sabato 13 luglio 2013

CON LA CERTOSA NASCE IL M ITO DELLA ZIA

      Fra le tante fiction di Rai Uno sono le miniserie a riscontrare i maggiori consensi proprio perché la tengono corta, come si suol dire, concentrando la storia in poche puntate così come è stato fatto, scegliendone fra le tante, per Walter Chiari, Violetta e la Certosa di Parma.
Una fiction quest’ultima che ha suscitato curiosità grazie alla regia di CinziaTH Torrini che ha firmato anche la lunga serie di Elisa di Villombrosa gradita al pubblico solo nella prima parte, proprio a conferma di quanto detto sopra.
Infatti la regista ha fatto tesoro di questa circostanza concentrando la Certosa in sole due puntate che bastano e avanzano.
Sì perché sono tutte protese a fare una sorta di minuetto intorno alla protagonista Marie Josèe Croze mentre la passione nasce cresce e corre con il bel nipote, Fabrizio Del Dongo, interpretato da Rodrigo Giurao Diaz.
Il quale si mostra a lei in piena forma trionfante dopo che la zia lo ha incitato ad uscire dalla tinozza  del bagno senza vergogna: “…perché ti ho visto nascere”. E  crescere. Chapeau!, sperando che poi corresse battendo la cavallina.
Ma a cavalla donata non si guarda in bocca e fu così che il bel Fabrizio voltò le spalle alla sensuale e conturbante zia, non prima di aver dato uno sguardo furtivo alle sue nudità esposte perché lui, ovviamente, non l’aveva vista nascere. La zia.
E allora è proprio così che nacque il mito della zia e del nipotino che tanto ha ispirato letteratura e cinema del novecento fino ad arrivare ai giorni nostri con questa fiction de’ La Certosa di Parma.
Negli anni ’60 il tema era trattato in un romanzo di Ercole Patti “Un Bellissimo Novembre” ambientato in Sicilia dal quale è stato tratto il film con  Gina Lollobrigida la quale, già in età matura, mostrava le sue grazie ancora in tutto il lor splendore naturale (non c’era ancora il sospetto silicone), per sedurre il nipote che gradiva e coglieva.
Quello della Lollo era il ritratto di una zia meridionale sensuale e innocente ben diverso da quello tenebroso ed inquietante che ne aveva fatto Lisa Gastoni in Grazie Zia  scosciata e a tutto pelo perchè lascivamente consapevole nel voler conquistare tutti i maschi di famiglia. Un leit motiv riportato poi con altrettanto successo da Laura Antonelli in quel Malizia  che l’ha resa famosa a livello internazionale, Francia in primis per una sequenza indimenticata dove era inquadrata in cima alla scala per pulire i vetri, facendo intravedere giarrettiere e mutandine nere con il sederino dondolante mentre il padrone sbirciava da dietro il giornale e il signorino si toccava dietro la porta.
E’ bastato quel flash per ispirare autori fotografi (che hanno avuto come modella nientemeno che Carla Bruni, alle prese con un quadro d’arte) e spot pubblicitari del silicone Saratoga.
Ad ereditare il successo ed alimentare il mito è ora l’attrice Marie Josèe Croze scelta per interpretare la zia conturbante sposata a Parma al vecchio Sanseverina per diventare duchessa, la quale sembra esser molto entrata nella parte.
La sua infatti è una bellezza molto fine ed aristocratica, rafinata in società che si apre con una sensualità di rara intensità fra le lenzuola dove spicca l’accoppiamento amicale  con il conte Mosca al quale offre la bocca con saettar di lingua ritmando in sincrono il bacino per il preludio dell’amplesso.
Dopo tante bellissime miss che si mostrano nude facendo musetto eccitato senza mai muovere la parte bassa (di pertinenza solo del maschio) finalmente un’attrice sessualmente viva.
 La Croze ha un curriculum abbastanza insolito non avendo mai sbagliato un film avendoli scelti con cura fra ottimi autori: Le Invasioni Barbariche con il quale ha vinto a Cannes, Munich di Steven Spielberg (sulla strage delle teste di cuoio alle olimpiadi di Monaco), Nessuno Deve Sapere diretta da Guillaume Canet e La Farfalla e lo Scafandro film molto particolare sulla disabilità di Julian Schnabel.
Insomma, una grande professionista,   giusta per una produzione italo-francese a favorire gli scambi import-export delle proprie eccellenze.
Alimentari in primis perché la cultura in tempo di crisi passa in secondo piano, per cui se lo Jambon crudo e le fromage de Parmà i francesi lo conoscono già, su Parma si aspetta una pioggia di escargots e foi gras.
E così il resto dell’Italia è rimasta a guardare, mentre la Certosa è andata alle stelle. Più che la fiction, potè lo stracchino.

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