venerdì 19 luglio 2013

CANNES, UN PAESE PER VECCHI.

   

Amour. Questa è la verità. Cannes ha premiato l’amore, quello infinito che  accompagna per tutta una vita scelta per vivere insieme, fino all’eternità.
E’ il trionfo dell’amore coniugale, non per rispetto della legalità ma per coraggio di vivere la quotidianità con complicità, fantasia e cultura in alti e bassi che si intrecciano armoniosamente come le strimpellate di un pianoforte, suonate per suggellare le affinità elettive di una unione esclusiva e totale.Fino all’ultimo respiro.
Amour ha ricevuto la Palma d’Oro come miglior film 2012 assegnata dal Festival di Cannes che ha preferito opere di autori di mestiere come il vecchio Haneke ed emergenti come Garrone (Grand Prix per Reality) puntando su attori della vecchia guardia francese (Jean Louis Trintignan ed Emanuelle Riva) o premiando attrici del tutto sconosciute (Cosmina Stratan e Cristina Flutur, Al di La delle Colline di Cristian Mongiu) perchè venute dall’Est che in questo Festival hanno sempre trovato apprezzamento in attesa di sbarcare poi nelle sale dei cinema d’Essai a far sbizzarrire i cineforum allestiti per le elucubrazioni mentali volte a fornire interpretazioni nello sforzo di tradurre storie di uno spessore fin troppo pesante.
Quelle storie così ben parodiate sui palcoscenici di Zelig con la mitica coppia venuta dall’est, Petrikke e Cripta.  Per dire come la pensano gli
italiani. Ignoranti! Così quest’anno anche Nanni Moretti in Giuria, escludendo le grandi produzioni americane, ha trovato il riscatto per tutti i suoi film da cineamatore osannati dai critici ma disertati nelle sale.
I Francesi sono più raffinati, questo va detto, perché non solo sanno rendere omaggio alle loro vecchie glorie, ma concedono ampio spazio a tutte le minoranze del settore cinematografico che, comunque Cannes, stanno emergendo come un’ondata irrefrenabile.
Amour è stato premiato per il messaggio d’amore ideale fra due sposi, marito e  moglie, mamma e papà, ma soprattutto amanti. Un amore sublime dal quale l’unica figlia(Isabelle Huppert) si sente esclusa e lontana.
Quella che può sembrar freddezza di amor filiale di fronte alla tragedia della madre, malata allo stadio terminale, è solo una mancanza di coinvolgimento da imputare ai due genitori che l’hanno esclusa dal loro rapporto di coppia vissuto in simbiosi come quello di una madre ed un figlio devoto.
Se i due anziani protagonisti si sono conquistati tutti gli applausi per l’interpretazione di grande intensità emotiva da strappare molte lacrime, Isabelle Huppert si è distinta sul Red Carpet sfilando in completo assolutamente maschile, con camicia bianca e tailleur pantalone nero a rimarcare la sua autonomia e a sfidare tutte le dive e star in lustrini e strascichi. Se lo può permettere, perché se Marion Cotillard è la Star lei è l’attrice francese per eccellenza. Quella dei Festival soprattutto nei quali ha fatto incetta di premi e riconoscimenti trovando riscontro nelle sale fra il pubblico avendo sempre incarnato una grandissima quantità di personaggi comuni in tutte le loro sfaccettature, dai vizi privati a pubbliche trasgressioni, da virtù nascoste a pubbliche condanne, nei quali le donne francesi hanno potuto identificarsi: donne pettegole di provincia o donne della media-borghesia dal fascino discreto e appannato che trovano sfogo nella trasgressione di una vita parallela fino a raggiungere la più disgustosa perversione. Nella Pianista, sempre di Hanek, arriva ad annusare fazzolettini, lasciati dalle coppiette in macchina che lei spiava, impregnati di sperma.
Con La Vera Storia della Signora delle Camelie, nel ruolo di Alphonsine du Plessie è riuscita nell’intento di tracciare un ritratto inconsueto di Violetta-Valerie o Marguerite Gautier, rappresentandola come una bambina innocente golosa di sesso: “Gli uomini mi vogliono perché a letto con me si divertono” E la citazione ha fatto centro, più di quanto potè la sua partecipazione al Kolossal Hollywoodiano I Cancelli Del Cielo dove appariva completamente nuda, bellissima con un corpo di bimba sensuale, disinibita e violata. Ma l’innocenza non l’aveva mai perduta fin dagli esordi con il film dei Fratelli Taviani, nelle quali due coppie si scambiano i rispettivi ruoli a causa delle Affinità Elettive che rendono lecito anche un tradimento sublimandolo in nome dell’amore vissuto fino alla morte.
Appunto. Così Isabelle Huppert, con le affinità elettive che caratterizzano l’amore idealmente puro, ha chiuso il cerchio magico della sua carriera raggiungendo l’apice mantenendo quella invidiabile forma adolescenziale di tipo androgino, nella consapevolezza di rappresentare per il suo Paese il prodotto DOC da esportazione. Molto francese e molto snob. L’amour? Adesso è roba da vecchi.













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