venerdì 28 febbraio 2014

FACEVO IL TIFO PER D'ALEMA

IL NUOVO PRESIDENTE
Martedi 16 aprile 2013 
Il nuovo Presidente? Se Napolitano non accetta a ciascuno il suo mestiere.
Grillo dovrebbe darsi una regolata. Dopo aver vinto si sta mangiando tutto perchè non è del mestiere e non sa fare il politico. Come Milena Gabanelli che è una brava giornalista, Grillo dovrebbe continuare a fare opposizione lasciando il passo a Bersani che in Politica c'è da una vita.
Stefano Rodotà è un galantuomo ma come ha detto Travaglio poi c'è il rischio che lo facciano fuori col veleno.
Il Potere logora chi non ce l'ha. Come è stato per  Grasso così è probabile che sia per Stefano Rodotà.
A me piace Emma Bonino per l'Italia ma il mio modello è Angela Merkel.
Vabbè escluse le donne che dividono invece di unire non rimane che caldeggiare come Presidente il Massimo D'Alema. Come dice Berlusconi non ha mai lavorato perchè ha sempre fatto Politica e Il potere non lo ha logorato. Chi si dedica alla Politica non deve svolgere altri lavori per evitare il conflitto di interesse. Quello che non ha mai fatto Berlusconi. L'elezione a Presidente della Repubblica dovrebbe essere una sorta di premio alla carriera politica svolta con passione e con lungimiranza.
Massimo D'Alema visto da vicino è molto convincente. Alcuni anni fa, in visita a Parma, ha parlato dell'India come nuova potenza in grado di espandersi molto più della Cina.
E' vero perchè ad oggi il mercato indiano è quello più vivace e fiorente con prodotti di buona qualità perchè sono ricchi di materie prime come lino canapa cotone lavorate a basso prezzo.Così come stanno facendo anche con lana e cashmere. Inoltre gli Indiani si stanno accapparrando tutto il settore del vintage che col nuovo pauperismo dilagante è quello che tira di più.
Così parlò D'Alema ed ècosì che, a distanza di tempo, si sta avverando.  Forse non è simpatico ma sa quel che dice. E se ha aperto a Renzi dopo quello che lui gli aveva detto vuol dire che è un bravo politico.
La Cina guarda l'America per la tecnologia e ora anche  l'Africa per le materie prime mentre l'India guarda l'Europa. L'Italia coi due marò come al solito si è fatta conoscere. Invece con Russia e India l'Europa sarebbe una superpotenza.

QUANDO LA MERKEL SI FACEVA SARKO’ E SILVIO (GRAZIE A NAPOLITANO).




Appunti aprile 2013 - Dopo un anno di luna di miele in cui ha ciondolato per le stanze dell’Eliseo in vestaglia e pantofole per godersi l’ultima consorte, circondato da ministre e giornaliste (alcune ex, altre praticamente concubine) Nicolas Sarkozy si era svegliato dal torpore in cui era sprofondata la Francia, sordo ad ogni richiamo. “Sire, il popolo vuole uscire dalla crisi” “Dategli le canzoni di Carlà” pareva che lui dicesse visto che aveva passato più tempo ad ascoltare le incisioni della Bruni, che a occuparsi del Paese. Oddio, qualche ospitata non se l’è negata: un giorno dalla Regina D’Inghilterra, un altro dalla Merkel, un altro in Brasile, In Columbia, dal Dalai Lama, per fare ambasciatore di pace, concludere riscatti, discutere per estradizioni, non prima di essere passato dall’Egitto. Per risolvere il problema Gaza? No, per fare il Faraone, come preludio della luna di miele durata lunga un anno. La Francia non glielo ha mai perdonato. Sì perché non ha ricevuto il massimo dei consensi a lui forse necessari per consentirgli di spiccare il volo con un secondo mandato e smettere di ciondolare in giro per il globo come se fosse lui il Ministro degli Esteri, del Interni, delle Comunicazioni e della Giustizia e del Tesoro, della serie faccio tutto io perché Oui, l’Etat c’est moi.
Ma se era Re Sole per la moglie e le sue amanti, la Francia faceva un’eccezione perchè si sa, secondo un vecchio adagio, quando uno va con tutte, non ne accontenta nessuna. E non l’aiutavano certo le dichiarazioni della ex moglie “sei ridicolo” rilasciato tramite un sms o “è un bambino viziato” tramite conferenza stampa di Segolène Royal. Segò segò.

L’unica a sorridergli era rimasta Rashida Dati che, nello stato tridimensionale in cui si trovava, ministra della Giustizia madre e celibe, non potè che farlo a cattivo gioco. Di lui, le President il quale le chiedeva insistentemente a nome del buon nome della Francia chi fosse il padre della sua bambina. Magari da cercare in Spagna? Il dubbio c’era per cui Sarkò, non sentendosi padrone in campo, le aveva fatto far fagotto e fagottino destinazione Europea (uè… uè…! neanche fosse una sceneggiata napoletana) giusto per consentirle di interloquire con tutti. Spagna in Primis. Ma non erano questi i problemi che affliggevano la Francia che aspettava ansiosa di vedere il suo Presidente  fare qualche cosa di concreto per risollevare le sorti del Paese in crisi, comunque come tutti gli altri, non accontentandosi di un semplice divieto degli spot pubblicitari nella Tv di Stato. Con risultati catastrofici perché aveva fatto ripiombare la Francia nel sonno più profondo stante l’occhio bovino e la palpebra pesante apparsa negli spettatori costretti a guardare programmi per intero senza mai uno stacchetto. Una situazione appesantita dall’ultimo ordine perentorio inflitto da Sarkò di licenziare Prefetto e Capo della Polizia per non essere riusciti a “zittire i fischi” che accompagnavano le sue apparizioni in pubblico. Ma detto e fatto, così che finalmente per la Francia si prospettava un futuro di  tranquilli sogni d’oro, potendo contare su Sarkò sia come Re Sole per la sua famiglia, che come Faraone nell’immaginario dei Francesi. Oui, c’est tout. Parole profetiche. Alla Unione Europea  non restava che contare sull’accoppiata  Silvio Berlusconi, che lanciava un grido ammirato cucù!, e Angela Merkel che rispondeva con Uè uè! insieme a Napolitano mentre Sarkò prendeva il toro per le corna, Olè! Oh pardon, Holland! finendo scornato e mazziato.

LE VISPE TERESE NEI PAESI CANAGLIA

Che cosa ci vanno a fare delle giovani donne in Paesi bellicosi adagiati su una polveriere pronta a scoppiare appena si accende una miccia?
Volontariato è ovvio. Tanti buoni propositi che si scontrano con la realtà quando vengono fatte prigioniere. Perché un conto è il prigioniero maschio un altro è quello donna a rischio violenza di gruppo.
Difficilmente infatti una donna prigioniera in ostaggio fra guerriglieri che non vedono una femmina da mesi se non da anni venga rispettata secondo la convenzione di Ginevra.
Qualche volta succede. E’ successo con le Due Simone, che come una sorta di vispe terese sono rimaste impunite in mano ai guerriglieri nello Stato canaglia (così definiti dall’ex Presidente Bush) dell’Iraq.
I quali hanno preferito puntare sul riscatto che puntualmente l’Italia ha pagato: qui cammelle qui monete. Pagate fino all’ultimo milione di euro.

