martedì 21 gennaio 2014

MILLION DOLLAR BABY E CLINT EASTWOOD


Clint Eastwood è uno degli attori più anziani di Hollywood. Anziano, ma rispettato e amato.
“Io sono grande non perché ho ucciso tanti, ma perché sono amato dalla folla” diceva Massimo mentre veniva acclamato come Generale e come Gladiatore.
Anche Clint Eastwood nel corso della sua carriera ha ucciso moltissimi uomini, ma è grande perché è l’attore più amato di tutti.
Infatti lui ha iniziato come Killer. Un pistolero che sparava così veloce non si era mai visto: a raffica, con gli occhi di ghiaccio e il ghigno stampato sulla faccia, i cui muscoli muoveva solo per far roteare il sigaro. Trrr! Don. E per il Western cominciava una nuova era.
Il film Per un Pugno di Dollari di Sergio Leone portava così alla ribalta questo attore americano di straordinaria bellezza che, contrapposta alla bravura istrionica di Gian Maria Volontà, accompagnati da una colonna sonora viva e danzante, faceva rivivere il cinema italiano a livello internazionale dopo che era affondato amabilmente nelle commedie brillanti ma circoscritte perché di stampo provinciale.
Clint si è poi sganciato dalla produzione Western all’italiana  stante le numerose imitazioni che ne seguirono spesso a livello caricaturale.
Ruoli che andavano troppo stretti per lui, asciutto e rude anche nella vita, per cui si ritirava nel suo Paese per continuare la carriera sempre come pistolero nelle vesti di poliziotto metropolitano.
Perché lui anche se nasceva come Killer, era sempre stato dalla parte dei più deboli o, quanto meno, solo di sé stesso senza però mai trasformarsi in carogna.
Nell’arco della sua carriera infatti non si è mai sporcato l’immagine con ruoli sinistri o delinquenziali, ma sempre in linea con il suo credo di giustizia fedele alla sua immagine di uomo incorruttibile al servizio della comunità seguendo nobili ideali di onestà, giustizia, legalità e libertà.
Una fedeltà ferrea che comunque non assomigliava a quella i John Wayne il quale in tutta la sua carriera ha sempre interpretato lo stesso ruolo tanto da non ricordare nemmeno i titoli dei suoi film perché diceva che per lui erano tutti uguali.
Clint Eastwood non ha corso questo pericolo perché la sua carriera è stata costellata da tanti successi raccolti con i più svariati ruoli ed esperienze (soprattutto nella regia) sempre portati avanti in sintonia e di pari passo con l’età che avanzava, disdegnando alla fine ogni parte di seduttore per intraprendere quella più consona del padre, dell’insegnante, tutore o allenatore cioè con  una valenza in più di attore di grande umanità  che si batteva per l’integrazione degli esclusi e la rivalsa dei meno abbienti.
Tanta passione che gli bruciava nell’anima non poteva che sfociare anche in politica riuscendo a farsi nominare quale sindaco di una piccola città. Che lo ha rispettato e onorato alla stessa maniera con cui era ammirato nei suoi film di eroe senza macchia e sena paura.
Anche se un abile pistolero come lui, non ha mai sbagliato un colpo, gli ultimi film  sono stati quelli che, raggiunta la piena maturità,  hanno maggiormente caratterizzato la sua carriera per lo spessore dei racconti e l’impegno sociale (Million Dollar Baby, Gran Torino, Invictus), con i quali ha raccolto premi, riconoscimenti ed ovazioni.
Ma il plauso più importante è quello che gli ha rivolto il pubblico , acclamandolo non tanto come mitico eroe dello schermo ma come uomo di grande cuore, come una sorte di padre d’eccellenza, punto fermo anche per chi non ha voce e viene emarginato dalla società.
Per questo il suo mito non tramonterà mai fino all’ultimo respiro.
Hollywood si sa che è spietato con i suoi divi i quali, dopo una certa età, relega in ruoli minori e di caratteristi, ma con Clint ha fatto un’eccezione concedendogli carta bianca per esprimere tutto l’ardore che ancora lo divora dentro. E lui, da grande vecchio, non ha mai deluso tutti quelli che lo amano sempre più. La giusta ricompensa per un uomo del suo valore e per un attore del suo calibro. A pistola  Magnum.

