lunedì 27 gennaio 2014

12 ANNI SCHIAVO, NERI DA OSCAR


 Meryl Streep è candidata all’Oscar 2014 come protagonista e se vincesse sarebbe già la quarta volta. “Non vincerò” dice convinta. Così si spera perché da attrice  più ammirata e temuta, diventerebbe antipatica.
Il passo è breve e lei “umilmente” da attrice consumata si è già messa da parte per dare spazio alle giovani candidate, facendo il tifo per Amy Adams, lasciando fuori dalla lista Julia Roberts candidata come non protagonista nello stesso film August Osage Country.
Le opinioni di questa grande attrice sono un peso anche se non fanno testo perché l’Oscar riserva sempre delle sorprese. L’anno scorso si puntava su Naomi Watts per le problematiche ambientali in primo piano, ma poi ha vinto Jennifer Lawrence in un film che, senza nulla togliere ai protagonisti, era un filo così così facendo pensare a strategie da marketing per favorire la serie Hunger Games ad attirar un pubblico giovane che è poi quello in maggioranza che compera il biglietto.
Questo dovrebbe essere l’anno degli attori di colore perché le problematiche dello schiavismo in America fin dall’anno scorso con Lincoln Django e The Cospirator sono entrate ancora alla ribalta risvegliando interesse per quel periodo rivisitato sulla scia di Radici anziché il patinato Via Col Vento.
I Premi Oscar ad attori di colore, pur annoverando un folto numero fra quelle fila, si possono contare sulle dita perché sono in numero di tre come Sidney Poitier, Denzel Washington e Whoopy Goldberg.
In questo 2014 è stato scelto il film 12 Anni Schiavo del regista di colore Steve McQueen con l’attore Chiwetel Ejiofor candidato per l’Oscar come protagonista e Lupita Nyong non protagonista, mentre sono stati esclusi clamorosamente Ophra Winfrey e Forest Whitaker per un Maggiordomo alla Casa Bianca.
Il film 12 Anni Schiavo è più accattivante perché parla di un combattente di colore che, portato schiavo nelle piantagioni, non si piega a quel destino in quanto nato libero. La forza e la determinazione lo porteranno alla agognata libertà dopo una serie di pesanti umiliazioni.
A prestare il volto al questo protagonista del quale sentiremo ancora parlare è l’attore Chiwetel Ejiofor già visto nel film robusto Amistad che è stato un vero pugno nello stomaco nel rivelare la condizione degli schiavi sulle navi in rotta dall’Africa alle Americhe.
L’America ripassa la sua storia facendone omaggio al Presidente Barack Obama, il primo Presidente di colore arrivato alla Casa Bianca per governare una Nazione nella quale i bianchi continuano a farla da padroni, avendo le chiavi della borsa di Wall Street nel quale si muovono come squali e Lupi, così come è dato vedere con il film di Martin Scorzese The Wolf in Wall Street il cui simbolo si sa essere un Toro come l’attore nero
protagonista  di 12 Anni Schiavo. Il Lupo Leonardo Di Caprio sul red Carpet dei Golden Globe si è fatto beccare ad inseguire la Lupita, già con lui in Django, che comunque è stata vezzeggiata e coccolata da tutte le star dell’evento facendone già un mito perché molto carina ma agli Oscar dovrà vedersela con Julia Roberts che Meryl Streep non ha comunque nominata.
Le donne di colore, a differenza degli uomini, non hanno molte chance nel cinema americano anche se offre loro tanti ruoli da protagoniste. Infatti bastano qualche film, come per Zoe Saldana, Rosario Downson, Kerry Washington e la stessa Whoopy Goldberg che ha spopolato con Sister Act, per non parlare di Ophra Winfrey che poi escono di scena.
Con loro lo star system è ancora più spietato perché se le bianche hanno conquistato la scena fino a tarda età le nere si fermano a quella giovane. Di Mamie paciosa ce n’è stata una sola ma se ne è andata con Via Col Vento insieme alla ragazzina Pressy che faceva l’oca giuliva nera nello stesso film. Da quel momento con mamie e la giuliva Pressy, l’attrice di colore nera è stata etichettata come caratterista non arrivando al vertice di protagonista assoluta. Un po’ come la sorte di Michelle Obama che, entrata alla Casa Bianca, si è ritirata a coltivare l’orto per non urtare la sensibilità degli Americani che non sono pronti a una leader nera.
Figuriamoci gli italiani con la Kienge!

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