lunedì 4 febbraio 2013

ANNI 50. MISS, REZDORE E REZDORINE


1-  LE MISS TRIONFANO CON GLI ANNI CINQUANTA
Imparando dal passato si può costruire il futuro. E il nostro passato lo abbiamo visto scorrere nei docu interessentanti di Rai 3, Correva l’Anno, in cui gli Anni Cinquanta erano i più ricchi di fermenti, quelli che hanno messo le basi per il boom economico.
Torna così in auge il mito non solo della Vespa e della 500, ma anche quella delle miss in passerella dalle quali sono uscite le protagoniste della storia d’Italia distinguendosi nel cinema, nella moda e in società.
Gli anni 50 fanno sognare perché le donne si vestivano da principesse, da quelle povere alle nobili era tutto un trionfo di cappellini guanti e abiti a ruota del pavone. Che hanno indossato icone di quel tempo come Soraya che abbiamo ammirato nella fiction omonima interpretata da Anna Valle, miss Italia appunto.
La quale è diventata interprete ideale di quel periodo avendo il fisico filiforme e il viso un po’ antico da signora bene in grado di valorizzare gli abitini di sartoria modellati su misura curati nei particolari dalle impunture a mano ai bottoni gioiello o infilati come perle negli occhielli tutti inseriti uno ad uno con tocco artigianale.

Così l’abbiamo vista brillare oltre che nei panni lussuosi di Soraya con abiti a strascico profilati di pellicce e intarsi preziosi, in quelli di una piccola industriale del settore abbigliamento Nelle Stagioni del Cuore,
accanto a Vittorio Gasaman e Martina Stella (nel ruolo della figlia) dove indossava scena dopo scena modellini anni cinquanta che erano una gioia per la vista.
Un discorso che ha continuato a livello haute couture con l’ultima fiction sulle Sorelle Fontana diventate famose per essere entrate nelle grazie di un
a principessa che con un passaparola aveva attirato tante star nel loro atelier: da ricordare Linda Christian perché l’abito da sposa delle sorelle Fontana aveva fatto il giro del mondo ed è tuttora esposto nelle varie Mostre allestite in onore delle sorelle.

L’abito era semplice ma di tessuto prezioso, un broccato color avorio impreziosito sulla schiena (il punto più curato dalle Fontana perché considerato di forte appeal) da una miriade di bottoncini da aprire uno ad uno lentamente per spogliare la sposa. I bottoncini avevano sostituito le più antiquate stringhe dei bustier che anche loro andavano sfilate una ad una ad effetto sexy. Poi negli anni 60 sono arrivati gli zippi, o le cerniere, a sfilare gli abiti in un colpo solo per avere la donna nuda e cruda tutta e subito secondo il nuovo diktat del consumismo.


Gli anni cinquanta sono il tema della fiction di Rai Uno con protagonisti Martina Stella e Luca Argentero, 
Il Campione e la Miss (a sostituire il Pugno e il Bacio quale primo titolo).
Argentero ha il ruolo del boxeur Tiberio Mitri che in America aveva sfidato Jack La Motta (Il Toro Scatenato interpretato da Robert De Niro) perdendo clamorosamente perché distratto dalla gelosia per la moglie, la miss Italia Fulvia Franco impersonata da Martina Stella,
 che si affaccendava per essere introdotta nello spettacolo. Un film drammatico che porta inesorabilmente alla fine di un rapporto passionale e sofferto, con alti e bassi nella carriera chiusa senza clamore. All’orizzonte c’erano già un Nino Benvenuti, a prendere il posto per esporsi come carne da macello. L’unica possibilità che allora veniva data ai giovani poveri e dotati per riscattarsi.


Il tema boxeur come una sorta di La Bella e La Bestia è molto sentito anche nel cinema di oggi, da Fight Club a The Wrestler per passare  The Fighter mentre quello della miss resta relegato alla sola Tv, allargandosi anche alla fascia delle giovanissime o addirittura bambine portate in passerella a scimmiottare le miss in gambissime.
Nel cinema invece la categoria ha perso l’antico splendore degli anni Cinquanta. Nella Commedia all’Italiana le miss sono sempre relegate a piccole comparsate a livello decorativo (nemmeno da cinepattone)  per dare spazio a protagoniste intellettuali o di carattere.
Che in America chiamano caratteriste contribuendo a fars sì che anche il cinema italiano sia rimasto fermo alla memoria degli antichi fasti degli anni anni 50/60.            


