venerdì 4 settembre 2015

VENEZIA FESTIVAL LA FIERA DELLE VANITA' D'ECCELLENZE ITALIANE

Con un certo anticipo si è cominciato a parlare di Venezia facendo i nomi dei film e dei protagonisti in concorso tra i quali molti italiani.
I festival sono diventati una Fiera delle Vanità come una sorta di festa paesana nella quale far sfilare le vacche: infatti sul red carpet oltre ai protagonisti c'è tutta una serie di vallette e soubrettine in cerca di un flash se gli va bene mentre alla grande ci vanno quelle al braccio di qualcuno.
Si pensi alla Canalis con Clooney che ha fatto letteralmente impazzire i paparazzi.
Povera Elisabetta, vista e piaciuta ma mollata a un passo dalle nozze. Chieste ardentemente da lei per vivere la favola.







Sta ben rosina e la Canalis ha fatto dietro front perchè le mire di Clooney erano molto più alte. Vabbè è finito con l'Amal ma se piace a lui piace a tutti.
Le soubrettine sono quelle della Tv la quale ormai un posto non lo rifiuta più a nessuno, basta che respirino con pancia in dentro e petto in fuori con la tetta in bellavista.
Tutto è scintillante all'insegna del volemose bene cinema e Tv, star e veline, attrici e soubrettine, “trufion e calderine” per dirla in gergo di mia nonna.


Non è top secret il nome della madrina che rimarrà impressa lo spazio di un flash all'apertura e quello bis alla chiusura. 
Quest'anno toccherà ad Elisa Sednaoui, l'attrice italiana ma proveniente dall'Egitto che nel 2013 ha partecipato a Les Gamins di Anthony Marciano, nonché a Libertador di Alberto Arvelo con Edgar Ramirez, Maria Valverde e Danny Houston, presentato al Festival di Toronto.





Per chi ci credesse questa
 madrina d'Egitto  ha fondato Elisa Sednaoui Foundation (ESF), un progetto concepito per promuovere lo sviluppo personale ed educativo dei giovani nelle aree rurali egiziane, e quindi con minori opportunità, incoraggiando la creatività, la tolleranza e i valori democratici, proponendo attività culturali ed extra scolastiche.







Poco importa, anche se tutto fa curriculum, perchè quello che conta sono i premi: un'occasione unica per il cinema italiano per autocelòebrarsi secondo le regole dei Festival.
Ciascuno premia quelli di casa propria lasciando anche un buco ai film stranieri.
Lo fanno ad Hollywood perchè non dovrebbero farlo i Festival minori?
Minori non è forse la parola giusta perchè paragonare un Festival di Venezia con quello del Tribeca non c'è confronto anche se per i protagonisti tutto fa.
Infatti attori registi addetti ai lavori sono sempre in giro per il mondo in cerca di un riconoscimento ad avvalorare il proprio lavoro, singolarmente o di gruppo, perchè non sono sicuri di far cassetta al botteghino. E allora addio sovvenzioni statali per confezionare prodotti spocchiosi ed intellettualoidi intrisi di messaggi che difficilmente il pubblico potrà mai recepire perchè nemmeno l'autore sapeva quel che girava.
Ciak! Azione! Fate la vostra recita, come viene viene perchè così c'è anche il valore aggiunto dell'improvvisazione low cost.




Costi quel che costi c'è sempre lo Stato che para i colpi di un qualche flop. L'importante è esserci  perchè il cinema italiano c'è dappertutto, farsi vedere, farsi immortalare sul red carpet e far notizia  per tutta la durata della festa
La quale resta negli annali del cinema con i premi assegnati, Leone e Coppa Volpi in primis mentre fra il pubblico e forse fra gli stessi addetti ai lavori  resterà a malapena la memoria. Che importa, basta consultare Wikipedia.


Nelle foto: Festival di Venezia 2014, vincitori: Leone d’oro allo svedese Roy Andersson
Con il film A Pigeon Sat On A Branch Reflecting On Existence.






Festival 2012 Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Hadas Yaron per "Fill the Void".


Nelle sale non sono ancora sbarcati ma la speranza di vederli è andata a morire perchè per loro  è finita lì.

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