martedì 5 novembre 2013

COSI’ E’ SE VI PARE.


Quando il Paese è piccolo la gente mormora. Ma anche quando è grande perché spettegola globalmente davanti al p.c.
In Così è Se Vi Pare a Teatro Due di Parma dall’1 al 3 novembre, la gente chiacchiera davanti alla Tv scoppiata e fatta a pezzi, per cui non resta che raccogliersi seduti sul divano in un salotto non propriamente buono a spiare e commentare il vicinato.
Come una volta dove nei piccoli Paesi le vecchie e i ragazzi si riunivano seduti sulla porta per osservare il passeggio delle famiglie vestite a festa la domenica o quelli che tornavano dal lavoro nei campi in bicicletta nei giorni feriali.
Gli uomini traballavan sul sellino stante la puntatina d’obbligo all’osteria mentre le donne con le mani callose ed il fazzoletto in testa pedalavano in tutta fretta per preparar la cena alla famiglia. Questo avveniva al nord dove le donne hanno sempre preso parte attiva nel lavoro alla pari degli uomini anche se penalizzate un filo nella busta paga. Ma questo è un problema a tutt’oggi irrisolto.
Ad ogni modo Nord e Sud sono sempre stati accomunati nelle chiacchiere di Paese, mentre in città c’erano quelle di condominio dove qualcuno era, ed è  anche fortunato di trovare coinquilini che più che buongiorno e buonasera non lo scambino, anche se  a volte capita, a finestre aperte d’estate, di osservare involontariamente  quanto avviene intorno sperando che non ci sia un assassino come In Finestra Sul Cortile, Misterioso Omicidio a Manhattan oppure Scoop, dove  i vicini si trasformano in dectetive-fai-da te per smascherare il colpevole e consegnarlo alla giustizia.
E’ quanto si vorrebbe che avvenisse in Così e’ se Vi Pare di Luigi Pirandello, una commedia incentrata sull’invadenza dei vicini i quali, pur di andare in fondo alle loro supposizioni di dectetive improvvisati, chiamano il Prefetto per costringere le persone fatte oggetto del loro pettegolezzo di spiegare il comportamento anomalo (constatato dal fatto che il genero interloquisce con la suocera del piano di sotto, al posto della moglie chiusa in casa) mettendo a nudo i loro sentimenti. Per valutarli.
Come se si potessero valutare i sentimenti di una persona!
La verità fa male, canticchia uno dei protagonisti.  Ci voleva anche S.Remo e Caterina Caselli a dare un tocco di grottesco al testo Pirandelliano di una commedia che già di sua è grottesca.
Infatti gli attori con tutta la buona volontà non riescono a farci ride’ se non vestendo panni caricaturali come nelle comiche di Ridolini con il bastone del cieco che volteggia in aria o gli scatti nevrotici del ragazzino “checo” attorniati da amici e parenti in fregola per sapere la verità dei tre vicini. Le verità sono dunque tre, una per ciascuno dei personaggi chiamati in causa: il primo nell’affermare che il genero è pazzo, il secondo per ribadire che ad essere pazza sia la suocera, il terzo per confermare di essere esattamente come dicono marito e suocera. Insomma qual è la verità?
Risata finale e  Da-da- umpà delle Gemelle Kessler come musichetta di chiusura.
Applausi applausi applausi: gli attori sono usciti tre o quattro volte per raccogliere gli applausi a scroscio.
Finalmente la commedia è finita: gli amici se ne vanno, che inutile serata… non tanto per l’allestimento scenico da carcasse di food valley e la regia caleidoscopica di Alessandro Averone in una sorta di pout pourri fra sorrisi e canzoni, quanto per il messaggio un filo deprimente per ribadire quanto il pettegolezzo (spesso tradotto in calunnia) da Paese piccolo sia a tutt’oggi molto diffuso e praticato.
                                
 LA MIA FINESTRA SUL CORTILE

Se gli Italiani con l’ultima edizione del G.F. hanno dimostrato che dei reality non gliene può fregar di meno (alzi la mano chi si ricorda il nome del vincitore), dall’altro stanno mettendo in pratica l’insegnamento che ne hanno tratto: se vuoi essere qualcuno devi esporti 24 ore su 24.
Bandita ogni forma di inibizione, gli italiani da guardoni si sono fatti protagonisti esibendosi a tutto spiano dalle proprie abitazioni.
Infatti, l’ultima moda è proprio quella di togliere le tende per restare in bellavista.
Lo si può notare in Centro Storico della mia città dove i vicoletti stretti ed i cortiletti interni fra i quali anche qualche cavedio, lasciano poco spazio tra un muro e l’altro per cui si può infilare agevolmente il naso nell’abitazione di fronte ed assistere spettacoli casalinghi:
- studentesse straniere in monolocali che studiano mollemente adagiate sul lettino girandosi e rigirandosi lasciando il culetto all’aria coperto solo dal filo del perizoma;
- signore di una certa età, rimaste single, che in un’atmosfera salottiera con tanto di candele e fumi di incensi sono stravaccate in sottoveste a vedere la Tv con le carni tremule che dondolano sotto le cosce;
- ragazzine che stanno sedute sul Water seguendo la musica con le cuffie; ragazzi a torso nudo e slip che, davanti ad un computer navigano cazzando la randa che ogni tanto accarezzano;
- coppie che dal vicino Hotel si tolgono l’accappatoio dopo la doccia offrendo una visione panoramica.
Non c’è più privacy in questa vita spudorata che, in maniera così esposta, rischia di farla diventare una sorta di reality in cui tutti siamo protagonisti e Grande Fratello al tempo stesso: Molto inquietante: la realtà sta superando la fantasia descritta da Orwell in 1984 dove c’era un solo Grande Fratello che controllava tutti senza che questi potessero a loro volta controllare gli altri.
Che sia questa la fine del mondo? La fine del privato come rifiuto della propria identità e conseguente affermazione di individuo perso in un abbraccio globale immerso nel nirvana?
Vado a chiudere le finestre.
(


 



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