giovedì 6 febbraio 2014

LE IDI DI MARZO, UN FILM ROBUSTO.


   

 Le Idi di Marzo è un film diretto e interpretato da un robusto George Clooney (Mike Morris) che dimostra di sapersi destreggiare nel mondo della politica fra pubblico e privato, ricevendo il plauso anche dal Presidente Obama  tanto da averlo reclutato per la sua campagna elettorale offrendogli quel ruolo che nel film era di Ryan Goslin (Stephen Meyers): “…se io credo, sono disposto a tutto”.
E Obama ha tanto bisogno di persone che credano in lui perché non sa più a che Dio pregare.
Presto detto: “Non sono Musulmano, non sono Ebreo, non sono Cristiano né tanto meno Buddista, ma sono qui per fare gli interessi di tutti voi. Indistintamente.”
Questo è lo slogan che lancia Clooney nel film raccogliendo i consensi come candidato democratico. Di stampo robusto, come dicevamo sopra, con la voce calda e baritonale, capello sale e pepe e per nulla disposto al compromesso imposta una campagna elettorale all’insegna della massima integrità senza sconti per nessuno.
Men che meno per le donne, le quali non sono certo le sue muse ispiratrici volgendo tutta la sua ammirazione per quella sorta di figlio "Brutus" (Ryan Goslin ) ritenendolo unico nel portare avanti fino in fondo ciò in cui crede. Senza sconti per chi sbaglia, compresi i potenti.
Primo fra tutti il Candidato per cui lavora e nel quale all’inizio credeva ciecamente (George Clooney) e che lo ha deluso perché “deve sapere che non può scoparsi una stagista di 20 anni”.
Sì, ma questo anche lui glielo dice dopo che la ragazzina è morta dopo un aborto per una eccessiva dose di farmaci. Ad interpretare il ruolo della ragazzina è Evan Rachel Wood (Molly)   tratteggiata in un ritratto nel quale la sfrontata impudicizia è mista a una commovente fragilità che ricorda molto Marylin Monroe perchè vittima di un gioco politico più grande di lei nel quale resta il dubbio che il suicidio sia stato provocato da qualcuno dello staff, troppo zelante, per soffocare lo scandalo di una relazione pericolosa.
“Hai sbagliato e sei finita” gli aveva urlato in faccia la terribile verità il Bruto-Stephen dopo che anche lui se l’era scopata, facendole fare i bagagli prima di passare dalla clinica per sbarazzarsi del bambino del “candidato Presidente”.
 Della serie si predica sempre bene ma si razzola male. Un classico della politica e non solo.
Nessuno sconto, nemmeno per l’altra ragazza, giornalista in “gamba” interpretata da Marisa Tomei  in un ruolo di spocchiosa, antipatica e arrivista con ineluttabile destino da single per scelta perché votata al suo lavoro svolto con un fervore che rasenta il fanatismo tanto sono chiare le sue idee di voltagabbana dove non c’è spazio per l’amicizia ma solo per quello scoop vincente a favore di un Capo o di una Testata importante. Ma chi sbaglia ha chiuso e anche per lei si chiudono le porte di accesso al potere.
Ma dalla lista nera il regista George Clooney non cancella nemmeno la moglie del Candidato che presenta orgoglioso in pubblico come una sorta di futura impeccabile first Lady in stile Jacky : “…sposato da 11 anni, quando c’è una discussione alla fine ha sempre ragione lei”,  ma la contesta nel privato perché cerca di indirizzarlo fra carezze e sorrisini dolci al compromesso. Le donne non hanno ideali secondo Clooney, anche se dotate di buon senso.

Il vero gioco politico è tutto maschio. La scena è tutta per loro nella quale combattono fra colpi bassi e tradimenti, facendosi più che le ossa i muscoli, dove nessuno è senza macchia avendo la certezza di aver vinto solo quando “hai l’asso in pugno”: prima e dopo. Molto robusto.
Infatti Brutus, dopo aver sbagliato anche lui per un approccio segreto con la parte avversa, riconquista il suo ruolo grazie a una forma di ricatto verso il candidato, che tiene così, come una sorta di eminenza grigia, in pugno. Film molto robusto come dicevamo sopra. Se la politica è colorata il vero potere è in bianco e nero.
Il film si ispira a una storia vera, tratta da una pièce teatrale Ferragut North di Beau Willimon: quella del candidato democratico Howard Deam alle primarie del 2004 con il quale ovviamente non ha vinto le elezioni (confermate a Bush).
Come con i Kennedy e Marylin Monroe, la vittima sacrificale impersonata da Evan Rachel Wood (Molly) non ha portato fortuna, servendo così la sua vendetta. Più che fragile, molto robusta.

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