martedì 21 maggio 2013

RAPPORTO PELLI-CANNES


 Difficile trovare il pelo nell’uovo al Festival di Cannes perché non c’è nulla di sorprendente o scandaloso che non sia già stato detto: cattive ragazze nello sballo, immigrati in crisi familiare, mafia cinese, studentesse minorenni belle de jour e de nuit, amori a scoppio nucleare da sindrome Hiroshima, biopic di personaggi, eutanasie pilotate, e così via.
E via col vento, domani è un altro festival dove tutti i generi di film sono chiamati in calderone,ops! in cartellone. Nel quale quest’anno campeggia, la coppia Paul Newman e Joanne Woodward come simbolo di questa edizione.
Cannes è l’appuntamento più glamour di tutto il cinema europeo il quale da diversi anni ha puntato alle produzioni Hollywoodiane per aprire il Red Carpet a divi di fama internazionale che fanno a gara per esserci per sottoporsi alla mitragliata di flash dei paparazzi i quali gridano i loro nomi come fossero amici da sempre.
Sono i divi infatti ad attirare l’attenzione riuscendo nell’intento di rubare la scena alle mitiche starlettes che si facevano immortalare nude lungo la spiaggia della Croisette facendo impazzire tutti i paparazzi.
Ormai il pubblico è sgamato e le immagini piccanti sono preferite nel cinema al buio delle poltrone perché con Internet il pubblico non è più abituato all’impatto visivo delle nudità carnali che così rifiuta come figure di cattivo gusto riuscendo nell’intento di smarinare tutte le starlettes in cerca di pubblicità. Cucu’ ce l’ho qui la cosina, indicata a pelo nudo per attirare il flash! Niet finito. Le cosine sono da buttare a mare e restano introvabili.
E’ proprio come andare a trovare un pelo nell’uovo come detto sopra.

Pelo contro pelo a vincere è quello sullo schermo portato in trionfo da una ganzissima Lea Seydoux con il film La Vie D’Adèle in una storia di seduzione fra una giovane disinvolta e libera e una ragazzina vittima del suo fascino originale e trasgressivo. Tutto questo per caldeggiare in teoria la legge sui matrimoni gay che in Francia Hollande vorrebbe introdurre, ma in pratica serve a ottenere l’effetto opposto perché queste storie di seduzione al femminile di minorenni non fanno che accrescere il senso di immoralità in odor di pedofilia che pervade le coppie gay non trovando la strada giusta per farsi accettare come progetto civile e accettabile fuori da ogni morale.
Lea Seydoux, al di là di ogni morale, è comunque la rivelazione del Festival dimostrando di avere, in poco tempo maturato come donna e come attrice.

Sicura, disinvolta, consapevole, la sua immagine è ben lungi dalla breve apparizione in Midnight Paris nel quale faceva una timida commessa di libri carina anziché no. Dopo essersi fatta notare a rotolar fra le lenzuola in in Robin Hood e poi a pelo nudo in Les Adieux à la Reine è esplosa curiosamente con lo spot del profumo Prada nel quale seduce selvaggiamente un ragazzo in doppio petto mettendolo a tappeto con salti acrobatici e da urlo. Animale a tutto fashion che a Cannes ha riproposto sul red Carpet prendendo d’assalto Tahar Rahim suo partner del film


https://www.youtube.com/watch?v=G_0kYJ8izhQ


Grand Central con il quale ha fatto un siparietto sdoganando finalmente le accoppiate fin troppo ingessate del Festival.
Infatti Tahar Rahim e Berenice Bejo, erano affiatati come la notte e il giorno perchè quest’ultima molto presa nella parte di diva di The Artist praticamente ha ignorato il partner di Le Passé come passato a miglior vita. Infatti con Lea Seydoux si è ripreso. La vita!
Valeria Golino regista di Miele correva anche lei a Cannes preferendo correre dietro a Riccardo Scamarcio piuttosto che all’interprete Jasmine Trinca come a prendere le distanze dalla parvenza di accoppiata vampiresca lesbo-choc.

Leonardo di Caprio e Carey Mulligan invece sembravano culo e camicia con Di Caprio che preferiva fare Cheek To Cheek con Audrey Tatou madrina della Giuria.
Ma la Nicole Kidman, pure lei in Giuria,  è stata pronta a rubar loro la scena facendosi immortalare con un bacio appassionato al marito, una spanna più in basso di lei, Urban Keith lavorandoselo davanti ai fotografi.
Insomma baci profumati Chanel contro siparietti Prada.

Per trovare il pelo nell’uovo  ecco apparire le star sul red carpet le quali ad un tripudio di stile Charleston del grande Gatsby avevano preferito lo stile tutto gonfio proprio ad uovo,  detto anche ad anforetta o comunemente a mongolfiera portato da Nicole Kidman, Julianne Moore, la cinesina Bing Bing e Sonam Kapoor (Jeune Jolie): il pelo nell’uovo finalmente era lì a portata di Red Carpet a Cannes.
Un Festival nel quale non è mancata nemmeno la coppia di colore a far scintille a tutta pelle: è quella di Fruitvale Station il film a sfondo razziale ambientato in metrò a lanciare il nuovo attore di colore, per il quale l’America sta già impazzendo, in coppia con Octavia Spencer: è Michael B.Jordan destinato a surclassare l'attore di colore Denzel Washington dalla quale la Casa Bianca aveva preso le distanze dopo il film Flight nel quale pilotava sbronzo, facendo in un sol colpo cadere il mito del negro che ce l’ha fatta, ben lungi dall’aplomb e stile di quell’attore di colore che aveva sfoderato in Rapporto Pellican con Julia Roberts.
Si parla di una sua prossima candidatura per per l'Oscar 2014 per questo film che si basa su una storia vera di razzismo perpetrato in metropolitana a New York.

Ad andare a cercare il pelo nel culo invece lo troviamo curiosamente con Steven Spielberg a dirigere un film su una coppia gay, Behim The Candelabra, interpretata da uno strepitoso Michael Douglas e Matt Damon in quella dell’efebo.

Non ci sono baci né carezze esplicite, con un'unica concessione di un bagno nudi in vasca, perc tutto girato all’insegna di un dialogo teatrale fatto di battute e doppi sensi, tra parrucche paillettes e spettacolari concerti di piano del protagonista, gay senza ombra di dubbio, pur avendo il più anziano sempre negato. La recitazione di Michael è brillante, istrionica da checca con vizietto con i nervi sempre a fior di pelle ma con il pelo sullo stomaco del professionista di talento. A Cannes i due protagonisti non sono sembrati affiatati come amici per la pelle. Tanto meno per le palle.
                                 



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