giovedì 9 maggio 2013

MARION COTILLARD ICONA TRA SACRO E PROFANO



MARION COTILLARD ICONA TRA SACRO E PROFANO PER DAVID BOWIE




  MARIONNE COTILLARD SANTA E PUTTANA PER DANIEL DAY LEWIS.                      NINE IN DIRETTA TV
 Sto guardando Nine i rimetto alcune osservazioni con la performance della Cotillard perchè molto intesa  estremamente dolce e sensualmente selvaggia. E poi sa cantare bene. Il film non ha avuto gran successo al cinema e in Tv è ancora più riduttivo perchè le performance perdono della spettacolarità.


E comunque piacevole senza esagerare anche perchè già visto.
I personaggi sono tutti fuori posto comunque e ce ne sarebbe da dire all'infinito. Comunque gli Americani hanno reso omaggio al cinema italiano prendendolo un po' per i fondelli le donne sul filo delle mignotte. Questo perchè negli anni 60 noi italiani eravamo molto più avanti rispetto agli americani perchè la guerra aveva reso tutti più cinici e disincantati e impersersavamo con il realismo di autori grandissimi come Rossellini De Sica e Fellini appunto.

Non è che le donne fossero mignotte ma solo sottomesse e protese a piacere al maschio perchè comandava in tutti i settori. Le attrici soprattutto erano oggetti in mano a produttori e registi che esercitavano un potere assoluto della serie io ti ho fatto e io ti distruggo.
Proprio ora c'è la performance sullo schermo della Coillard che la sofferenza ha reso molto audace ed aggressiva per fargli vedere che cosa era una puttana.
Le donne infatti o erano madonne o puttane e lei ha incarnato benissimo il tipo. Brava.
Quello che trovo sbagliato è è per esempio la canzone che sta cantando ora Guido perchè troppo arrabbiata non in linea con il melodico tipico italiano che eseguito alla Mario Merola forse era più in tono con l'italianità mammona di allora.
Infatti la canzone melodica la fanno cantare a un napoletano verace ad accompagnare il cammino solitario di Guido dopo che ha perso la moglie.
Fellini era un uomo più ironico e spiritoso e le sue donne erano sempre a livello caricaturale così come la Masina che ha rappresentato ne Le Notti di Cabiria, o Per La Strada o Giulietta degli Spiriti. In 8 e mezzo quest’ultimo nel quale  le donne erano viste come animaletti che alla fine ha fatto sfilare in un girotondo cadenzato col sibilar di una frusta di Fellini-Mastroianni: gattine, lumachine, tigrotte, panterine...che in questo film non sono assolutamente riprodotte.
Anche la Ekberg per esempio era grande enorme, la tabaccaia di Amarcord con le tette spaventose, la maestra con la dentiera di una cavalla...
Insomma tutta un'altra opera il cui spirito non è stato assolutamente colto se non con particolari superficiali come gli occhiali buio-pesto, le sfilate coi paparazzi e le attrici che sbavano intorno al regista con pellicce bellissime e pArrucche a torre.
.Sì era un'impresa ardua risolta con un'americanata diciamolo.Ben costruita nei balletti e molto curata nel costume con trucco e parrucco con tante scene assemblate come uno show. Chicago per esempio era molto ma molto meglio, con una storia e una recitazione di gran mestiere.
Il Jazz aiutava molto comunque risultando più sanguigno del varietà italico simil Folie Berger.


 NINE: L’ITALIA VISTA DAGLI AMERICANI
“I love his cinema italiano…in bianco e nero..con gli uomini che portano gli occhiali scuri anche di notte…”
Sculettando a più non posso, in un  vertiginoso rotear delle perline  della minigonna portata con le scarpe e i collant bianchi, Kate Hudson, americanina doc (che sempre più assomiglia alla madre Goldie Howen brillante show girl oltre che attrice) racconta in sintesi la spirito di Nine: un omaggio al cinema d’autore Federico Fellini ed ai suoi film, primo fra tutti e soprattutto, la Dolce Vita.
Perché per gli Americani il cinema italiano è proprio quest’ultimo, interpretato da Marcello Mastroianni simbolo del Latin Lover: le corse in macchina delle star inseguite dai paparazzi, la corsa sull’Appia Antica, le festicciole private con strip-tease, le pensioncine squallide e le donne italiane che lo animano, uguali come se fossero fatte con lo stampino: tutte sul genere mignotte, mogli comprese. Eccezion fatta per la musa, impersonata da Nicole Kidman che rappresenta la Dea che ha ispirato il regista nel corso della sua carriera: Anita Ekberg? La domanda è lecita perché se la Ekberg era perfetta come forza della natura libera e selvaggia, la Kidman proprio non si sa da dove venga, così algida ed eterea, come una top model dalle forme perfette, se non fosse per le labbra gonfiate dal ritocchino che in un primo piano le stravolgono i connotati tanto da farla assomigliare di profilo alla Parietti.
Un’altra domanda che sorge spontanea allo spettatore è: “Ma il regista Rob Marshal aveva mai conosciuto Federico Fellini?”
Sembrerebbe di no, vista la scelta caduta su Daniel Day Lewis, che non somiglia nemmeno lontanamente al personaggio Fellini-Mastroianni: il regista Fellini era tormentato come tutti i geni, ma era geniale anche nel portare avanti le sue relazioni in modo pacioso facendole bere tranquillamente alla moglie tanto amata che, non per niente, si chiamava Giulietta. Mentre nel film la Masina è una donna che si ribella alle sue bugie e piccoli espedienti per cornificarla, fino ad ottenere la separazione. L’interpretazione di Marion Cotillard (la moglie) è comunque la sorpresa del film perché dietro l’apparenza di una donna fedele  e sofferente, si scatena la femmina con un ballo sensuale fra le braccia di molti uomini fra i quali si sfoga parlando del marito. Bellissima performance.   Un musical è fatto appunto di canzoni e di balletti che tutte le protagoniste, nessuna esclusa, hanno eseguito in modo impeccabile, sulle righe di Chicago, come è nello stile di Rob Marshal: da Penelope Cruz, sinuosa e voluttuosa  sciantosa circense, a Jude Dench maitresse delle Folie Bergère, per passare da Stacy Ferguson nel ruolo della Volpina di Amarcord che canta la canzone By Italian colonna sonora di uno spot pubblicitario di un’auto in corsa.
Insomma, per chi adora il musical il film è una gioia per gli occhi, perché Rob Marshal in questo senso resta il miglior regista in assoluto. Per chi si aspettava di rivedere Fellini sullo schermo con tutta l’ italianità dei suoi film di cui abbiamo tutti grande nostalgia, Nine è una cocente delusione, supportata dalla presenza di Sofia Loren che alla sua età insiste a far la  diva-madre, pur di restare in scena. Con Fellini non era mai riuscita a fare un film, ha sostenuto l’attrice. Doveva insistere per non apparire accanto a lui perché nel film l’accoppiata scoppia.
Anche perché la storia è flebile e noiosa e Daniel Day Lewis non riesce a sostenerla non risultando credibile come un Fellini-Mastroianni, nonostante gli occhiali scuri, portati in ogni occasione. By Italian, anziché no!








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