a New York di YSL dopo aver scalzato il testimonial Vincent Cassel nel precedente spot La Nuit de l'Homme nel ruolo di seduttore al profumo  di tombeur de femme.
Ma a trombare lui è stato il Millepied Benjamin, fidanzato di quella Portman famosa per l’Anna Bolena dei mille giorni!
Quando si dice la profezia: Mille e non più mille…! Che fan poi tre "mila" anni…Giusto?
Insomma a concludere Natalie era gelosa di Mila mentre Benjamin era geloso di Vincent.
Come a dire che la gelosia quando è sincera come manifestazione d'amore porta a trionfare perchè i due fidanzatini si sono presi entrambi la rivincita con l'Oscar per Natalie e lo spot per Benjamin.

                            GELOSIA IN TRIANGOLO. LUI DI LUI-GELOSO DI LEI
Il film JAGO è liberamente ispirato alla tragedia di Shakespeare, Otello.
La storia originale è nota ed è stata tradotta in tanti film interpretati da attori del calibro di Orson Welles e Antonhy Hopkyns.
La versione che io preferisco è Othello, interpretato da Laurence Fisburne (nella foto ) perché è il più credibile nei panni del Moro di Venezia, in quanto come uomo di colore caldo e passionale riesce ad esprimere al meglio la vulnerabilità quando è toccato nel sentimento della gelosia.
Molto più dei  truccatissimi Orson Welles ed Antonhy Hopkyns che sono solo una buona imitazione perché troppo intellettuale il primo e troppo elegante il secondo.
In questo nuovo film “Iago” ad interpretare Desdemona è Laura Chiatti l’attrice italiana che più si avvicina ai canoni estetici dello star system Hollywoodiano, per la  carnagione particolarmente chiara e i capelli biondi nella tipologia di  Sienna Miller, Naomi Watts e Kate Hudson, dive di  generazione USA.
Nel film Desdemona è una collega, di lavoro di Jago (Nicolas Vaporidis). I due si filano ma lei “esce” con Otello, rigorosamente bianco, perché più ricco e figlio di papà.

Gli interpreti pur restando antagonisti si trovano invertiti nei ruoli dove è Otello,sempre privilegiato nello status, ad essere geloso di Iago più “fico” e dotato nel fisico.
E’ dunque la rivincita di quel ruolo che per secoli è stato considerato il personaggio più bieco di tutte le tragedie Shakespeariane perchè con questo film trova il riscatto nell’amore per Desdemona, un sentimento che lo nobilita nella sua personale lotta contro Otello, perpetrata per annientarlo, attirandosi tutte le simpatie del pubblico che finalmente gli perdona di essere Jago l’invidioso.
Perché si sa quando c’è l’amore, tutto è concesso. Anche a Desdemona, di destreggiarsi in un triangolo dando un doppio colpo di grazia: al Moro di Venezia  e a Shakespeare. Bel colpo!  

mercoledì 24 luglio 2013

IL CALO DEL DESIDERIO


      Un recente sondaggio parla del calo del desiderio nel maschio attribuendolo alla grande e sfacciata offerta delle femmine sulla piazza come una sorta di mercato delle vacche.
Non tutti sono dei tori per cui è ovvio che la forte presenza di donne sempre pronte alla monta alzando la coda dell’ultimo filo a coprire quel poco rimasto nascosto, li metta in soggezione piuttosto che allerta.
Sentinella allerta? Mica tanto…
Sarà il caldo, sarà l’afa sarà che in fondo anche i maschi ce l’hanno uguale, tutto diventa più facile nel scegliere per cui le donne si trovano di fronte a una raffica di defaillance.
In questo caso l’uomo reagisce in due modi: o scusandosi oppure cominciando una persecuzione nei confronti della vittima come se fosse stata colpa sua. Le donne invece reagiscono sempre con una risata e un “Non ti preoccupare, passerà” anche se poi cambiando passera non passa il flop.
Il motivo è uno solo e sta nella formazione di una nuova tipologia del genere umano che è quello bisex, ovvero quella parità uomo donna rappresentato non tanto nella forma quanto nella sostanza. Infatti le donne assomigliano sempre più ai maschi negli approcci assumendo ogni inziativa che ha l’unico scopo della conoscenza carnale.
E questo all’uomo non va giù. Infatti si alza come uno sputnik in attesa del lancio per poi afflosciarsi al dunque non trovando in questo tipo di approccio una donna maternale ma una bambina che si crede l’ombelico del mondo.
Il film Ten spiega la tematica portando in scena due tipi di donne Julie Andrews e Bo Dereck.Il protagonista Dudley Moore è sposato a Julie dal quale si allontana per inseguire un sogno di donna bellissima e perfetta incarnata da Bo Dereck che raggiunge dopo un’esperienza con una ragazza con la quale fa clamoroso flop Dee Wallace.


