giovedì 9 gennaio 2014

RANIA DI GIORDANIA TRA GOSSIP E REALTA'


 QUANDO RANIA INCONTRO’ RICHARD GERE…
Antonella Clerici Con Rania di Giordania al Festival di S.Remo aveva raggiunto il massimo di ascolti (rivisto la scena a Porta a Porta il 7 gennaio in occasione della festa Tv: 60 ma non li dimostra).
 Erano piaciute le sue domandine rosa sul privato, tipo “Ma suo marito è geloso?”
“E’ normale che lo sia - aveva risposto Rania - ma tra noi c’è molto rispetto”.
Che lui sia geloso lo ha dimostrato alcuni anni fa quando si sussurrava che la Regina avesse  provato simpatia per un occidentale del quale non si faceva il nome, mettendo in crisi la loro unione.

Crisi rientrata subito perché i reali sono poi  apparsi in pubblico sorridenti e sereni.
E’ normale che molti uomini siano colpiti dal fascino della Regina Rania, bellissima ed elegante, la quale a sua volta  è possibile  che sia affascinata da uomini considerati dei sex symbol che ha occasione di incontrare nelle manifestazioni ufficiali (dove è sempre guardata a vista dalle guardie del corpo per proteggerla).
Uno di questi è Richard Gere, il quale partecipando con  Rania a una manifestazione di beneficenza aveva avuto l’onore di sedere accanto a lei che lo guardava con lo sguardo rapito di una fan, subito immortalato dai paparazzi.
Che sia stato lui a scatenare la gelosia del re?
Dopo quell’incontro  Rania e Richard Gere non si sono più rivisti.
“C’è sempre una seconda  possibilità” avrà pensato Richard Gere (Frase celebre del suo film Come un Uragano).
“Io credo che non ci sia nessuna possibilità” ha sicuramente  pensato Rania.

RANIA ED ABDULLAH


Il 7 febbraio 1999 Rania sposa il principe Abdallah, figlio di re Hussein, conosciuto nel ' 93 a una cena. Nello stesso anno Abdallah sale al trono del regno ashemita. Hanno 4 figli (il più piccolo di 2 anni, il più grande di 12)

Signore e signori, ecco una Regina.


"Tolleranza è un minimo denominatore comune, ma non basta. In un mondo globalizzato affiorano più prepotentemente le diversità. Io credo nel multiculturalismo, e l' obiettivo è puntare sui valori, sulla loro condivisione. Appunto, entrare nella casa dell' altro e imparare ad accettarlo».

Eppure si ha l' impressione che troppi non vogliano questa accettazione. In sostanza, non vogliano il dialogo.

«C' è una tendenza a lasciarsi attrarre dai giudizi superficiali, dagli stereotipi, che ci sottraggono la possibilità di conoscersi. La conseguenza è che ciascuno si chiude in se stesso. Credo quindi che sia necessario abbattere il muro di sfiducia e sospetti. Bisogna imparare a interagire. Si scoprirà che abbiamo la stessa umanità, le stesse aspirazioni. Voler dialogare, tra l' Islam e gli altri: credo che il "volere" verrà imposto dalla necessità. Guardi il mondo di oggi: frammentato dalle divisioni, dalla sfiducia che può portare ad atti estremi, come il terrorismo. Insisto: è necessario che i moderati, dappertutto, si sollevino, facciano sentire la loro voce».

Lei l' ha fatto, guidando ad Amman la marcia degli 80.000 contro il terrorismo e la violenza. Non sarebbe ora che in altri Paesi musulmani si faccia altrettanto?

«Assolutamente sì. Vede, nel mondo arabo molta gente è frustrata. Molti si abbandonano alla rabbia per essere accusati d' essere violenti. Invece bisogna alzarsi, spiegare chi siamo, in cosa crediamo. Negli ultimi anni la maggioranza delle vittime del terrorismo è musulmana. Quindi, non c' è una guerra tra musulmani e non musulmani, ma tra estremisti e moderati di tutte le religioni».

In Europa si discute molto sul velo, forse perché il velo viene percepito come scelta politica.

«Io credo che la discussione sul velo sia conseguenza delle difficoltà di comprendere un mondo sempre più complesso. Si guarda come vestiamo, come preghiamo. Sfortunatamente, dopo tutti i sospetti concentrati sull' Islam, molti hanno cominciato a considerare il velo un problema politico. Non è così. Indossare il velo è una libera scelta individuale, simbolo di modestia, di devozione a Dio. Credo che molte persone, che si sentono marginalizzate, o magari non si sono integrate nei Paesi dove vivono, vengano viste con sospetto dalle autorità. E' un atteggiamento che va rifiutato. Personalmente, giudico le persone non per quello che hanno sulla testa ma nella testa, che cosa pensano, come agiscono».

Però, maestà, non si può accettare che delle donne siano costrette a indossare il velo.

«Non c' è coercizione nell' Islam. L' Islam non impone né di credere, né di essere praticante, né di vestire in un modo o nell' altro. Quindi, imporre a una donna il velo è contro i principi dell' Islam».

Suo marito, re Abdallah, recentemente ha lanciato un grido di dolore, ammonendo che se non si agisce subito, si corre il rischio di avere tre differenti guerre civili: in Iraq, in Palestina e in Libano.

«Credo che mio marito intendesse ammonire sulla gravità della situazione. A volte la gente è ossessionata dalla terminologia. Quindi, il problema non è dire se questa o quella sono guerre civili o no, è di capire che la situazione rischia di sfuggire ad ogni controllo. C' è una lotta interna tra fazioni in Palestina; c' è una lotta interna tra differenti parti politiche in Libano; c' è una lotta interna tra gruppi politici e settari in Iraq. Sono lotta interconnesse, e il mondo ha necessità di capirlo, per allentare questo micidiale pericolo. Il passo più importante è risolvere il problema numero uno, il conflitto israeliano-palestinese. Vede, per la Palestina tutti sanno come dovrà finire. C' è la Road Map, ci sono tutti gli accordi che sono stati firmati. Per l' Iraq è molto più difficile. Laggiù non ci sono più strutture di sicurezza. Occorre l' aiuto della comunità internazionale, anche se oggi mi si spezza il cuore a vedere che anche le organizzazioni umanitarie non sono in grado di lavorare».

Verrà sconfitto il terrorismo?

«L' importante è che non ci obblighi a vivere nella paura. L' ideologia dell' estremismo produce la cultura della paura. E la cosa più pericolosa è cedere e perdere la speranza. Ma il nemico peggiore non è il terrorismo, né l' estremismo. E' l' ignoranza. E' il ritenere di conoscere l' altro senza conoscerlo»


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