
E i ballerini del Bol’soj suscitano sempre grande attesa per la loro particolarità nel presentarsi in scena: dall’ultima ballerina/o di fila alla prima solista sono sempre tutti bellissimi con gambe affusolate e il balletto oltre che danzato, recitato con maestrìa.
Nelle scene di festa, fra il cicaleccio delle contadinelle, danzando sulle punte esse formano quadretti bucolici che sanno mimare con grazia in sincrono alle espressioni del viso in atteggiamento di stupore, entusiasmo e sincera partecipazione alle vicessitudini di Giselle, la contadinella che ingenuamente casca nella rete del principe travestito da cacciatore per sedurla, la quale morira di dolore non appena scoperto l’inganno.

La storia, molto romantica e sentimentale, è di grande attualità perché assomiglia a quella riportata con successo sugli schermi cinematografici della serie vampiresca di Twilight ad esaltare quel fascino sottile e decadente dell’amore consumato sotto la luna fra location tombali dove vagano le anime. In questo contesto sono quelle delle Villi, che nella notte si riuniscono per danzare insieme al partner di turno per poi sfinirlo fino alla morte, vendicandosi dei torti subiti dagli uomini, i quali le hanno deluse abbandonandole prima delle nozze. L’anima di Giselle si unisce a loro, ma il suo amore è talmente grande ed autentico che salva la vita al principe disperato e piangente accorso al cimitero, dopo aver danzato con lui per l’ultima volta insieme. L’amore vero è un sentimento speciale, conosciuto da pochi eletti, che non può resistere nella vita normale perché la sua sete di assoluto risulta quasi sempre devastante per uno dei partner o per tutti e due insieme.
E’ quell’amore cantato dai poeti, da Shakespeare in particolare con le parole di Giulietta e Romeo dove la pietra tombale cade su entrambi facendoli unire per l’eternità, restando vivi nell’immaginario collettivo.

Applausi ed ovazioni, con il tutto esaurito, per lo spettacolo.
Una curiosità importante,da segnalare : fra il palco mi sono trovata in compagnia di alcune ragazze, due giornaliste di Cremona e Milano una delle quali ha stiduato danza classica: tutte insieme all’unanimità, ci siamo trovate d’accordo sul fatto che la versione di Carla Fracci sia la migliore in assoluto, impareggiabile se confrontata a tutte le Giselle apparse sulla scena, Bol’soj compreso. Come sapeva interpretare lei la scena della follia e della morte, non si è vista mai eseguire da nessuna così perfettamente a tutto pathos. Grande Carla Fracci. Meriterebbe più considerazione da parte di Alemanno. Vergogna!
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