Indimenticata è la loro discesa dalle scale dell’aereo che toccava il suolo della Patria Italia mentre affiancavano il premier Silvio Berlusconi trionfante, entrambe vestite con una tunica orientale e gli orecchini di perline indiane in perfetto stile etnico diventato un must:  l’Islam moderato è chic. E bastato pagare che anche i Talebani sono diventati moderatamente chic. Che classe! Quando si dice la classe non è acqua ma una polveriera scoppiettante!
Pagare il riscatto è l’unica via d’uscita. I Blitz sono sempre pericolosi perché restano un’ incognita, non sempre le missioni vanno a buon fine come nei film americani.
Infatti la liberazione dell’ostaggio Giuliana Sgrena in Iraq, ancora Stato canaglia, è costata la vita di un italiano, il Capitano Nicola Calipari, ma la reporter era salva, testimone preziosa per scrivere un libro su questa drammatica avventura.
Per non parlare di quella dei quattro Italiani con Quattrocchi in testa, che invece sono stati giustiziati, così come tanti altri prigionieri in missione di Pace. Ma erano in terra di guerra ed erano soldati addestrati al rischio.
Questo per dire che a noi Italiani i Blitz non vengono bene come agli Americani, non avendo i loro mezzi e la loro tecnologia avanzata. L’ultimo poi è stato piroettante, con effetti speciali a go go perché ha scovato la tana di Bin Laden facendo una strage, trasmessa in differita in tutto il mondo.

Il prossimo Blitz virtuale americano sbarcherà a breve nelle sale con il titolo “Special Forces, Liberate l’Ostaggio”.
La protagonista è nientemeno che Diane Kruger nei panni della giornalista Elsa Casanova, la quale ha indossato il velo graziosamente posizionato in maniera molto chic, lasciando il bellissimo viso e i capelli open-air, per essere salvata  quale ostaggio dei talebani in Afghanistan, riuscendo a rifugiarsi con i liberatori  sulle montagne del Pakistan prima che le succeda il peggio. Il Capo dei Talebani è comunque l’affascinante Raz Degan.
Questa terra ostica, ai confini tra Afghanistan e Pakistan, infatti è lo scenario ideale per missioni impossibili (la cui strada è stata aperta da Rambo) e meta preferita delle cosiddette “vispe terese” a rendersi prede facili per diventare merce di scambio.
Ma vale la pena di far correre il rischio a coraggiose ma incoscienti giornaliste. anche se non sono guerriere addestrate?
Infatti di ostaggi  ce ne sono ancora due, sparse nel deserto algerino del Sahara in attesa di essere liberate con il pagamento di un riscatto.
Si parla di 30 milioni di euro da versare in mano a un gruppo di guerriglieri per l’italiana Rossella Urru e la collega spagnola Ainhoa Fernandez volontarie in quelle zone canaglie  come una sorte di Due Simone.
Con quei soldi quanti aiuti umanitari concreti si potrebbero effettuare in quiei Paesi medioirientali specie se non hanno alcuna risorsa petrolifera, bisognosi di essere assistiti per supportare una ripresa o un nuovo processo di sviluppo evitando così il massiccio flusso migratorio che non siamo in grado di accogliere stante la profonda crisi per mancanza di lavoro? Perché sorge spontanea un’altra domanda:  “le vispe terese” più che una risorsa per l’umanità sono un affare per pochi guerriglieri?
Urge comunque una rapida risoluzione, se non altro per leggere il libro di memorie dell’affascinante avventura di due donne in ostaggio in un paese canaglia dove più che il mal d’Africa ad ispirar loro potè il mal d’africano.

Aggiorno: proprio oggi gli ostaggi spagnoli e l'italiana sarda sono stati libearti mediante versamento del riscatto (la Spagna ha le casse vuote e l'Italia annaspa) di 30 milioni di euro con scambio di tre guerriglieri islamici. Come volevasi dimostrare per cui la domanda persiste: Le Vispe Terese sono una risorsa per l'umanità o un affare per pochi guerriglieri?

                  SARDEGNA, TERRA  OSTICA MA PIENA DI  CORALLO.
Rossella Urru è di origine Sarda.
Anche la Sardegna è una terra ostica. Quanto meno lo era negli anni 70, quando la Costa Smeralda,  si stava sviluppando a livello turistico lanciata dall'Agha Khan che l'aveva acquistata.
Se la costa era smagliante l'interno era molto inquietante con i pastori impegnati in sequestri di persone per richiedere il pagamento di un riscatto. Un destino evidentemente per Rossella Urru nata fra queste terre.
In vacanza ero in località Budoni, sotto Olbia, in campeggio perchè a quel tempo usava moltissimo fra i giovani studenti. Il mare era bellissimo, con un fondale cristallino fino a 4 o 5 metri di profondità tanto da sembrare un'immensa piscina.

Un giorno, in occasione del compleanno di una ragazza, due mie amiche ed io decidemmo di avventurarci all'interno per andare ad acquistare un regalino di corallo la pietra rossa che in Sardegna è molto diffusa e lavorata a gioielli.
In campeggio si girava sempre in bikini per cui abbiamo infilato un copricostume lasciandolo slacciato e a gambe scoperte perchè faceva molto caldo. Durante il tragitto si commentavano notizie che circolavano una delle quali diceva che una coppia di coniugi proprio in quiei giorni fosse stata sequestrata e violentata. Ma l'allegria non ci mancava per cui la notizia ci divertiva pur trovandola inquietante.

Arrivati nel Paesino assolato ci siamo infilate in un negozietto di gioielli di corallo per acquistare il cadeau poi siamo uscite nella piazzetta.
A quel punto da un'osteria erano usciti alcuni abitanti tutti maschi che si avvicinavano con facce minacciose e arrapate puntando su di noi in costumino da spiaggia. All'unisono ci siamo guardate cominciando a correre a gambe levate mentre loro ci inseguivamo. Invano perchè abbiamo infilato la macchina e sgommando abbiamo fatto loro il gesto dell'ombrello. Però ce la siamo vista brutta.

CAROLINE E CHARLOTTE




Caroline è una principessa unica perché non solo bellissima ma anche di gran classe. Quando era giovane i paparazzi non le davano tregua e tutto il mondo l’amava come Caroline Cherie. Era, ma lo è tuttora anche se in fase matura, piena di fascino come sua madre Grance Kelly ma sanguigna come il padre Il Principe Ranieri di tipologia mediterranea.
Grace Kelly dopo essere stata grande attrice è assurta al ruolo di grande Principessa perché ha contribuito insieme al marito a far espandere il Principato di Monaco sia a livello di Porto, di abitazioni lussuose che di Gioco al Casino, diventando un punto di riferimento per ricchi miliardari.
Grace Kelly è un mito non solo per Monaco ma per tutto il mondo che a tutt’oggi guarda i suoi film con immutata ammirazione perché la sua bellezza era davvero notevole rasentando la perfezione esaltata in maniera divina con Caccia al Ladro di Hithcock ma premiata con il ruolo di Una Ragazza di Campagna. Che probabilmente ha segnato anche Grace perché in un’intervista nella quale si raccontava fra gli hobby del Ricamo e la coltivazione delle Rose, alla Tv francesce aveva dichiarato di voler esser ricordata come una brava persona. Insomma una grande donna. Quella che sta incarnando Carolina perché più che da principessa delle favole ha vissuto come donna alla quale non sono stati risparmiati tanti dolori insieme a grandi gioie e privilegi principeschi. Come tutte le donne Caroline ha trovato diversi amori ma come tutte le grandi donne gli amori veri sono stati i suoi mariti. A differenza di Diana, per esempio i cui amori sono stati gli amanti.
Ma Diana era una principessa del Popolo, mentre Caroline è Principessa di nascita, ovvero di nome e di fatto. Ora che non ha più il terzo marito si dedica alla famiglia, ai figli e nipoti come una grande matriarca intorno alla quale ruota tutta la famiglia del Principe Ranieri di Monaco, Alberto compreso che vuole sempre Caroline al suo fianco insieme a Charlene.
All’ultimo ballo della Rosa è apparsa anche Charlotte con il fidanzato il maturo Gad Emaleh che fa molto pensare a un percorso della figlia simile alla madre perché ricorda tanto Philipe Junot il primo marito di Caroline che tanto poco digeriva la Principessa Grace proprio perché troppo vecchio per lei e con il quale Caroline aveva perso ogni inibizione mostrandosi a seno nudo al mondo intero quando erano fidanzati forzando così il matrimonio.
I tempi sono cambiati ma sarebbe curioso sapere che cosa pensa Caroline.
Di Giannina Facio per esempio, l’attricetta che le aveva rubato Junot, facendo un gran casino, oh pardon scalpore, e un colpo grosso andando in sposa a Ridley Scott.
Infatti con Charlotte non si è parlato molto di questo suo maturo fidanzato sperando che la liaison non faccia troppo rumore. Di Casinò ce ne son già tanti a Montecarlo!


