venerdì 24 gennaio 2014

GLI ABBRACCI SPEZZATI DI PENELOPE


  Penelope Cruz, dopo aver fatto strage di cuori accompagnata dalla nomea l’Encantadora, è diventata la musa d’eccellenza di Pedro Almodovar, che l’ha riportata alle origini spagnole, catturandola dallo star system di Hollywood.
E da Woody Allen in particolare di cui sembra diventato geloso, avendo portato la Cruz al premio Oscar non protagonista per Nine e in nomination per Vicky Cristina Barcelona in quest'ultimo film esaltata al massimo nel ruolo della caliente spagnola.
Operazione che non è mai riuscita ad Almodovar, il quale si rivela maestro solo nell’arte della caricatura, con la quale dà spessore a tanti personaggi avvolti in un abbraccio corale.
Così come fece magistralmente con Donne sull’Orlo di una crisi di Nervi il cui successo non è più riuscito a surclassare, rimanendo ancorato a quel suo capolavoro. Che cita, non a caso, in questo film Gli Abbracci Spezzati, dove inserisce flash back della sua vita di
regista alle prese con l’unica musa rimasta.
Partito Antonio Banderas (il suo chico e vero ispiratore della sua arte), separatosi recentemente anche da Carmen Maura, ad Almodovar non è rimasta che Penelope Cruz, l’articolo civetta dei suoi films ormai in rotta declino per il taglio commerciale e poco creativo che li caratterizzano, causa gadget inseriti a ciclo continuo (occhiali da sole, telefonini e spruzzate di hayr spray su capelli cotonati in omaggio al mito Audrey Hepburn, e attrezzi per make-up a ciglia rinfoltite).
Infatti, se il genio di Woody ha esaltato la Cruz come spagnola DOC, Almodovar ha dato smalto alla sua immagine fashion da spot pubblicitari di prodotti per capelli, dalla pappa reale alla lacca delle star e viceversa, la star delle lacche. Che comunque nel film non è Lena-Penelope Cruz ma una ex moglie che butta l’amante del suo ex marito, giù dalle scale perché gelosa di vederla diventare diva.
Il ruolo è interpretato dalla gagliarda icona-gay Rossy De Palma, la Candela di Donne sull’Orlo di una Crisi di nervi dove si presentava in scena dicendo apertamente “A me piace la fica”.
Insomma un’intreccio da masturbazione mentale, che attira il telespettatore nel mondo Almodovariano animato da gay, andicappati, down, trans, giovani cresciuti a striscie di coca, in uno sballo infinito. Senza  comicità e caricature ne esce un quadro triste e desolante nel quale resta solo impresso la dignità del regista chiuso nel suo dolore sublimato con l’arte, e l’immagine di Penelope Cruz, sensuale e conturbante nella sua nudità (anche se già vista e rivista) con grosse tette a capezzoli turgidi.
Gli stessi che esibiva agli esordi quando in Prosciutto Prosciutto sapevano ancora di tortillas: sempre turgidi, ma con le tette più piccole. Miracoli dello star system, a tutto fashion e in odor di plastica. Come il film anche se incorniciato da vivaci colori dove il rosso (compreso il rossetto della Cruz,. E ti pareva…) la fa da padrone.
Non basta per dare passione, ma per fare spot ha centrato l’obiettivo tanto che "l'abbraccio del biscotto"ha pure ispirato la Barilla sostituendo il testimonial Antonio Banderas. Spiazzato fuori.



Nessun commento:

Posta un commento