venerdì 22 febbraio 2013

007 L'AGENTE SPIA CHE VENNE DAL FREDDO





L’agente 007 è arrivato puntuale. Dopo tanti rinvii per mancanza di badget ha trovato la formula per il finanziamento tracannando una bottiglia di birra Heineken con tanto di spot pubblicitario allegato in anteprima alla proiezione del film Skyfall con Daniel Craig sempre nei panni dell’Agente con Licenza di uccidere.
Sì però che stress!Non tanto per il pubblico che comunque lo segue sempre, quanto per lui. Gli anni passano anche per 007 che da rischio cardiopalmico è arrivato alla tachicardia a rischio pacemaker o by pass. Infatti non passa il test della idoneità nel settore operativo ma grazie alla buonuscita del suo capo Emme, 007 riesce a rimanere in sella.
Trotta e galoppa: prima su una moto poi sul tetto di un treno e infine a bordo dell’Aston Martin non mancando di fare una sveltina con la Bond Girl di turno (Berenice Marlohe)  sotto la doccia prima che venga anche lei eliminata per dare la possibilità a 007 di continuare a fare Bond, James Bond in tutto il suo fascino immutato, alla vecchia maniera, tra tavoli da gioco, bollicine e Bond Girl intercambiali da incantonare.



Quasi tutte sfigatissime perché Bond ha la pistola che uccide. Mica è lì per dar piacere.
Con Skyfall ha raggiunto il clou della cupezza muovendosi in location spettrali e nebulose dove appaiono ombre in controluce delle luminarie digitali per darsi manforte con pugni e calci sotto la cintura senza esclusione di colpi in barba ad ogni norma di correttezza.
Così un calcio nelle palle e uno sparo nel buio a muso duro con un filo di barba sale-pepe Bond sembra la spia venuta dal freddo rimasta ai tempi del muro di Berlino quando il nemico si sapeva essere là dietro la cortina di ferro.

“Adesso non sappiamo più chi sono i nemici” dichiara sconfortata il Capo Emme (Jude Dench) nel dare spiegazioni di qualche perdita di agenti non potendo più garantire la sicurezza al Paese.
Perché non basta quella dei genietti delle nuove generazioni tutta  tecnologia gestita a casa in pigiama perché se non c’è il supporto dell’esperienza acquisita nell’ombra  guardando in faccia al nemico non si può imparare a riconoscerlo dietro a messaggi di un computer.
Parole sagge delle quali faranno tutti tesoro, dopo che Emme avrà tirato l’ultimo respiro, rimettendo in campo Bond, James Bond con tutti gli onori a lui riservati alla vecchia maniera: col nuovo Capo (nel ruolo Ralph Fiennes) il ritorno alla scrivania della segretaria Eve Moneypenny  (Noemie Harris, una sorta di Halle Barry degli esordi del Principe cerca Moglie) e un vice a coordinare le azioni supportate dall’abilità tecnologica delle giovani leve che gravitano intorno agli 007, Bond in testa.


Il film ancora una volta non delude perché ricco di effetti speciali esaltati dal grande schermo che non potrà mai essere sostituito con quello riduttivo televisivo di tipo casalingo.

Perché Bond non è un film da pantofolai i quali possono tranquillamente vedersi anche  a casa le commedie brillanti o corali in seconda visione seduti sul divano.
Questo per dire che non si può perdere Bond al cinema che come ha detto Daniel Craig val bene una birra in compagnia di un’anonima partner ( come quella che gli ha fatto compagnia tra le lenzuola mentre era convalescente in Medio Oriente).
Una menzione speciale va a Javier Bardem nel ruolo del mostro cattivo di turno antagonista di 007 il quale ha superato sé stesso nel ruolo di Non è Un Paese Per Vecchi. Il film invece è per tutti. Infatti ha fatto il pieno in sala.
                       

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