giovedì 27 febbraio 2014

MY FAIR BABY

Giovani, Carini, Disoccupati…Già, il problema esisteva anche anni fa, quando ad interpretarlo era una giovanissima Winona Ryder. La quale, dopo una pausa di riflessione stante il vizietto da cleptomane, aveva trovato finalmente lavoro in un film corale con tanti protagonisti importanti, diretto da una donna Rebecca Miller, The Private Life di Pippa Lee.
E’ la storia che tratta il rapporto di una giovane con un uomo anziano (Alan Arkin) il quale si esaurisce quando il pigmalione ha finito il suo lavoro trovandosi fra le mani, non più una ninfetta in fregola, ma una donna sicura che ha preso coscienza di sé.


La creatura gli sfugge dalle mani, così come possiamo vedere nel film Basta che Funzioni dove un genio anziano sposa una ragazzina (Melody) per istruirla di tutto il suo sapere.
La differenza fra Pippa Lee giovanissima (Blake Linley, poi in età matura sostituita con Robin Wright Penn) e Melody (Evan Rachel Wood) è molto marcata e sostanziale.
Sì perché la prima si sposa con un bagaglio di esperienze sessuali  e trasgressive alle spalle, mentre la seconda è completamente svaporata e naive, persa in un modo surreale di fantasia animata da uno spirito ardente che beatamente si alimenta della genialità del vecchio sapiente.ma che trova la soddisfazione nella carne incontrando un ragazzo della sua età, di sani appetiti sessuali (Henry Cavill), il quale le fa conoscere il vero amore.
Pippa Lee, invece dopo un menage deludente con un uomo di trent’anni più vecchio di lui (perchè ci riprova con un’altra giovane amante (Winona Ryder che lo tradisce con Keanu Reeves) a cinquant’anni vuole ritrovarsi ripercorrendo la strada sessualmente trasgressiva della gioventù facendo esperienze di ogni genere (anche lesbo con Julianne Moore). Ci sono diversi cammei inseriti nel film: quello di Maria Bello nel ruolo della madre di Pippa Lee e Monica Bellucci in quello della prima moglie suicida del vecchio….
Se entrambi i film si dipanano sul filo della battuta intelligente affrontando i temi con leggerezza, si avverte subito, anche dal semplice racconto, una sostanziale differenza fra una regista come Rebecca Miller e un genio come Woody Allen: la prima, come donna affronta l’argomento puntando sulle donne ed il loro perenne vittimismo mai risolto nonostante le battaglie femministe, mentre il secondo è un inno alla vita e alle donne come fonte di ispirazione e di grandissimo piacere.
E’ chiaro che Woody ne esce ancora una volta vincente.  Ed è ancora più chiaro che nei ruoli di pigmalione dei due vecchi Alan Arkin e Larry David,si siano identificati i due registi/e.
                     
                          

mercoledì 26 febbraio 2014

OBAMA, UN PRESIDENTE INDECISO AL COMANDO

Appunti sulla guerra chimica in Siria.
"Il Presidente Barack Obama di fronte al problema Siria vuole l'Okey del Congresso perchè non vuole decidere da solo. Se lui crede in quello che fa dovrebbe invece agire facendo un attacco mirato sulle basi militari e quelle delle armi chimiche note da tempo ai servizi segreti.
Obama è stato lasciato solo e questo cala un'ombra di tristezza sul suo Governo come se la "marea nera" l'avesse investito una seconda volta



Infatti, quando Chelsea Clinton si era sposata Obama non era stato invitato..

 Il messaggio di Hillary era stato molto chiaro: la Premiata Ditta d’America sono i Clinton. Con questo matrimonio la famiglia di Bill aveva catturato consensi, mentre Obama ne stava perdendo parecchi a causa della Marea Nera che non riusciva a risolvere perché non la sapeva gestire, chiamando consulenti inconsistenti come il fratello di Kevin Kostner perché aveva curato gli effetti speciali di Water World.
La sua immagine dinoccolata e sorridente aveva perso appeal perché l’America si stava chiedendo se Obama fosse maturo per governare un Paese complesso come l’America.
Della quale Bill e Hillary conoscono benissimo i sistemi legati al potere sia finanziari che legali e assicurativi.
La Clinton lo ha voluto colpire approfittando di questo momento di debolezza per infliggergli il colpo di grazia.
Poteva essersi dimenticata che lui le avesse dato della sciocca umiliandola davanti a tutta l’America?
Ecco allora che aveva presentato il conto, rendendogli la pariglia escludendolo dal matrimonio.
La vendetta servita su un piatto freddo.
E a proposito di conti, si parlava di cinque milioni di dollari per il costo del matrimonio di Chelsea: un costo esorbitante se si pensa che la Clinton si era indebitata fino al collo durante la campagna elettorale.
In pochi anni aveva però recuperato molto bene sia a livello economico che di immagine familiare, scintillante, di prestigio e di stabilità che potevano fare presa nella campagna elettorale.
Perchè Hillary vuole diventare Presidente. E quella volta aveva molte probabilità perché stava dimostrando di essere padrona assoluta di ogni situazione, ivi compresa quella così difficile del suo menage privato colpito da scandali imbarazzanti e devastanti, che aveva saputo mettere in sesto con molta volontà e nervi saldi, portandolo addirittura come esempio di famiglia capace di far sognare.
Obama e Michelle fotografati insieme sulle coste colpite dalla catastrofe del secolo, la Marea Nera nel Golfo del Messico a seguito di una esplosione di una Piattaforma petrolifera, erano un filo in ombra e mettevano tristezza  così come sta succedendo ora con l'attacco delle armi chimiche sui civili inermi perchè rende il mondo impotente di fronte a un'azione  brutale e vigliacca che  gli darebbe tutto il diritto di condannare. E attaccare.Come fece Bush con l'11 settembre?
La marea nera infatti secondo Barack Obama è come l'11 settembre: "...proprio come quei sanguinari attentati", il presidente americano è convinto che "cambierà la mentalità degli americani nei prossimi anni"."Così come il nostro senso di vulnerabilità e la nostra politica estera sono cambiati profondamente dopo l'11 settembre", ha detto Obama in un'intervista "così credo che questo disastro trasformerà la nostra attutudine verso l'ambiente e l'energia nei prossimi anni".
Obama, che  si trovava sul Golfo del Messico per monitorare di persona le operazioni di contenimento della chiazza di petrolio, ha poi detto che intendeva fare pressione affinché venisse approvata la legge sul clima e sull'energia al fine di diminuire la dipendenza degli Stati Uniti dai combustibili fossili.
La Camera dei Rappresentanti aveva subito approvato il disegno di legge che ora si trova in stallo al Senato.
La soluzione politica è sempre meglio che una guerra dicono tutti, perchè "vogliamo stare in pace"

La guerra in Siria comunque non ha cambiato la mentalità del mondo perchè continua a tutt'oggi per proprio conto indisturbata se non da qualche telecamera di reporter sui campi profughi, lontani dai centri di guerriglia, da presentare a Rai Uno per raccontare al mondo di quanto la guerra in Siria li abbia cambiati positivamente. Ci voleva.

