lunedì 27 maggio 2013

ARCORE BUNGA BUNGA



ARCORE BUNGA BUNGA NEL LETTO DI PUTIN


27.5.2013-   ASPETTAMI NEL LETTO DI PUTIN

 "Aspettami nel letto di Putin"
E le gesta del Premier Silvio Berlusconi con la escort Patrizia D'Addario riecheggiarono per tutta l'eternità.
Senza esagerare, l'eco di queste gesta si diffusero in tutto il mondo: dagli Appennini alle Ande, dalle Alpi alle Piramidi, dai Pirenei al Grand Canyon. Guardare foto per credere.
Durante le vacanze in Tunisia nell'agosto 2009  avevo sfogliato un quotidiano locale (Nazionale), Il Mattino, che riportava a tutta pagina la storia sentimentale di Berlusconi con tanto di foto sua con la D'Addario e dovizie di particolari, primo fra tutti la fatidica frase del letto di Putin.
Che sarebbe interessante sapere l'effetto che avrà fatto sul Presidente russo. Ammesso che la Duma le abbia pubblicate a rischio "mitragliata". Simulata, ovviamente, per dimostrare che anche lui sapeva stare allo scherzo come Berlusconi.

Il quale se la faccenda Noemi lo aveva fatto infuriare perchè la moglie Veronica c'era proprio rimasta male, l'affaire con D'Addario l'aveva messo di buon umore, chiarendo allegramente la sua posizione davanti al Paese: "Non sono un santo".
Ad alimentare la nomea oh, pardon la fama (nomea...noemi...meglio di no) di seduttore, ci aveva così pensato anche la Tunisia.
In occasione della  visita  al Presidente Ben Alì alla fine di agosto 2009, Berlusconi era stato invitato da una emittente locale per una conferenza stampa, svoltasi tutta in francese, con un conduttore disinvolto e una conduttrice araba sul tipo Rihanna, con un look sbarazzino a caschetto frastagliato nero come il tubino sopra le ginocchia, la quale lo incalzava civettuola e ammiccante.
Il Premier ovviamente non aveva resistito lasciandosi scappare la battuta galante: "Mi piacerebbe avere il suo numero di telefono!", provocando una risata e applausi fra gli astanti e un sussulto di orgoglio nella giornalista.
Tornando in Italia si leggevano notizie di riavvicinamento di Berlusconi e la consorte Veronica. Una riconciliazione che sarebbe stata auspicabile perchè molto romantica e a cui il Premier avrebbe potuto approdare, mentre sappiamo tutti come è andata, con la solenne promessa di contenere l'esuberanza di seduttore con giornaliste e ministre che gli capitassero "in tiro". Almeno in Pubblico...almeno in Italia...suvvia...
E passi pure per la Tunisia e altri Paesi dove ancora esiste il sultanato, che di fronte a queste intemperanze maschiliste si esaltano senza far tutte le storie della sinistra con tanto di processi correlati.

Che diamine!
                                         
                                        BEGAN COME LA POMPADOUR
Began Began Began…Tutti sanno cos’è la bega, ma Began è sconosciuta a molti.  Italiani in 




















primis quali per sapere chi era costei l’hanno letto sui sorrisini maliziosi che si erano scambiati Angela Merkel e Nicolas Sarkozy  in occasione dell’incontro svoltosi a Bruxelles per parlare di crisi italiana sotto il regno di Berlusconi.
Alla domanda se riponessero fiducia nelle riforme proposte da Silvio Berlusconi per sanare il debito, si sono guardati sfoggiando all’unisono un sorrisetto ironico, segnale di grande intesa e complicità tra loro due, Sarkò e Merkel, dalla quale il Premier era stato clamorosamente escluso: “Ed io fra di voi…” Niente da fare. Niente Bunga bunga.
Infatti proprio quel giorno in prima pagina sul web di Paris Match, capeggiava la foto di Sabina Began in versione cocotte di lusso con un'intervista alla testata nella quale diceva che Berlusconi, alla venerabile età di75 anni, l'aveva fatta sentire una femmina palesando notti in cui ci dava che ci dava. Più che un Premier un vero re.
Insomma l'arzillo vecchietto (che tra l’altro è stato operato anche alla prostata) dopo aver tirato fuori la troia ne aveva fatto la sua maitresse (ape regina l’ha vezzosamente definita lui), come una sorta di madame Pompadour, perchè l'aveva incaricata di scegliere le ragazze da portare nel letto "di Putin" a fare il bunga bunga,
onde cercare di metterlo in tiro.
E a quella che sarebbe riuscita nell’arduo compito sarebbe toccato anche a lei il premio per tirar fuori la femmina che aveva dentro? A confermarlo sarebbe stata la Minetti stessa perchè lo aveva dichiarato ai quattro venti con una maglietta che sotto sotto lei era meglio che fuori.
L'intervista a Paris Match era poco credibile per non dire comica per cui è stato  logico che alla Merkel e a Sarkò sia scappato il sorriso ironico sulla fiducia alla parola del Premier come grande scopatore: figuriamoci come riformatore.
E poi mettere la regina Began in competizione con la Pompadour dell'Eliseo era stata proprio una mossa poco felice e indelicata. Verso Sarkò che all'Eliseo (palazzo della Pompadour) ci abitava con la Premiére Dame!