Con Bo Dereck è sicuro di farcela fino al momento di entrare in camera dove lei comincia ad eccitarsi al suono del bolero di Ravel (nel quale la ballerina è al centro con gli uomini intorno che battono il ritmo sensuale in ascesa fino alla spumeggiata finale): una melodia che la bellezza fredda e statuaria di Bo Dereck non riesce ad animare per cui il protagonista rimane con le mani in mano per defaillance psicologica correndo subito da Julie Andrews, alias Mary Poppins per restare con lei. Julie Andrews in quel periodo inanellava un successo dopo l’altro.
Poi purtroppo aveva perso la voce che segnava il suo declino per poi riprendersi solo come attrice.
 Insomma a ciascuno la sua defaillance perché è solo un momento della vita che poi passerà. La voce di Julie comunque non ce la dimenticheremo mai mentre sulle défaillances non resta che stendere un velo, anzi un tormentone.





martedì 23 luglio 2013

ALICE FRA I PREDATORI





 I festeggiamenti di antica tradizione celtica si stanno sempre più espandendo anche in Europa dove il gusto per il macabro e l’horror (tipicamente inglese) sta riscuotendo grandissimo successo. Vedasi in primis le morbose attenzioni che si riservano a fatti di cronaca con delitti efferati e disgustosi.
I più inquietanti restano comunque quelli a sfondo religioso perché accompagnati da rituali satanici o quelli attinenti alla sfera del paranormale con presenze  ossessive e assassine.
Sul filone demoniaco uscirà prossimamente un film molto atteso non solo per le scene particolarmente crude e paurose ma anche perché ad interpretarlo sarà il grande attore Anthony Hopkins  nel ruolo di un esorcista alle prese con un’indemoniata. Il film, Il Rito, ricorda molto il primo di quella che poi fu una lunga serie, ovvero l’Esorcista interpretato da Richard Burton e Linda Blair riesumato dalla Tv anche recentemente.
Nel film ha una piccola parte anche la nostra Maria Grazia Cucinotta che affiancà Alice Braga  una giovane attrice sulla quale Hollywood sta puntando alla grande.
Nipote di Sonia Braga, la regina delle telenovelas brasiliane, Alice  si è messa in luce con film molto interessanti: Io Sono Leggenda con Will Smith e Predators, passando un filo in sordina con il bellissimo Crossing Over.
Ma il film più intrigante è di alcuni anni fa, Lower City, perché parla di un triangolo,   un argomento ampiamente illustrato anche dall’inserto di Sette del Corriere che dava spazio a Melissa P. la scrittrice che da ragazzina con il diario I Cento Colpi di Spazzola, si è fatta donna manager, nel senso che ha imparato a gestire la sua vita incanalandola in esperienze promiscue, come il triangolo appunto, pensando di essere l’autrice del suo sdoganamento.
Un po’ come quella canzone che recita : “…Per tutti quelli che lo fanno in piedi pensando di essere gli unici al mondo….Oh yes!”

Il Triangolo è sempre stato un tabù ma regolarmente praticato in tutti i Paesi. Capita, anche se ad indagare a fondo poi si arriva alla solita conclusione che alla base ci sono sempre tendenze omosessuali.
Poco male, sdoganate anche quelle, il triangolo è da un pezzo che va.
Quanto meno sullo schermo. E Alice Braga ne è stata la sublime interprete, presa di mezzo da due amici,   uno bianco e l’altro di colore,   che si invaghiscono di lei, spogliarellista di lape dance. Dapprima se la  contendono, poi trovano un’intesa per  godersela insieme. In una situazione analoga la domanda sorgerebbe spontanea: prima uno poi l’altro? No, proprio insieme, faccia a faccia i due e lei in mezzo. Questo è il triangolo proposto. Meglio pensarci prima di accettare. Non è certo quello di The Dreamers con i rivoluzionari sessattontini a Parigi.