GIGOLO’ A PUGNI IN FACCIA

Dal Medio Oriente arrivano i segnali di aperture verso il mondo omosex, come abbiamo visto nel film La Vita di Adèle del regista tunisinoAbdellatif Kechiche presentato a Cannes lo scorso anno e candidato all’Oscar per la miglior interpretazione della giovanissima attrice Adèle Extarchoupoulos,  che ha soffiato la nomination alla più esperta Lea Seydoux sua maestra d’amore saffico.
Insieme à les biches ha fatto la comparsa  un attore di origini algerine, Salim Kechiouche che si sta imponendo sulla scena così come aveva fatto Tahar Rahim, l’ex  figlio di Allah che aveva fatto impazzire la Francia con Un Profeta.
I due attori sono agli antipodi: tanto è combattivo Tahir sulla scena quanto lo è Salim nel privato.
Di Tahir abbiamo già parlato perché visto in tanti film importanti  con  le star di Francia che fanno a gara per lavorare con lui perché sa molto di arabo combattente e integro (anche lui era a fianco di Lea Seydoux a Cannes per il film Grand Central sul tema ambiente).

Salim invece rappresenta una tipologia che in Medio Oriente anche se diffusa, non viene riconosciuta ufficialmente ma in pratica c’è eccome.
Non è difficile incontrarlo fra il Suk mentre punta la turista per offrirle il souvenir:  “Avec le coeur madame” che le rifila a prezzo esagerato. Dal souvenir a toy-boy il passo è breve ma non abbastanza perchè poi si sconfina in ogni tipo di trasgressione.
E’ un eroe molto negativo quello che impersona Salim perché viene spupazzato da tutte le donne che incontra nel corso della sua carriera cine.
Fin dagli esordi ha manifestato questa natura facendo il gay in un collegio, ma se queste erano ragazzate poi il percorso è stato un crescendo nel sottobosco del sesso hard come figlio nientemeno che di Amanda Lear (Gigolo’) o di Claudia Cardinale (Le Fil) passando dalla vittima sacrificale di un gioco erotico come Amore Criminale fino ad approdare alla Vita di Adèle in un percorso costellato anche di clan mafiosi e circoli sportivi come il mondo della boxe.
Insomma un gigolo’ che si è fatto strada a pugni in faccia e non si fa per dire perché nella realtà è un vero campione di questo sport dove ha inanellato diversi successi anche a livello internazionale.
Anche lui dopo la fase adolescenziale dove ha esplorato ogni tipo di fantasia sessuale, ha raggiunto un buon grado di maturità da come si vede nell’immagine a riflettere un uomo affascinante e di esperienza.
A chi piace il tipo è sicuramente un punto di riferimento per sbloccare tabù nelle dinamiche omosessuali, tanto per uscire dal solito clichè dell’arabo sano portatore di quella mascolinità atavica che le donne custodiscono nell’inconscio, e guerrigliero scoppiettante nel sociale. Ma c’è anche la via di mezzo perché se non si può dir che ci sia democrazia in quei Paesi esiste la medio borghesia fatta di gente per bene che lavora onestamente.
Le due tipologie si prestano al parallelismo nel paragone che c’era fra il medico Pakistano l’amore segreto di Lady Diana chirurgo al servizio dei poveri e bisognosi, e il vizioso e ricco gigolo’ Dodi Al Fayed del quale Diana si serviva per ingelosire l’amante medico Hasnat Khan. Infatti anche qui siamo agli antipodi come detto sopra.

Claudia Cardinale dopo il film Fil ha ringraziato pubblicamente per aver contribuito a sdoganare la tematica omosex pur trovando molte difficoltà a girare in Tunisia per terreno ostico.
Che dire? 
Se andava a girare in Algeria sicuramente sarebbe stato diverso perché i tunisini sono ancora impegnati con gli strascichi della Rivoluzione del Gelsomino. Non hanno tempo per girare film! Manca il lavoro, manca il pane e latte e soprattutto manca il turismo. La Tunisia sta ancora pagando la sua scelta di libertà. Pulita, di cuore forte e pieno di passione.
                



LESBO-TANGO CON GIGOLO’


 Se Parigi è notoriamente una città libertina e lancia il trend, Berlino è passata ai fatti, mentre la Spagna si è scatenata con Juan Carlos, l’Italia è rimasta ancorata al Vaticano ed ai patti lateranensi, mentre gli USA stanno a spiare copiando le tendenze.
Il vento dell’Europa soffia sulle coppie omo sdoganate al cinema da tempo senza comunque aver mai avuto il coraggio di premiarle ufficialmente.
Woody Allen per esempio per fare un film col bacio saffico è dovuto andare in Spagna per fare da location in una trama trasgressiva, tradotta come supporto artistico, sulla scia di Almodovar.
Adesso invece ha trovato il coraggio di affrontare l’argomento per via della grande apertura di Obama verso le coppie gay sanando quello che da tempo era tacciato come vizietto relegato a tabù in nome di quel puritanesimo dove si fa ma non si dice con il permesso di guardare dal buco della serratura mettendolo in luce come forma artistica in dialettica teatrale, fra pochade e doppi sensi oppure duettando intellettualmente.
Ruoli scomodi che comunque tanti artisti hanno interpretato con molta ironia purchè fosse maschi perché alle maschie era solo offerto l’attenuante del dubbio come vittime o carnefici di situazioni in cui niente era provato. Insomma la leccata di fica non si vedeva e se si vedeva io non c’ero. Come a dire che il film scadeva nel porno per cui le star stavano alla larga.
In Italia aveva osato Pier Paolo Pasolini e sappiamo tutti come andò a finire, ma resta il dubbio di chi siano stati i mandanti.
Si sa che con molti dubbi e poche certezze non si va avanti per cui la certezza omosex è diventata  indispensabile per far chiarezza….’azz.
Di chiaro infatti c’è ben poco perché il problema sta nell’identità in crisi tipica della fase adolescenziale per cui sviluppando il corpo, con genitali o non, si rimane alla fase di personalità infantile e come tale molto creativa.
Pertanto tutto diventa chiaro come il sole: uno che lo sviluppa grosso grosso e rimane con la testa di un bambino non può che fare danni laceranti, mentre uno che ce l’ha piccolo con una personalità infantile non può che essere vittima di quello grosso. Idem con patate.
L’ideale è dunque l’accoppiamento standard del chi si somiglia si piglia.
La certezza viene dal film di prossima programmazione Fading Gigolò del regista Johtn Turturro che lo interpreta insieme a Woody Allen e Sharon Stone in coppia-lesbo con Sofia Vergara. Le quali dimenandosi in faccia a faccia, fica a fica e in sessantanove, al ritmo di un tango cercano uno gigolò per farè un menage a trois. Lesbo sì ma non solo perché a loro piace anche il Kaskè con carne cruda.
L’invito a cena lo gestisce Woody Allen, mediatore professionista  che la crisi economica lo trasforma in pappone del suo cliente-compare John Turturro, un imbranato in odor di omosex, al quale fa vestire i panni dello gigolò per introdurlo nell’accoppiata lesbo per poi approfittare anche lui del piatto ricco mi ci ficco. Che figata!
Come detto per Ridley Scott ad una certa età i registi imprimono una svolta molto sexy-trasgressiva e materiale nei loro film come se volessero rinnegare un passato di ideali e dialettiche geniali risultando alla fine fine delle masturbazioni mentali. Insomma dopo la fase adolescenziale e dopo un percorso di grande esperienza,  è arrivato il momento di mettersi in gioco con tutta l’acquisita maturità. Molto omosex!


