martedì 4 febbraio 2014

LA GUERRA FREDDA DEGLI OSCAR


L’attesa per gli Oscar si sta facendo sempre più spasmodica creando tensioni in un clima di veleni e colpi bassi nello star system.
Il quale ha sempre dettato le sue leggi almeno in fatto di Premiazioni della più famosa statuetta per creare nuovi miti e le nuove tendenze dalle quali sono sempre state bandite le guerre di religione. Ovviamente per neutralizzare i bollenti spiriti degli islamici perché a comandare a Hollywood sono sempre stati gli Ebrei in un trionfo di Kolossal di Mosè memoria fino ad arrivare ai Peplum dai classici Greci a quelli Romani cavalcando i giardini di Nabuccodonosor dal Tigri all’Eufrate fermandosi ai Racconti di Alì Baba e le Baiadere degli harem.
Le guerre in Medio oriente vengono prese in considerazione solo se a far bella figura sono gli Americani in proprio o alleati ai Partigiani in loco. Che comunque non sono mai quelli di matrice islamica perché anche se gli oppositori si considerano Partigiani in Guerra, per il mondo intero restano terroristi da combattere. Niente Oscar per loro.
Stabilite le regole e le gerarchie restano le alleanze fra le varie case di produzione sul filo del do ut des, ovvero tu dai due fighe a me e io non ti do un cazzo. Perché a Hollywood vige sempre la legge del più forte, che fino ad ora ha parlato ebraico.
Come Woody Allen regista super premiato, supervalutato, super pagato e soprattutto super perdonato come genius loci.
E’ lui infatti il genio della grande industria Hollywoodiana dove sforna ogni anno un capolavoro da catena di montaggio, così come si è  da lui stesso definito il grande regista.
Infatti nonostante si ripeta con le tematiche rinnovando solo le location e il cast degli attori, è sempre ossequiato come il più grande degli autori cine, anche se poi capita di vedere fra gli spettatori qualcuno che si addormenta entrando in coma. Non è piacevole a dirsi ma questo è, perché ultimamente Woody si è un filo afflosciato. Sarà l’età saranno i massaggi di Soon Yi sempre più difficili in un menage diventata una routine, ma quel che è certo è che la vena di Woody si sta un filo esaurendo attingendo un po’ quì e là dalle commediole europee, quelle italiane in primis dalle quali copia copia copia come un qualsiasi dilettante. Dispiace dirlo ma questo è.
La formula è semplice: prendi una città importante, meglio se capitale, illustrala come una cartolina, poi ingaggia attori e attrici in auge contornandoli di caratteristi nativi e prendi spunto da copioni collaudati. Blue Jasmine con Cate Blanchet per esempio sembra ispirato al film Nessuno Mi Può Giudicare con Paola Cortellesi che da ricca si ritrova povera a fronteggiar il quotidiano in mezzo a poveracci di periferia.
Così da Roma alla Garbatella come da New York a S.Francisco la location è sistemata.
Questo è un plagio bello e buono ma chi ha il coraggio di contestarlo a Woody? E’ una causa persa in partenza per cui meglio ricorrere al sottobosco andando a raccogliere pezzi dalla spazzatura dei giornali di gossip per rinverdire il menage di Woody con Mia Farrow portando alla ribalta il vizietto del pedofilo molestatore. In alcune righe dei giornali di allora si leggeva che la baby sitter avesse trovato la testa di Woody fra le gambe di una bambina adottata, forse in realtà solo per annusare la popo’ del pannolino se l’aveva fatta grossa oppure liquida, ma tant’è che la chiacchiera si è gonfiata.
Guarda caso in occasione del divorzio nel quale è risaputo che, specie in America, i coniugi non si risparmiano colpi bassi ricorrendo alle più ignobili accuse pur di vincere la causa per risarcimento danni e alimenti.
Ora la domanda è: chi ha interesse a rispolverare queste voci maligne per denigrare Woody Allen? Sicuramente chi teme per la vittoria delle protagoniste Cate Blanchet e Sally Hawkins entrambe candidate all’Oscar così come lo sono Amy Adams e Jennifer Lawrence, per American Hustle nonché Meryl Streep e Julia Roberts per i Segreti di Ossage County. Curiosamente tutti questi due ultimi film hanno in comune le razzie perpetrate contro i più deboli come i nativi indiani o i piccoli risparmiatori, per fortuna espressa solo in teoria come da copione mentre Woody Allen questa teoria la mette proprio  in pratica rubando i copioni. C’è differenza.
Insomma il sottobosco si è messo all’opera: vedremo di chi sarà l’acuto sul palco degli Oscar.
Perché se un regista nel privato ne fa di ogni, sullo schermo con le attrici e attori deve essere geniale nel farli recitar magistralmente contribuendo a creare o alimentare il mito della star.
 E’ questo che si prefigge Woody.  Infatti il film mica è candidato.
Quanto al gossip ormai è superdatato e digerito dai fans di Woody per cui Mia Farrow non deve  aver apprezzato  il cameo di Midnight Paris nel quale il regista nel viaggio retrò fra i protagonisti del periodo Charleston ha inserito Daisy la compagna di Fidgerald  come una folle sempre ubriaca con un chiaro riferimento alla interpretazione di Mia Farrow nel Grande Gatsby: lui geniale e lei l’alcolista.
Così Mia Farrow evidentemente si vendica facendo riapparire un mostro pedofilo e lei una santa.
Ruggine e rancori mai sopiti di una vecchia coppia dove più che l’arte a farla da padrone son le corna: purtroppo dietro ogni grande genio c’è sempre una donna innamorata pronta a fargliele. Il genio è solo uno.



 

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