                           
 16 GIUGNO 2009 appunti su una serata TV.
Film Million Dollar Baby
Come dire: "Io ti spiezzo in due"
Il film mi è piaciuto assai, ho perfino pianto alla fine. Molto commovente e coinvolgente. Clint Eastwood era nella parte, combattuto tra affetto filiale e desiderio di sfruttare un'occasione d'oro trovandosi fra le mani un'atleta di talento, donna. Di sicuro richiamo di pubblico e di cassetta.Alla fine però è esploso nell'amore filiare intenso e sofferto sostenuto da Morgan Freeman, sempre nel ruolo del nero equilibrato e di buon senso.
Hilary Swank ha vinto il suo secondo Oscar ma la sua carriera non ha decollato perchè ha poi interpretato film non molto importanti e addirittura con piccole particine secondarie.
Perchè è una bellezza particolare, di tipo androgino poco femminile e fatale. Peccato perchè è molto brava. Assomiglia vagamente a Milla Jovovich in Giovanna D'Arco, anche lei sul genere maschietta. Tanto basta per relegare un'attrice a ruoli di caratterista.
Come Tilda Swindon che vedo si è data al cinema indipendente pur essendo un'attrice di razza e di classe. Così come ha fatto Julia Ormond e in precedenza anche Nicole Kidman che, con il cinema indipendente a basso costo, ha dato il meglio di sè. Non è solo una questione di costi ma anche perchè c'è più fermento fra autori nuovi, più libertà di espressione anche a livello sessuale, e di scelta dei ruoli, uscendo dai clichés in cui relega sempre lo star system. Mi ricordo per esempio una vecchia attrice Thelma Ritter che per tutta la sua carriera aveva fatto ruoli di governante impicciona e piena di Humour sulla scia di Eva contro Eva nella quale era stata strepitosa.
E quello che stupisce che siano proprio le grandi star ad "abbassarsi" nel cinema indipendente dove sono molto corteggiate dai giovani registi emergenti ambiziosi e talentuosi. Non sempre di successo comunque, ma quello è un rischio che si corre come in qualsiasi puntata al buio. Si fa per dire, perchè per intuire il talento di una persona è indispensabile il cosiddetto occhiolungo.
E a proposito di nuovi talenti, sto guardando Amici di Maria De Filippi e mi chiedo come mai abbiano ridotto a una festa di paese (sembrano quelle di Cesenatico e Valleverde quando propongono il saggio dei ragazzi della Scuola di Cesena, con cantanti ballerini di danza moderna e latino) un talent show che sembrava tanto serio e rigoroso, nella giusta cornice di una grande palestra a sottolineare un intento di selezionare talenti emergenti in un contesto di duro allenamento.
Allestire un mega-show da rock star da stadio per ragazzi appenna, diciamo pure "diplomati", è come illuderli di essere già arrivati, anche se viene proposto come sfida.
E per parlare di sfida, la notizia del giorno è quella "vinta" da Ahmadinejad, contestata in massa dai sostenitori di Mousavi che speravano nel cambiamento.
Invece penso che la conferma sarà anche la tendenza delle prossime elezioni Provinciali.
Conferme, conferme, conferme. Pure quella che consiglia di non avventurarsi nei Paesi considerati a rischio come lo Yemen. E' da incoscienti, soprattutto se si coinvolgono anche bambini piccoli "nelle missioni umanitarie" che, in questo caso, sconfinano nel fanatismo.
E per finire il velo delle telegiornaliste. Velo sì, velo no?
Meglio di no perchè sembra più una moda. Quella che ha lanciato Lilli Gruber quando era inviata di guerra in Iraq facendo sfoggio ogni volta che usciva in video di tante pashmine colorate firmate Armani. Che a lei donavano tantissimo, perchè di velo impalpabile che faceva morbidamente fluttuare intorno al collo rendendola più sexy, ma alla Mimosa Martini no.
Diciamolo la invecchia, sembra che stia andando a far la spesa in un giorno di pioggia.
Non è importante comunque, perchè è un'inviata molto brava e tosta.


venerdì, luglio 10, 2009


Esclusivo/Intervista a Mimosa Martini, Tg 5
"NON SOPPORTO INVIATE
CON MESSA IN PIEGA PERFETTA
E ITALIANO TRABALLANTE"
news ? provinciali.




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