COMING OUT CON TEQUILA E GOLDEN GLOBE

TEQUILA BUM BUM PER FARE COMING OUT.
 George Clooney aggiunge una bevanda ai suoi spot. Nespresso corretto? No pura tequila. Bum bum!
Casamigos, il botto è forte: infatti Clooney viene scoperto tra le lenzuola dal suo rivale mentre giace a letto con Cindy Crawford. La quale in una scena successiva  viene scoperta da George a letto con un'amica (Stacey Kleber fidanzata di George nella realtà)
A loro volta Cindy e Stacey riscoprono poi George con un uomo (il marito di Cindy nella realtà)
Per questo forse Clooney ha dichiarato alla stampa di essersi fatto il lifting alle palle.
Con tanta ironia tra il serio e il faceto.
Molto faceto...
Non si sa se sia un nuovo modo di fare coming out (Cindy è stata additata fin dai tempi del matrimonio con Richard Gere di essere lesbica, notizia sempre smentita) come una sorta di detto-non-detto ma detto per fiction, aiutati da un goccio di Tequila, ma l'impressione che se ne trae è...Insomma fate voi. Meglio comunque  non trarre conclusioni nel rispetto della Privacy perché quel che balza all’evidenza è lo spot della Tequila, bevanda sudamericana molto diffusa fra i Latinos i quali in America rappresentano la maggioranza che ha votato per il Presidente Obama del quale, guarda caso o forse no,  George ha curato le pubbliche relazione raccogliendo fondi tanto che gli Americani avrebbero votato volentieri per lui. Insomma Vodka e Tequila  sono in guerra par di capire..
Per fare coming out c’è tempo e non è detto che sia obbligatorio. Meglio viaggiare sul filo di lana.
Jodie Foster ne sa qualcosa perché dal palcoscenico del Golden Globes dove haappena  ricevuto un premio alla carriera avendo ormai raggiunto tutto quel che poteva sognare, ha pubblicamente fatto coming out dopo una vita passata con la compagna, una produttrice di Hollywood, e due figli avuti con lei.
Tutto il mondo lo sapeva perché lo aveva tranquillamente confidato ad amci e partner del cinema,
ma lei pubblicamente e ironicamente ha annunciato di essere single e come tale è andata a prendere il Premio. Giustamente perché non è obbligatorio raccontare la propria vita privata, perdippiù usandola per fare qualche spot a scopo di lucro. Oltre ad essere poco elegante, non c’è niente di più noioso delle interviste sul quotidiano dei VIP & SVIP. Spesso inventate e spesso romanzate dai giornalisti.
La tua giornata tipo? Mai una volta che una  dica lesbo-chic e choc.Tiè: bum bum!

martedì 25 febbraio 2014

PAZ VEGA, VERGINE VS VERGINE






Il Sacro ed il Profano è un argomento che suscita sempre molte polemiche e indignazione specie da quella parte di religione che si sente profanata anche se sotto forma artistica che comunque nel tempo è riuscita a farsi accettare. Siamo dunque a buon punto?
Negli anni ’60 per esempio una versione di Paolo Poli di S.Rita da Coscia era stata censurata e messa la bando con chiusura del botteghino.
Scherza con i Fanti ma lascia stare i Santi recita un sonetto di un’opera.
E va bene, i santi no, ma la Madonna e il Cristo? E che dire della Maddalena che in un film ha suscitato una passione carnale in Gesù Cristo suggellata (ma non oltre) con un bacio in bocca?
Una performer, diciamo pure coraggiosa, ha osato l’inosabile assumendo il nome di Madonna e facendo video clip blasfemi dove si dimenava oscenamente davanti alla croce o sulla Croce stessa. Di Svarowsky.
Opere artistiche che se hanno fatto indignare il Papa e la Chiesa Cattolica, non sono state censurate in nome dell’arte e della libertà di espressione di un individuo superando in pratica brillantemente il comune senso del pudore religioso perché in Occidente lo stiamo perdendo completamente.
L’ultimo baluardo era rappresentato dalla Cattolicissima Spagna la quale si è arresa di fronte alle grazie di Paz Vega, inginocchiata nuda  sotto un velo trasparente che nulla lascia all’immaginazione davanti alla Vergine dell’Incarnazione nel Santuario di Siviglia.
Vergine vs.Vergine? Certo che no perché Paz Vega ha un curriculum erotico  ricco e vissuto, lanciatissima anche a Hollywood come la nuova Penelope Cruz che però non è mai riuscita a surclassare nonostante le abbiano affiancato partner del calibro di Colin Farrel.
L’attore infatti nel film girato con la Paz Triage si è accattivato tutti i consensi facendo dimenticare l’apparizione di Paz Vega. A differenza della Cruz per esempio che in una particina di Vanilla SKY con Tom Cruise ha lasciato il segno.
Comunque due spagnole procaci, fatte a modo, non si negano a nessuno e fu così che ciascuna andò per la propria strada di successo catalizzando l’attenzione del mondo intero.
Infatti, come Penelope la Paz è riuscita finalmente  a far parlare di sé con il calendario Lambertz 2012 (corrispondente al nostro Pirelli) perché considerato scandaloso e blasfemo.
La Chiesa Spagnola con a capo l’arcivescovo di Siviglia è insorta contro questa performance blasfema ed offensiva prendendo nel contempo le difese dei monaci che, dopo aver incassato l’oboe, hanno dato il permesso per le foto in location sacra, essendo rimasti all’oscuro delle nudità esposte in bellavista dall’attrice che hanno potuto ammirare solo in calendario.
Un particolare che li assolve dal peccato avendoli spiazzati dalla visione Live per cui la colpa ricade sempre e solo sulla donna satanessa e tentatrice secondo tradizione della Cattolicissima Chiesa di Spagna. Rimasta dunque ferma ai tempi dell’Inquisizione?
No, ai tempi di Madonna la quale proprio negli anni ottanta per prima aveva aperto questa danza blasfema in nome della performance artistica che ha fatto proseliti perché seguita da Lady Gaga e ora anche da Paz Vega: tutte insieme catapultate nella nuova dimensione   dell’unione fra Sacro e Profano esaltato nella moda con la diffusione delle Croci tintinnanti sui nudi decolletè delle femmine di sfacciata impudicizia.
Una moda che ha segnato la tendenza di questi nostri tempi e che trova la sua massima espressione nei riti di Halloween e delle varie leggende celtiche, da Re Artù alle Crociate mai state così miscelate e presenti nella cultura occidentale, cristiana-cattolica con influenza Saracena.