Ma il cinema è finzione e tutto può accadere. Anche quello di affascinare perché Alice Braga ha colpito, per la sua spontaneità e dolce disponibilità l’immaginario del produttore di 11 Minuti il romanzo di Paulo Cohelo che l’ha ingaggiata per il film omonimo per interpretare il ruolo di Maria, una ragazza brasiliana la quale, delusa dall’amore, si ritrova a Parigi (gira e rigira si arriva da dove si è partiti come una sorta di giro dell'oca) a far la spogliarellista.
 Insieme a lei Mickey Rourke e Vincent Cassel. A forza di spogliarsi per gli altri in generale (11 minuti è il tempo che dedica per  scopare) e per un pittore in particolare, ritroverà la gioia di vivere e un nuovo amore. Un film importante che Alice Braga, pur essendo  un’attrice ancora in ascesa,  ha soffiato a sue colleghe molto più affermate.
Il  suo fascino ambrato si differenzia da tutte le star latino americane, come Jessica Alba, Eva Mendes ed Eva Longoria, per l’espressione molto infantile quasi stupita verso il mondo che la circonda, come una sorta di Alice  nel mondo delle “Favelas”: con 11 Minuti da girare e a sua disposizione tutti avrebbero puntato su un successo galattico. Invece no di Alice delle Favelas non si è più sentito parlare tanto che quando si dice Braga si continua a pensare alla zia Sonia, come una sorta di La Fava e La Rava mentre Alice resta sempre quella delle favole di cartoon.




domenica 21 luglio 2013

TERRA D'IRLANDA

                                  ALLA CORTE DI PIER PAOLO

A tutti noi è capitato di mangiare a qualche tavola imbandita, come ospite invitato. Per diversi anni ho avuto l’onore di sedere a capotavola a fianco di Pier Paolo Puglisi, che mi chiamava l’Irlandese, professore ordinario di Genetica a Parma, grande maestro nell’insegnare l’etica del gratuito, insieme a tanti luminari provenienti da tutta Italia. Sua moglie Ileana che lui definiva eroica mi chiamava “la creatura” ed io la vedevo come una sorta di suorina (aveva studiato dalle Benedettine) fino al giorno in cui parlando in confidenza mi fece intravedere le calze nere sorrette da una giarrettiera per insegnarmi ad andare oltre le apparenze. Dietro la facciata di dolce casalinga (in realtà docente di genetica anche lei) si nascondeva una donna passionale rimasta fedele al ricordo del marito che ha onorato senza mai risposarsi perché lui era la sua anima.
Incontrandola in questi giorni dopo tanto tempo, dopo aver ricordato il nostro passato, mi ha donato un libro, Il Tenente Lombardo, che tratta dell’Unità d’Italia, il Brigantaggio e Napoli, scritto dal professore mai dimenticato per la personalità effervescente e profondamente colta
Le sue cene (spesso cucinava lui) erano sempre a tema perché di ogni piatto raccontava la sua storia dalle origini ai giorni nostri. Tutto trasudava cultura e progettualità perché anche la tavola imbandita era una sorta di laboratorio dove si sperimentava di tutto, copioni cinematografici compresi. “Qui stai facendo l’Università” mi diceva ed era vero perché in quattro anni ho imparato tanto ma soprattutto ad apprezzare la generosità e la simpatia di questo professore pur non conoscendo in pieno il suo attivismo pubblico.
Che ora leggo fra le righe della prefazione: “Di grande intelligenza, nemico delle ipocrisie, dei falsi valori, si battè per una ricerca scientifica attenta ai bisogni della società. Le sue ricerche anticipano di uno o più decenni i tempi. Scienziato quindi ma anche una figura particolarissima di umanista che ha saputo coniugare il sapere scientifico e una profonda cultura con la tensione morale  e idealista. In questa ottica svolge un lavoro pionieristico a Cuba e poi in  Vietnam dove agli inizi degli anni ottanta, grazie ad un progetto con la Regione Emilia Romagna, crea un laboratorio per la produzione di antibiotici tuttora attivo. Nel suo percorso c’è stato anche il ’68, da lui vissuto in prima linea come leader carismatico.”
Grande Pier Paolo!
                                 
TERRA D’IRLANDA
Brucia di fuoco il mare d’Irlanda
Sentire vento dalle brune scogliere
Gettate a picco su quelle coste
Antica difesa di solidi Castelli.

Impeto e sogno,
ardimento e passione,
ruggisce fiero quasi gemendo,
quasi danzando il mare d’Irlanda
quasi si gonfia e schiuma in rivolta
del nobil ribelle di bianco cinto e corona.

E un canto intona profondo nel verde
Blu scuro delle sue acque in burrasca,
un malinconico canto irriverente
spinto dal vento quasi un lamento
di torre che porta e scivola via
andandosi a perdere nella foschia,
là dove trova inizio e fine
andata e ritorno al suo ondeggiare
d’Irlanda il grande splendido mare.