2- REZDORA & REZDORINA L'ECONOMIA DOMESTICA E' RIMASTA FERMA AGLI ANNI 50
 “Prendete un limone e tagliatelo in due, spremetelo in un bicchier d’acqua nel quale avrete messo un cubetto di ghiaccio, e poi servite la limonata fresca”.
Lezione di economia domestica anni ’50, garantita al limone, che la Tv agli esordi si apprestava a trasmettere fra le tante lezioni per rifare l’Italia del dopoguerra una nazione colta e preparata.
Non è mai troppo tardi per combattere l’analfabetismo e le rozze maniere.
Così una lunga schiera di programmi insegnavano a fare bricolage in una girandola di fai da te che andava dai pupazzetti per allietare i bambini agli oggetti casalinghi d’arredo quali abat-jours, cornici, ricami e decorazioni per arredare la casa accompagnati dalle norme di galateo per armonizzare socialmente imparando l’arte del ricevere.
Insomma un’Italia tutta da ricostruire fin dalle basi più elementari naturalmente secondo il modello Americano (la storia la scrivono sempre i vincitori) dove la casalinga è sempre stata l’immagine perfetta dell’efficienza all’insegna del risparmio.

Operazione occhio alla spreco che portava dritta ad infoltir le fila delle casalinghe disperate così ben esaltate nella serie Tv che ha raccolto tanto successo in tutto il mondo proprio per aver toccato il tasto giusto, come nota dolente all’insegna dell’isterìa femminile di gruppo.
Casalinghe frustrate che rincorrevano quei modelli di successo che le avevan precedute, così come illustrato in alcuni film, ultimo dei quali Julia e Julie 
 dove la favoletta e la pappina per bambini o la ricetta fatta in casa potevano trasformarsi in un busines.
Ma si parla degli anni 50. La nostalgia ha contagiato il mondo intero perché questo sogno americano si è allargato in modo alterno fino a raggiungere vette sublimi o picchi abissali in Tv con la cucina creativa  rivisitata secondo la tradizione delle rezdore o rinnovata secondo l’estro degli chef che l’hanno rivoluzionata nelle fondamenta facendo mix impensabili in un trionfo di nefandezze gastronomiche delle quali stiamo pagando il conto con il diffondersi del diabete, della gotta e dell’obesità extra-large.


E’ tutto grasso che cola? Sì e lo si fa a piena tavola imbandita nelle trasmissioni Tv capeggiate dalla rezdora d’eccellenza Antonella Clerici capostipite della folta schiera delle tante rezdore che ne è seguita per lasciarci lo zampino. Eh già, tanto va la rezdorina al lardo…
Se la rezdora Clerici dopo varie vicissitudini in seno all’azienda Rai, continua con successo il suo ricettario-show circondandosi di ospiti che la seguono ai fornelli per dare il loro personale contributo, l’ultima rezdorina (ma non ultima) si è allargata con uno show “bricolage” in perfetto stile anni 50, per insegnare l’arte del ricevere a tutto bon ton!



Benedetta ragazza ci mancava proprio. Infatti il suo nome è Benedetta Parodi, parodina per gli addetti ai lavori  che dopo una serie di ricette veloci in coda a Studio Aperto di Italia Uno dettate in tre minuti molto seguita
 ed imitata, ha trovato largo spazio
“nell’emittente d’assalto” La 7 per insegnare le piccole astuzie che le casalinghe hanno dimenticato. Per esempio: come apparecchiar la tavola, mettere dei fiori in un vaso, creare portatovaglioli personalizzati o incollare cartoncini con il menù a sorpresa, o come appendere canovacci e mestoli, presine e quant’altro a completar l’arredo di cucina e del salotto buono.
Questa tipologia di rezdorina votata al bricolage d’antan sembra l’Italietta ripiegata su sé stessa a ricordare il tempo che fu. Quando Berta filava?
No’ quando l’Italia era in pieno boom. In senso economico e mica in senso di botto. Sarebbe come dire che la rezdorina-rocchetta butta acqua sul fuoco in un’Italia sotto pressione nel punto di scoppiare. Non certo di salute!





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