RICORDANDO GLI ANTICHI FASTI DI PALAZZO MADAMA ED ELISEO


       
    Correva l'anno..."Non si sono ancora spenti gli echi del pettegolezzo che aveva invaso il Palazzo dell’Eliseo (quello che il Re Sole aveva regalato alla Pompadour) con l’introduzione di Carla Bruni come Première Dame de France la quale riportava il palazzo agli antichi fasti , che subito se ne sono accesi altri in tutta Europa (compresa Svezia) Italia in primis.
Infatti tutti gli sguardi distolti dai fatti clamorosi del mandato Sarkozy in coppia con  Carlà che coinvolgevano i rispettivi ex coniugi  ed amanti nonché litigi fra ministre (“Ti piacerebbe essere in questo letto eh!” diceva la Carlà a Rashida che sgolosava) sono ora puntati su Palazzo “Madama” e Palazzo Chigi dove le Parlamentari del PDL  fanno ruota intorno al Premier come una sorta di cortigiane alla Corte del Re Sole: favorita è Pompadour!
Operazione Bocchino   è infatti la querelle  fatta scoppiare da Alessandra Mussolini  contro Mara Carfagna dopo che la prima furtivamente l’aveva immortalata   mentre confabulava, dice lei, proprio con  Bocchino, braccio destro di Fini e del suo nuovo Partito Futuro e Libertà, individuato dai media come terza gamba: una sorta di grande centro destra ad acquisire voti da destra a sinistra.
Al voto al voto sembra infatti il leit motiv che accompagna la crisi di Governo, una crisi manovrata ad arte…per andare al voto. Appunto.
E’ come uno scorpione che si morde la coda creando un cerchio di veleni condito di insulti lanciati a destra e a manca.
“E’ una Vayassa”è l’insulto che lancia la Carfagna contro la Mussolini intendendo dire che è una del popolino. Questo dopo che Alessandra Mussolini l’aveva tacciata per irresponsabile.
A onor del vero Mara Carfagna, dopo un mandato diligente e puntuale come un compitino, arrivata alla prova del nove non ha dimostrato di superarla. Infatti, appena la nave ha fatto acqua, come una topolina è stata la prima a scappare per mettersi in salvo con quello che ritiene abbia un futuro politico. Che in Berlusconi non vede più (né politico né tanto meno di amicizia stretta) sentendosi forse tradita con ragazzine, ragazzotte escort e marocchine cubiste alle quali il Premier ormai presta loro attenzione (con filo diretto tramite telefonino) più delle proposte di legge della sua ministra, un tempo favorita.
Insomma diattribe da pollaio il cui gallo Premier non vuole assolutamente cedere il passo lasciando andare le “sue “parlamentari (si parla anche di Stefania Prestigiacomo  ) le quali stanno scalpitando chi per Bocchino chi per Gian Franco Fini (investito a suo tempo dal gossip di una liaison con la ministra, poi smentito come colata di fango perché insussistente) tutte speranzose di un Futuro in Libertà.
Ahi ahi ahi!  Elisabetta Tulliani compagna di Fini   avrebbe così un gran daffare a tenere testa a tutta questa nuova squadra rosa, definita dalla signora Veronica ex del Premier come ciarpame, che si troverebbe a fronteggiare. Ciarpame è una parola che aveva preso corpo fra i media quando Berlusconi di fronte alla Carfagna aveva esclamato: “Se non fossi sposato la sposerei” facendo indignare la First Lady Veronica
Ora Berlusconi non è più sposato. E nemmeno Fini.

In politica i giochi cambiano continuamente e il salto della quaglia fra un seggio e una poltrona, resta sempre il più gettonato. Come all’Eliseo, appunto."
Se a tutt'oggi a  Palazzo Madama i giochi sono fatti tra Parlamentari e first lady,  un posto all'Eliseo accanto ad Hollande è ancora vacante. Ma la  Julie, ci sta lavorando sopra.

LA NOTA SEXY NEL SERVIZIO PUBBLICO


Facendo zapping una sera fra le reti tv, l'unica nota di rilievo erano  i ricci di Federica Sciarelli.
Dopo tanti capelli a spaghetto finalmente ha cambiato pettinatura che, accompagnata da una mise nera (camicetta in raso e calzoncini a sigaretta grigio fumo),la rendeva molto sexy. Vedi anche nella foto.

Una trasformazione sorprendente come una sorta di Olivia Newton John che da collegiale si trasforma in donna fatale.
Non male. eh eh eh! an vedi che la Sciarelli dietro la maschera impassibile da funzionaria del servizio pubblico ha tirato fuori la femmina che graffia, pur non riuscendo a cambiare il modo di porgersi sempre molto dolce.
La trasmissione che lei conduce Chi L’ha Visto? anche se un filo triste è seguitissima: io conosco alcune ragazze giovani che non perdono una puntata ed è strano perchè non diresti che copra questa fascia di ascoltatori.
A me  dà un po’ tristezza perchè parla di fatti reali e dolori veri per cui prevale un senso di rispetto per la riservatezza anche se capisco l'utilità perchè non c'è morbosità nella conduzione della Sciarelli che si vede benissimo sia spinta da un forte senso del dovere per essere utile alla comunità.
Insomma è una di quelle giornaliste senza fronzoli che fanno un lavoro serio.
La settimana scorsa ha ceduto al colpo sexy ed ha fatto benissimo perchè avrà sicuramente catturato ascolti. Io per esempio mi sono soffermata sul format e come me penso tanti altri.
La nota sexy è fondamentale a mio parere anche in un contesto seriosissimo. Senza esagerare comunque con i genitali al vento per non scadere a livello di soubrette o di velina.
Come ha fatto Angelina Jolie per esempio la quale è fresca autrice di un film-denuncia molto forte e violento da regista cazzuta, The Land of Blood And Honey che ha presentato sobriamente al Festival di Berlino, ma poi serafica si è presentata agli Oscar in stile valletta con lo spacco inguinale assassino per consegnare il premio alla coppia Lo Schiavo e Ferretti.
Un look che ha adottato in altre occasioni non rinunciando mai ad essere fichissima ma non credo sia servito ad attirare l'attenzione sul suo film che mi pare non sia stato molto caldeggiato non si sa se per ragioni di regia o di politica.
Dal promo, le inquadrature non mi hanno entusiasmato soffermandosi troppo sulle scene d'amore con inquadrature romantiche che stridono alquanto con tutto il contesto di guerra e di stupri che fanno da contorno.
La storia d'amore va a rilento fissandosi anche su particolari fashion come quello di scostare una tenda con gesti sensuali accompagnati da una musica dolce interrotta violentemente dallo scoppio di una fucilata o delle bombe.
Tanta buona volontà per fare un film-verità genere neorealismo ma si vede che c'è lo stampo Hollywoodiano con il quale la Jolie si è formata perchè non è andata a scuola dagli autori Europei anche se la madre è francese. Forse ha seguito più la scuola di pensiero di Mel Gibbson regista, e i suoi pasticci sado-maso.
Insomma, è troppo lontana dalla cultura Bosniaca la Jolie e non credo che basti documentarsi seguendo alla lettera le testimonianze. Non c'è proprio, non avendo lo stesso carisma della leader di polso che esprime in tanti suoi film, ma la pellicola è una denuncia che mancava nel panorama cinematografico per cui Angelina Jolie ha offerto un prezioso contributo, anche se romanzato e ad immagine scosciata, anziché no. D’altra parte era lei la star, mica le interpreti!  

MANUALE DELL'AMORE MERCENARIO


L’abbiamo conosciuta che era poco più che una bambina col sorriso furbetto e la fossetta sulle guance.
Alessandra Mastronardi era la piccola dei Cesaroni la famiglia tipo della Roma caciarona e de’ core, nella quale comunque tutta l’Italia si rispecchiava come capitale delle famiglie pulite e di buoni sentimenti.
Un format che ha imperversato per diversi anni nel quale i Cesaroni sono cresciuti con Alessandra che si è fatta sempre più donna contesa come protagonista di tante fiction importanti.
Il passo è stato sorprendente perché da ragazzina yè yè è diventata nientemeno che stilista anni 50 haute couture a capo del trio delle sorelle Fontana con un fardello di responsabilità e capacità imprenditoriali notevoli. Abbiamo così apprezzato lo sforzo credendo in lei come attrice di carattere poiché ce l’ha messa tutta a trasformare il sorriso solare in un musetto ombroso, corrucciato perché forse alle prese di una storia più grande di lei.Troppo giovane per fare la Micol che dai documenti originali ci viene presentata vecchia così come tante ragazze dell’Italia del dopoguerra che si sono rivestite (senza lo stile sartoriale delle Fontana) come sciure molto spesso ad effetto sciurette con tanto di cappellini e guanti che sfoggiavano anche nelle feste notturne.

Così dopo le mises su misura ecco un’altra fiction su misura delle possibilità di Alessandra Mastronardi di impersonare la morosina d’eccellenza, quella di pasta buona ne’ La Certosa di Parma dove si contrapponeva alla pesantezza della zia che le rubava il nipote come una sorta di melenzana alla parmigiana capace di catturare i gusti del pubblico grazie anche al culatello in bella vista del bel Rodriguez: un nome, una garanzia di successo.
Tanti consensi anche per la Masrtonardi chiamata ancora una volta per la fiction su Rai uno nella squadra di artigiani che hanno costruito il Titanic nel ruolo di operaia del gruppo con vicende amorose correlate, sempre sul filo del romantico.
Perché il romanticismo si addice al suo bel visino acqua e sapone ed al sorriso solare un po’ furbetto ma innocente senza ombra di malizia.



