domenica 23 febbraio 2014

STREGHE VAMPIRI CANNIBALI E BUFFONI: REPLICA IN CRONACA DI ORDINARIA PAURA


Una sera sono rientrata tardi perché sono andata al cinema come al solito ai Giardini (di S.Paolo) della Paura dove proiettavano un film di Carlo Verdone con Michela Ramazzotti, Zora la vampira.
Il film più demenziale che abbia mai visto fra quelli di Verdone che tra l’altro ho faticato a seguire perché parlato in romanesco stretto.
Roma sembrava un Paese straniero. Terribile.
Un’occasione comunque per Carlo Verdone per riproporre un nuovo personaggio, il commissario a caccia di clandestini assassini (Dracula e il suo servo) in chiave ironica sul filo dei serial americani, ispirato nella trama al film di Coppola, Drakule con Winona Ryder e Gary Oldman (il vampiro più intrigante della cinematografia americana) dove facevano comparsa le tre puttane del diavolo fra le quali anche Monica Bellucci, per la prima volta ingaggiata in America.
Ma l’America la Bellucci l’ha trovata in Francia dove le hanno fatto ponti d’oro assurgendola al ruolo di Marianna e servendole fra le mura domestiche il loro beniamino Vincent Cassel (leggi pure Lecass che non si sbaglia).
Entrambi impegnati questa sera in coppia per il Patto Dei Lupi  (su Rete Quattro) che non mancherò di vedere anche se il “cuore batte sul cinque” con Natalie Portman.
La Bellucci con questo film si è confermata come Madame La Putaine, un ruolo di cui ha faticato a liberarsene perché portato avanti all’infinito sotto la regia di importanti autori.
Facendo zapping, sto dando un’occhiata a Viale Flamingo (iniziato in questo momento su rete 4 e di cui ricordo il sequiel Flamingo Road, poi sospeso per mancanza di fondi) con Joan Crawford (in versione bionda con la permanente), un’attrice che offre tre spunti di riflessione (escludendo  la citazione iniziale che introduce il film dove spiega che certi poveracci pur lottando con le unghie e con i denti per arrivare al successo, poi non sanno cosa farsene. Su cesso? Chicago è ovvio…)
- Il primo è quello indirizzato al privato dell’attrice la cui biografia è stata scritta dalla figlia adottata con inchiostro al veleno perché impietosa e senza sconti, e dalla quale è stato tratto il film Mammina Cara con Fay Dunway nell’interpretazione della Crawford.
Molto somigliante nel fisico e molto caricata nel look con le spallette gonfiate a dismisura, parrucca sfrangiata grossolanamente  e labbra a volume piene di rossetto quasi sbavato, la copia conforme di Joan metteva il dito sul rapporto madri e figlie adottive:   un piaga che sfocia inevitabilmente nella rivalità più agguerrita senza esclusione di colpi bassi (Mia Farrow e la piccola cinesina adottata docet, perché sappiamo tutti che quest’ultima le ha rubato il marito).
- Il secondo motivo di riflessione è sempre puntata sulla rivalità, ma quella che si instaura fra donne della stessa tipologia perché facendo il nome di Joan Crawford non si può non pensare alla rivalità con Bette Davis con la quale girò il film Che fine ha fatto Baby Jane, quando entrambe avevano raggiunto la mezza età e placato i bollenti spiriti di rivalsa, che non dovrebbero esistere fra sorelle, per esempio.
- Ecco il terzo motivo di riflessione perché sempre il nome di Joan evoca quello di Joan Fontaine, sorella di Olivia De Havilland, due attrici di quel periodo dell’accoppiata Davis-Crawford, le quali si odiarono a morte per tutta la vita ignorandosi a vicenda perfino nella scelta dei nomi.

E per finire una nota di costume fra le righe del Corriere per confermare le stravaganze della vita di Provincia.
Alcuni anni fa con il mio ragazzo di allora, andammo in un Ristorante “toscano” della mia citta, situato Oltretorrente e, nonostante il salone fosse completamente vuoto ci chiesero se avessimo prenotato facendoci poi accomodare per grazia di Dio.
Dopo un po’ entrò un’altra coppia alla quale chiedemmo se anche loro avessero prenotato mettendoci poi tutti insieme a ridere, socializzando per tutta la serata lanciandoci battute fra un tavolo e l’altro, davanti alla panzanella
e una fiorentina innaffiata con il Chianti.  Fzzz….(lecter, lecter…)
Così, a proposito di vampiri e cannibali, c’è un’altra nota curiosa ed intrigante sul Corriere, quella che vuole la fila davanti ad una Masseria di quattro streghe, circondate da cani lupo…
Sì, perché viene alla memoria il Macbeth del film di Polansky   (Jon Finch e Francesca Annis) con le streghe che facevano il sabba e al quale il re si era rivolto per leggere il futuro. Sibillino: “…quando vedrai la foresta che si muoverà verso il castello, allora sarà la tua fine…) facendo tornare il re a casa felice e contento, senza sapere quanto fosse invece nefasto.
 Infatti la foresta non era altro che un esercito di soldati coperti di rami che vendicarono il Re assassinato da Macbeth consigliato dalla moglie. E da qui il detto Cherchez la Femme!
Le streghe del Macbeth nella mia città sono entrate nella storia del Teatro Regio. Nefasta anche questa perché la protesta  inscenata dai loggionisti verso la direttrice Liliana Cavani per averle rappresentate nel ruolo di semplici lavandaie fu dura e implacabile.
I panni sporchi del Regio si dovrebbero lavare in casa, invece l’eco della rivolta fece il giro di Parma nel mondo.
Così recitava il Verdi Festival negli antichi fasti a Parma. Zum…pa-pà….zum…pa-pà…

Tra le opere di Verdi è da segnalare anche il Rigoletto, assurto agli onori della cronaca proprio in questi giorni con il nome Grigoletto in un connubio curioso e sinistro fra Opera e Realtà.
Ma il Rigoletto non era in cartellone nel Verdi Festival 2013 perchè la nota farsesca era rappresentata dal Falstaff. Per fare un connubio curioso ma di fantasia, un moderno buffone potrebbe arrivare dal Kazakistan ex repubblica dell'Unione Sovietica a cavallo fra Europa e Asia, ai confini dell'Afghanistan e vicino alla Turchia, quale ideale mediatore per evitare una guerra in Siria proponendo l'Elisir di lunga vita.

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