TU QUOQUE BRUTE?

                      “Anche tu figlio mio?”
 La frase celebre è di Giulio Cesare ma non è tratta dal Del Bello Gallico scritto da lui ai tempi di Vencingetorige ma è impressa nella storia, quella che ci viene insegnata sui banchi di scuola, poi riciclata all’infinito nei classici del teatro e del cinema con rivisitazioni moderne rivedute e politicamente scorrette a seconda del regime in vigore.
Cosìil moderno  Cesare prende le sembianze del Politico democraticamente eletto che poi vuole farsi re sconfinando con gli anni del mandato. Dal Re al Dittatore il passo e breve e finisce sempre allo stesso modo ovvero con morte violenta.

Facciamoci le corna è ovvio e parliamo sotto metafora perché il nostro uomo che voleva farsi re è, come da lui stesso affermato, Silvio Berlusconi il quale aveva dichiarato chiaro e forte al Tg di Enrico Mentana di sentirsi un Giulio Cesare.
Al Rubicone o ad Alessandria? No, a Roma sulla strada che porta al Colle. Una strada impervia che lo spedisce dritto dritto al Cicerone Napolitano e le sue calende greche perché i sermoni non finiscono mai se non per mettere al sicuro le proprietà e a pollice in  giù il povero, oddio si fa per dire, Cesare-Berluscone.
Special One del Milan sicuramente ma monarca mancato dell’Italia perché ha perso potere perfino ad Arcore dove, insieme ai politici, gli han voltato le spalle anche le olgettine del bunga bunga lasciando il posto ad una sorta di badante nel quale il Berlusconi con due fette di prosciutto sugli occhi (sotto metafora ovviamente) vede una novella regina d’Egittto consigliera arguta e illuminata. Oddio, anche qui si fa per dire avendo Cleopatra poi perso un impero per uno stallone. Che non si chiamava Dudù.

Insomma con un si fa per dire si fanno parallelismi tra Giulio Cesare e Silvio Berlusconi nel quale cade a fagiuolo l’Angelino Alfano nel ruolo di Bruto che gli impedisce di prendere il potere come monarca assoluto. Tu quoque fili mii. Sì, lui quoque ma lo ha fatto per il Paese.
Ai posteri l’ardua sentenza. Senza andar tanto lontano comunque basta veder la storia attuale dei propri paesi i quali, nel loro piccolo, insegnano.
Prendiamo Parma per esempio con il delfino Pietro Vignali tanto devoto al Capo-sindaco detto il piccolo zar da arrivare a dire, in una intervista televisiva  di avere la sua immagine in camera da letto.
Tanta devozione al Capo che lui lo ha portato a governare in sua vece dandogli così l’occasione di farne di ogni per poi farsi beccare e mettere in carcere. Lui, il delfino, mentre  il piccolo zar è in Consiglio a suonar una campanella.E non sotto metafora.

Tutto questo per dire che Silvio Berlusconi ha puntato sul personaggio sbagliato nel posto sbagliato: invece di immedesimarsi in Giulio Cesare da Enrico Mentana doveva calarsi nei panni di un moderno Putin mettendosi alla pari con lui invece di fare il superiore di una Roma Caput Mundi.
Ma Putin non racconta barzellette. Lui sì che ha lasciato il potere al suo prediletto Dimitrij Medvedev rimastogli devoto fino al nuovo mandato del suo capo Vladimir il quale, diventato Presidente per la terza volta, ha condiviso il potere esecutivo con Mevdevev Primo Ministro e di fatto continuando a governare la Russia fino a mettere in scacco anche il nero Presidente americano Barack Obama.
Perché ora la storia in primo piano al quale far riferimento è quella dell’Europa e non d’Italia.
Tanto meno di Parma, che per questo se ne deve fare una ragione accontentandosi di fare capitale di Regione. Sì ma di rifiuti, per il suo Inceneritore acceso a tutti i costi anche a quello di andar contro il buon senso, per non dire la salute.

                 


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