La malizia invece ce l’ha messa Woody Allen nel film To Rome With Love il quale non si sa con quale criterio abbia scelto la dolce Alessandra Mastronardi.
Sì perché il ruolo era molto disinvolto e shoccante, quanto meno per noi abituati a considerarla la fidanzatina d’Italia.
Infatti dalla prima serata all’ultima, con lo stesso sorriso stampato sulle labbra, innocente e svaporato è passata dalla camera del fresco maritino a quella di un vecchio attore (Antonio Albanese) un guitto incontrato per caso, il quale non ci ha messo molto per portarla in una camera d’albergo a consumare l’avventura del vecchio famoso e la ragazzina persa in ammirazione per lui ben decisa a cogliere l’attimo optando per il rimorso piuttosto che per il rimpianto.
In sottoveste di seta era pronta a consumare (e basta il pensiero per fare già peccato) quando un ladro è entrato per rompere l’idillio ricomponendolo più tardi nel prendere il posto nel letto del vecchio attore.
Di fronte alla pistola del giovane ladro la piccola ha ceduto per non aver rimpianti di sorta. Una filosofia di vita che la portava comunque senza alcun rimorso a tornar dal maritino soddisfatta col sorriso sulle labbra.
In un colpo solo Woody Allen, da fidanzatina d’Italia, aveva catapultato la Masrtonardi nel genere mignotta. Un genere che per i registi stranieri ha trovato il suo trionfo con Nine, il musical di Bob Marshall sulla vita di Fellini il quale ha creato lo stereotipo della donna mediterranea sempre pronta a far l’amore, anche a pagamento anzichè no.
D’accordo per Penelope Cruz (basta il pensiero... che uno è disposto a pagare qualsiasi prezzo), ma per la Mastronardi non ce l’aspettavamo.
Che Woody andasse a cercar nel suo nome alto sonante una chiave di lettura? Vabbè che il nome è una garanzia ma è il curriculum ed il talento che dovrebbero contare, no?





lunedì 24 febbraio 2014

LE FAVOLE DA FANTASY A GOTICHE


                   

Le favole Disneyane piacciono ancora molto ma si sono evolute con film di animazione fatti di pupazzi con gli effetti speciali molto somiglianti ai soggetti reali.
Poi ci sono le favole a libera interpretazione che vanno da quella gotica alla fantasy sfarzosa alla maniera Hollywoodiana.
I fratellini Hansel e Gretel dei fratelli Grymm sono passati nella scorsa stagione come meteore perché i film sul genere non hanno molto convinto.
Uno perché aveva trasformato i fratellini in due guerrieri con arco e freccie per combattere l’orco mentre il secondo è troppo di genere terrificante.
I fratellini Hansel e Gretel sono due adolescenti in cerca di sensazioni da fumo della maryuana che detiene una bellissima signora nella foresta nera. Paura paura! I bambini non hanno più paura di film splatter perché li guardano tutti i giorni in Tv mentre la fascia degli adolescenti è ancora terreno fertile per recepire questi film che in pratica sono solo tutto un susseguir di sequenze horror al ritmo cardiopalmico.
La strega della foresta nera è senz’altro la metafora della vampira (Lara Flynn Boyle) che ingoia i bambini perché vuole restare al vertice del potere in perfetta forma.
Infatti cibandosi di carne giovane e fresca riesce a mantenere la pelle sana in maniera naturale senza bisogno di intrugli o tisane come elisir di lunga vita. Un rituale che si dice sia molto diffuso fra le sette sataniche massoniche o quant’altro tramandate da secoli e millenni fino ad arrivare a quella fonte sacra della Bibbia con la richiesta del sacrificio da parte di Abramo del suo primogenico Isacco come segno di obbedienza a Dio.
Un sacrificio mai consumato anche se poi rivisitato e corretto in tutte le leggende della storia dell’umanità fino ad arrivare all’ultima dei comunisti che mangiano i bambini.
Meno male che Silvio non c’è.
Infatti era lui ad evocare questa leggenda che invece continua sotto altra forma fantasy spettacolare con il film La Bella e la Bestia interpretati da Lea Seydoux la figlia virtuosa di una famiglia sotto minaccia, e Vincent Cassel la bestia feroce che si scioglie nel trovar l’amore sincero e puro in una fanciulla casta. Alla quale però piace la bestia. Bestia che roba! Morale della favola: non sempre la bestia fa male. Basta prenderla dolce.



domenica 23 febbraio 2014

IN EGITTO A VOTARE ANCHE I BAMBINI


Contro la Fratellanza e il caos, per la patria e la rinascita dell’Egitto, per insediare presto come presidente il salvatore della nazione: Abd Fattah Khalil Al-Sisi. Nei 13.000 seggi dove sono chiamati 53 milioni di egiziani, in quel simbolo di democrazia difeso da 200.000 soldati, la popolazione si è recata con ogni mezzo. Vecchi claudicanti sorretti da famigli e militari, anziane in carrozzina, donne con e senza chador. Uomini vestiti a festa e in dimessi panni da lavoro, profumati alla maniera di certi passeggiatori della Sanadiqiyya di Mahfuz e scamiciati che avevano fino a poco prima tosato pecore fin dentro i suburbi della capitale. E barbe salafite, di attivisti qualunque di Al Nour e dei leader come Talaat Marzouq che, tinto il dito indice per contrassegnare il passaggio all’urna, mandava a dire agli avversari della Fratellanza di rivedere posizioni e ostilità verso i militari. Ovviamente ha votato lo stato maggiore dell’esercito, con decine di telecamere che seguivano Al Sisi a ogni passo che lo separava dal seggio. Ha segnato la sua scheda il grande imam della moschea Al-Azhar El-Tayeb, inserendola in una postazione di Luxor. Ha votato Mubarak: in una cabina allestita nell’ospedale Maadi.
Come mostrano talune foto anche i bambini simulano il voto del futuro. È la marea plebiscitaria che monta come durante le oceaniche manifestazioni anti Mursi di giugno. Lo sposare l’aria vincente protetti dalla moltitudine e dai carri armati, quel farsi maggioranza per paura e convincersi che i feloul della politica non reintrodurranno l’Egitto del passato, tutto carcere per i deboli e business per gli straricchi. Si fa strada il dubbio che lo stesso strabordante successo islamico alle politiche libere del 2011-12 subisse l’ipnosi e la forza dell’omologazione. Nelle segrete in cui vengono trattenuti i leader della Confraternita dovranno chiederselo.
Nelle code ai seggi della capitale si sentiva: “Sisi unirà il Paese: musulmani, cristiani, tutti berremo dal Nilo (etiopi permettendo, ndr). Abbiamo bisogno dell’uomo forte per proteggere la nostra antica nazione e per far sotterrare le ostilità”. E ancora “Basta, ce n’è abbastanza. L’Egitto non può proseguire così, abbiamo bisogno d’un governo che possa lavorare, ci servono sicurezza e rilancio dell’economia. Questa Costituzione è buona, è civile, è per tutti gli egiziani, non va bene solo alla Ikhwan”.
Intanto quel che si sotterra sono altri undici corpi. Quattro morti a Sohag nell’Alto Egitto, due nel governatorato di Giza, uno nei paraggi, e in ordine sparso sulle piazze turbolente del Delta e Alessandria. Scontri fra chi si martirizza per Rabaa e gli uomini in nero, coadiuvati dagli antislamisti. Ennesimi martiri per i compagni di lotta e immolazione, gente senza volto per i militi stretti in quelle divise cachi che non li fanno crudeli. Eppure continuano a uccidere a comando, gli dicono “Fuoco!!” e loro premono il grilletto senza ascoltare il tonfo del corpo, avvertendo dalla distanza solo di avere una buona mira. Se la mattanza proseguirà anche stamane, lo sapremo a breve ma non è una novità. Quasi si perde il filo del perché si va a morire per un Egitto abitato da persone che non ti guardano in volto quando t’uccidono e forse neppure s’accorgono del killeraggio. Oppure lo ritengono il male minore.
Come i concittadini che tre anni or sono li contestavano e ora li pensano via obbligata per lo Stato democratico. Mohamed Badr, Abdullah Al-Shami, Peter Greste, Baher Mohamed, Mohamed Fahmy: giornalisti e cameramen di Al Jazeera con 183, 153 e 17 giorni ciascuno di detenzione per aver narrato le stragi di luglio e dicembre faticano a considerarlo tale.