COLIN E GOSLIN LE REGOLE DEI DURI

 “Sono appena uscito di galera”
Questa è la frase usata per rimorchiare da Colin Farrel che assicura fa sempre molto presa sulle ragazze.
I produttori gli hanno creduto (e come potevano altrimenti?) tanto da inserirla in una scena rivolta a una ragazza in un bar nel film  “Le regole del Sospetto” con Colin Farrel e Al Pacino.
Quest’ultimo nel ruolo del maestro addestratore della recluta Colin al quale insegna, dopo averla sottoposta a una serie di test dalla violenza inaudita, di non fidarsi mai di nessuno ma solo di sé stesso.
In pratica, lo incita a seguire la regola numero uno delle arti marziali là dove dice il saggio:”Se incontri il tuo maestro, uccidilo”.
Questo dopo esser diventato grande, è ovvio. E Colin Farrel grande lo è diventato veramente, non tanto per la folgorante interpretazione di Alessandro quanto per tutto ciò che ne è seguito: una serie di film che hanno messo sempre più in evidenza una tempra da duro. Molto duro e proprio per questo anche   gentiluomo.
E’ il suo momento perché appare in questi giorni in un trhiller robusto e asciutto ambientato in una Londra da Cartoline dall’Inferno. London Boulevard è il titolo dove Farrel è reclutato come guardia del corpo di una star del quale ne subisce il fascino “perché appena uscito di galera”.
Insomma l’avanzo di galera è il passpartout con il quale Colin Farrel apre il cuore e non solo delle donne, da quella qualunque alla divina. Che in questo caso è Keira Knightley in versione attrice famosa tampinata dai paparazzi nonostante abbia chiuso misteriosamente con il mondo del cinema.
Scoperto che la sua ritrosia non era bizza da diva ma il dolore di una ragazza stuprata durante la lavorazione di un film girato a Firenze dal suo produttore, Colin si prende cura di lei   fino al momento della resa dei conti con gli amici di merende prima di migrare all’estero con la star.
Decisione fatale, in cui ci lascerà la vita, che ricorda molto la resa dei conti di Robert De Niro nella Sfida, prima di partire con la fidanzata.
Se Keira rimane un filo in ombra con questa interpretazione anche se sofferta da farci riflettere sul destino che accompagna le star come facile preda di criminali, ladri e avventurieri che dopo averle violentate in tutti i modi  le sottopongono a ricatti umilianti,dove però colpisce per il look molto Londra decadence   (spolverini lunghi, magliette che coprono fino alle dita delle mani, capelli lunghi e incolti con basco e occhiali buio pesto), Colin  fa la parte del leone, purtroppo dal cuore d’oro. Una piccola debolezza che gli fa risparmiare una pallottola puntata per vendicare un vecchio,  contro un ragazzo suo assassino.



Un leone non deve mai fermarsi là dove ti porta il cuore,  ma sbranare e basta. Questo è il mestiere per il quale è stato creato. Il suo ruggito deve fare eco per tutta l’eternità come lo è stato per Alessandro il Grande.
Che comunque Colin ha preso alla lettera perché in seguito si è calato nel ruolo del vampiro della porta accanto in un film in cui si scatena nel sbranare le vittime di un quartiere fino alla resa dei conti con il solito ragazzino (Anton Jelchin) che aveva risparmiato proprio perché alla fine possa sbarazzarsi del mostro. Il film Fright Night è particolarmente cruento (giusto per I Giardini della Paura serie Horror da cinema della parrocchietta dello scorso anno a Parma) con scene di sesso molto esplicite rese ancora più fisiche al cinema dall’aggiunta del 3D. Poteva bastare? A noi sì, perché il tema del maestro e recluta nella lotta infernale è stato ampiamente approfondito da Colin Farrel con questa trilogia de’ Le Regole del Sospetto, London Boulevard, e Fright Night, anche se in modo violento e in salsa horror. Ma Colin Farrel non contento ha voluto chiudere in bellezza e in maniera brillante, cercando di strappare qualche risata con un film il cui titolo la dice tutta: Come Ammazzare il Capo ed essere Felice. Appunto!
                                         


ps  Quello dell’attentato al Capo è un tema molto attuale, visto le ultime rivoluzioni in Medio oriente contro i dittatori, e viene affrontato anche da grandi attori come George Clooney (con interprete Ryan Goslin) e Robert Redford i quali si cimentano come registi per approfondire varie tematiche tutte a sfondo politico.