venerdì 15 febbraio 2013

A PASSO DI DANZA FRA I GALA DELLA ZAKHAROVA


Un mostro. Così si sente sussurrare fra il pubblico mentre Svetlana Zakharova piroetta come una trottola a batteria, a tutta scena: sicura scattante energica acrobatica e piena di smagliante passione: Il Don Chisciotte è servito. Senza un minimo accenno di “fiatone” raccoglie sorridente applausi ed ovazioni. Brava e poi brava.
Ma con lei anche tutto il corpo di ballo, composto da artisti di prim’ordine che l’hanno affiancata in varie performances in assolo o nei pas de deux. Tutti rigorosamente russi, del Teatro Bolshoj a portare nel mondo l’eccellenza di quella scuola di balletto.
E a  Svetlana il compito di attirare, come étoile elettrizzante, un pubblico sempre più vasto e variegato a dimostrazione che la Danza Classica appassiona ormai più della lirica, anche se rimane uno spettacolo di nicchia perché diffuso fra i  Templi della musica, Scala in primis, ed il Bolshoj nei quali si assiste ancora in religioso silenzio.
Svetlana infatti, a differenza di Roberto Bolle che ha voluto portare la danza nelle piazze per poi scappare a New York perché in Italia non era più un prodotto d’eccellenza esclusiva, è rimasta una ballerina della tradizione classica pur rinnovando il repertorio con performances sperimentali a coreografie moderne trasformandosi nel suo Gala velocemente da  caliente spagnola a muso duro con punta e tacco di Carmen, a  un corposo e sanguigno duello come una sorta di guerra dei sessi, mimato a ritmo battente  e a pugno chiuso in Black.
All’appuntamento arriva con Revelation alla quale Svetlana è particolarmente affezionata avendo la possibilità di esprimere le emozioni più struggenti e profonde dell’animo di una donna: a piedi scalzi, lunghe chiome sciolte, con una veste di velo impalpabile, si muove sinuosamente con la leggiadria delle gambe slanciate, la scioltezza delle lunghe braccia vibranti, la delicatezza del lungo collo di “cigno” in una musicalità a gocce (con la coreografia creata apposta per lei da Motoso Hiroyama) ad accompagnare con pose estreme un talento interpretativo fuori da comune.
Poteva mancare la morte del cigno? Certo che no visto che questo rappresenta il clou della sua carriera perché l’ha consacrata Divina del Bolshoj.
Dalla Russia con ardore Svetlana ha portato il suo talento ad eccellere con un balletto dedicato all’Opera interpretando una voce lirica che gorgheggiando sulle musiche di Giuseppe Verdi, mima con la danza le movenze vocali  in un ritmico oscillar di spalle come a dar fiato agli acuti, alternando l’espressione drammatica a quella beffarda, per sfociare in un finale di esaltante adrenalina.
Ironia brillante e tecnica perfetta in un mix di arte sublime e originale che rendono Svetlana Zakharova unica in tutto il firmamento anche per quel particolare appeal insito nella statura alta, esile e sinuosa, naturalmente emergente fra un abbraccio corale di interpreti che, raccolto in un solo spettacolo, costituiscono un’offerta di raro privilegio.
                 


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