GIOVEDI 20 FEBBRAIO 2014

Aperto e subito rinviato al Cairo il processo contro i giornalisti di Al Jazeera, accusati di complicità in azioni terroristiche. Tre degli accusati sono comparsi in tribunale, altri sei sono processati in contumacia. Tra di loro quattro stranieri: una olandese, due britannici e un australiano, che è tra i tre in carcere, arrestati il 29 dicembre.
Il canale satellitare qatariota ha definito “assurde” le accuse, che vedono i reporter sul banco degli imputati per aver usato materiale di trasmissione non autorizzato, per aver diffuso notizie false e per aver fornito materiale, informazioni e denaro a sedici egiziani accusati di far parte di un gruppo terroristico. Il processo è stato aggiornato al 5 marzo.


STREGHE VAMPIRI CANNIBALI E BUFFONI: REPLICA IN CRONACA DI ORDINARIA PAURA


Una sera sono rientrata tardi perché sono andata al cinema come al solito ai Giardini (di S.Paolo) della Paura dove proiettavano un film di Carlo Verdone con Michela Ramazzotti, Zora la vampira.
Il film più demenziale che abbia mai visto fra quelli di Verdone che tra l’altro ho faticato a seguire perché parlato in romanesco stretto.
Roma sembrava un Paese straniero. Terribile.
Un’occasione comunque per Carlo Verdone per riproporre un nuovo personaggio, il commissario a caccia di clandestini assassini (Dracula e il suo servo) in chiave ironica sul filo dei serial americani, ispirato nella trama al film di Coppola, Drakule con Winona Ryder e Gary Oldman (il vampiro più intrigante della cinematografia americana) dove facevano comparsa le tre puttane del diavolo fra le quali anche Monica Bellucci, per la prima volta ingaggiata in America.
Ma l’America la Bellucci l’ha trovata in Francia dove le hanno fatto ponti d’oro assurgendola al ruolo di Marianna e servendole fra le mura domestiche il loro beniamino Vincent Cassel (leggi pure Lecass che non si sbaglia).
Entrambi impegnati questa sera in coppia per il Patto Dei Lupi  (su Rete Quattro) che non mancherò di vedere anche se il “cuore batte sul cinque” con Natalie Portman.
La Bellucci con questo film si è confermata come Madame La Putaine, un ruolo di cui ha faticato a liberarsene perché portato avanti all’infinito sotto la regia di importanti autori.
Facendo zapping, sto dando un’occhiata a Viale Flamingo (iniziato in questo momento su rete 4 e di cui ricordo il sequiel Flamingo Road, poi sospeso per mancanza di fondi) con Joan Crawford (in versione bionda con la permanente), un’attrice che offre tre spunti di riflessione (escludendo  la citazione iniziale che introduce il film dove spiega che certi poveracci pur lottando con le unghie e con i denti per arrivare al successo, poi non sanno cosa farsene. Su cesso? Chicago è ovvio…)
- Il primo è quello indirizzato al privato dell’attrice la cui biografia è stata scritta dalla figlia adottata con inchiostro al veleno perché impietosa e senza sconti, e dalla quale è stato tratto il film Mammina Cara con Fay Dunway nell’interpretazione della Crawford.
Molto somigliante nel fisico e molto caricata nel look con le spallette gonfiate a dismisura, parrucca sfrangiata grossolanamente  e labbra a volume piene di rossetto quasi sbavato, la copia conforme di Joan metteva il dito sul rapporto madri e figlie adottive:   un piaga che sfocia inevitabilmente nella rivalità più agguerrita senza esclusione di colpi bassi (Mia Farrow e la piccola cinesina adottata docet, perché sappiamo tutti che quest’ultima le ha rubato il marito).
- Il secondo motivo di riflessione è sempre puntata sulla rivalità, ma quella che si instaura fra donne della stessa tipologia perché facendo il nome di Joan Crawford non si può non pensare alla rivalità con Bette Davis con la quale girò il film Che fine ha fatto Baby Jane, quando entrambe avevano raggiunto la mezza età e placato i bollenti spiriti di rivalsa, che non dovrebbero esistere fra sorelle, per esempio.
- Ecco il terzo motivo di riflessione perché sempre il nome di Joan evoca quello di Joan Fontaine, sorella di Olivia De Havilland, due attrici di quel periodo dell’accoppiata Davis-Crawford, le quali si odiarono a morte per tutta la vita ignorandosi a vicenda perfino nella scelta dei nomi.

E per finire una nota di costume fra le righe del Corriere per confermare le stravaganze della vita di Provincia.
Alcuni anni fa con il mio ragazzo di allora, andammo in un Ristorante “toscano” della mia citta, situato Oltretorrente e, nonostante il salone fosse completamente vuoto ci chiesero se avessimo prenotato facendoci poi accomodare per grazia di Dio.
Dopo un po’ entrò un’altra coppia alla quale chiedemmo se anche loro avessero prenotato mettendoci poi tutti insieme a ridere, socializzando per tutta la serata lanciandoci battute fra un tavolo e l’altro, davanti alla panzanella
e una fiorentina innaffiata con il Chianti.  Fzzz….(lecter, lecter…)
Così, a proposito di vampiri e cannibali, c’è un’altra nota curiosa ed intrigante sul Corriere, quella che vuole la fila davanti ad una Masseria di quattro streghe, circondate da cani lupo…
Sì, perché viene alla memoria il Macbeth del film di Polansky   (Jon Finch e Francesca Annis) con le streghe che facevano il sabba e al quale il re si era rivolto per leggere il futuro. Sibillino: “…quando vedrai la foresta che si muoverà verso il castello, allora sarà la tua fine…) facendo tornare il re a casa felice e contento, senza sapere quanto fosse invece nefasto.
 Infatti la foresta non era altro che un esercito di soldati coperti di rami che vendicarono il Re assassinato da Macbeth consigliato dalla moglie. E da qui il detto Cherchez la Femme!
Le streghe del Macbeth nella mia città sono entrate nella storia del Teatro Regio. Nefasta anche questa perché la protesta  inscenata dai loggionisti verso la direttrice Liliana Cavani per averle rappresentate nel ruolo di semplici lavandaie fu dura e implacabile.
I panni sporchi del Regio si dovrebbero lavare in casa, invece l’eco della rivolta fece il giro di Parma nel mondo.
Così recitava il Verdi Festival negli antichi fasti a Parma. Zum…pa-pà….zum…pa-pà…

Tra le opere di Verdi è da segnalare anche il Rigoletto, assurto agli onori della cronaca proprio in questi giorni con il nome Grigoletto in un connubio curioso e sinistro fra Opera e Realtà.
Ma il Rigoletto non era in cartellone nel Verdi Festival 2013 perchè la nota farsesca era rappresentata dal Falstaff. Per fare un connubio curioso ma di fantasia, un moderno buffone potrebbe arrivare dal Kazakistan ex repubblica dell'Unione Sovietica a cavallo fra Europa e Asia, ai confini dell'Afghanistan e vicino alla Turchia, quale ideale mediatore per evitare una guerra in Siria proponendo l'Elisir di lunga vita.