giovedì 27 febbraio 2014

MY FAIR BABY

Giovani, Carini, Disoccupati…Già, il problema esisteva anche anni fa, quando ad interpretarlo era una giovanissima Winona Ryder. La quale, dopo una pausa di riflessione stante il vizietto da cleptomane, aveva trovato finalmente lavoro in un film corale con tanti protagonisti importanti, diretto da una donna Rebecca Miller, The Private Life di Pippa Lee.
E’ la storia che tratta il rapporto di una giovane con un uomo anziano (Alan Arkin) il quale si esaurisce quando il pigmalione ha finito il suo lavoro trovandosi fra le mani, non più una ninfetta in fregola, ma una donna sicura che ha preso coscienza di sé.


La creatura gli sfugge dalle mani, così come possiamo vedere nel film Basta che Funzioni dove un genio anziano sposa una ragazzina (Melody) per istruirla di tutto il suo sapere.
La differenza fra Pippa Lee giovanissima (Blake Linley, poi in età matura sostituita con Robin Wright Penn) e Melody (Evan Rachel Wood) è molto marcata e sostanziale.
Sì perché la prima si sposa con un bagaglio di esperienze sessuali  e trasgressive alle spalle, mentre la seconda è completamente svaporata e naive, persa in un modo surreale di fantasia animata da uno spirito ardente che beatamente si alimenta della genialità del vecchio sapiente.ma che trova la soddisfazione nella carne incontrando un ragazzo della sua età, di sani appetiti sessuali (Henry Cavill), il quale le fa conoscere il vero amore.
Pippa Lee, invece dopo un menage deludente con un uomo di trent’anni più vecchio di lui (perchè ci riprova con un’altra giovane amante (Winona Ryder che lo tradisce con Keanu Reeves) a cinquant’anni vuole ritrovarsi ripercorrendo la strada sessualmente trasgressiva della gioventù facendo esperienze di ogni genere (anche lesbo con Julianne Moore). Ci sono diversi cammei inseriti nel film: quello di Maria Bello nel ruolo della madre di Pippa Lee e Monica Bellucci in quello della prima moglie suicida del vecchio….
Se entrambi i film si dipanano sul filo della battuta intelligente affrontando i temi con leggerezza, si avverte subito, anche dal semplice racconto, una sostanziale differenza fra una regista come Rebecca Miller e un genio come Woody Allen: la prima, come donna affronta l’argomento puntando sulle donne ed il loro perenne vittimismo mai risolto nonostante le battaglie femministe, mentre il secondo è un inno alla vita e alle donne come fonte di ispirazione e di grandissimo piacere.
E’ chiaro che Woody ne esce ancora una volta vincente.  Ed è ancora più chiaro che nei ruoli di pigmalione dei due vecchi Alan Arkin e Larry David,si siano identificati i due registi/e.
                     
                          

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